Si è rivelata ....un “boomerang” la nuova campagna pubblicitaria della Carlo Pellegrino spa di Marsala, curata dall'agenzia Boomerang. Un messaggio troppo osè quello nei cartelloni pubblicitari e dei poster per promuovere il vino bianco Gibelè. Se n’è accorto anche lo Iap, l’istituto dell’autodisciplina pubblicitaria che attraverso il suo comitato di controllo ha deliberato un’ingiunzione nei confronti dell’azienda marsalese. Si tratta di una ammonizione, per un messaggio che secondo il comitato ha chiari riferimenti sessuali e un uso “svilente” dell’immagine della donna. Inoltre si veicola un messaggio distorto sull’uso delle sostanze alcoliche. La campagna nazionale per il lancio del vino bianco delle Cantine Pellegrino è stata firmata nel 2011 dalla Boomerang adv. Effettivamente lascia un po' interdetti.
Questo è quello che scrive nel dispositivo lo Iap, il comitato di controllo sulle pubblicità:
Il Presidente del Comitato di Controllo visto il messaggio pubblicitario “Gibelè. Le ostriche sono servite”, rilevato su affissioni diffuse nella città di Messina nel mese di luglio 2014 ritiene lo stesso manifestamente contrario agli artt. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – e 22 – Bevande alcoliche - del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Il messaggio mostra l’immagine di una donna che giace prona su un letto, ad occhi chiusi, verosimilmente senza vestiti, con in mano una bottiglia vuota del vino pubblicizzato, mentre il claim recita: “Gibelè. Le ostriche sono servite”. Ad avviso del Comitato di Controllo, nella comunicazione descritta, il ricorso all’uso provocatorio del corpo e a riferimenti sessuali al fine unico di attrarre l’attenzione del pubblico, veicola una rappresentazione svilente della persona, che si pone in contrasto con l’art. 10 del Codice. I riferimenti e le suggestioni in chiave sessuale del messaggio sono peraltro ribadite dal payoff “Gibelè. Il gusto seducente dello zibibbo secco”. Posto che non è il tema della sessualità in sé ad essere messo in discussione, ciò che rileva ai fini della valutazione autodisciplinare è la rappresentazione che il messaggio offre della persona, della donna in questo caso, che è ridotta a corpo abbandonato, usato, vuoto come la bottiglia accanto a lei. Infatti il messaggio suggerisce in modo univoco che una buona bottiglia di vino e un piatto di ostriche sono stati sufficienti per sedurre una donna: una rappresentazione evidentemente riduttiva e sminuente. Nulla giustifica la scelta creativa, se non l’intento di strumentalizzare i temi dell’intimità e della seduzione per imprimere nel pubblico il marchio dei prodotti pubblicizzati. Sotto diverso profilo, il Comitato rileva l’inopportunità del messaggio nel pubblicizzare una bevanda alcolica, ai sensi dell’art. 22 del Codice, in quanto offre una rappresentazione che contrasta con l’esigenza di favorirne un consumo ispirato a misura, correttezza e responsabilità. La scena rappresentata suggerisce un abuso del vino pubblicizzato, o di certo un uso non controllato e morboso della bevanda, e allo stesso tempo, per effetto delle suggestioni erotiche di cui sopra, idonea a suggerire al pubblico che il suo consumo possa contribuire a migliorare se non favorire l’efficienza, il successo sessuale.
Tempo fa tp24.it si era occupato già dei cartelloni pubblicitari potenzialmente offensivi per le donne. Come quelli che sono ancora affissi nei pressi dell’aeroporto di Birgi e in via Mazara, sempre a Marsala, che ritraggono un seno in bella mostra per “pubblicizzare” un sistema di videosorveglianza. Un caso che è ancora al vaglio dello Iap.