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23/09/2014 06:55:00

Ripartire dalla cultura. Ci vuole per Marsala un Sindaco impopolare

 Dicevo ieri, a proposito del Sindaco vecchio e del Sindaco nuovo, se non si prende atto di quello che Marsala è stata, non si potrà capire come la città sarà. Io ho avuto, da osservatore, il momento chiaro del fallimento di questa città, della sua classe politica, della sua amministrazione, in un giorno di giugno, quando ancora il bubbone della condanna del Sindaco Adamo per concussione doveva scoppiare. Eravamo in tempo di pace, come si suol dire. E, da giornalista “residente”, sono andato a Mozia. Lì si teneva un evento di portata nazionale: l’inaugurazione della nuova installazione del Giovinetto di Mozia. C’erano due assessori regionali, i vertici di Banca Nuova e della Fondazione Whitaker, tecnici e progettisti, un lauto rinfresco. Non c’era nessuno, ma proprio nessuno, dell’Amministrazione Comunale di Marsala. Il Sindaco, un assessore, un consigliere con delega: nessuno. E, cosa peggiore, nessuno se ne faceva meraviglia. Perchè lo Stagnone, Mozia, il Giovinetto, sono stati vissuti dalla nostra classe politica come un corpo estraneo, qualcosa che non ci riguarda. Anzi, ci interessa solo nel senso del consumo - apriamo lidi, costruiamo villette - ma non della valorizzazione, della tutela, della possibilità di costruire sopra un modello di sviluppo. Immagino che quel giorno magari l’ex assessore alla cultura non poteva venire perchè era impegnata a discutere delle 500 euro da dare o non dare al gruppo musicale da fare suonare in piazza.
Lì, al centro dello Stagnone, ho avuto chiaro il segno di un fallimento, di una politica piccola, senza respiro.

Questo vuoto fa il paio con un’altra immagine. Fu subito dopo l’elezione di Giulia Adamo. Era il luglio 2012. C’era una gara di torte, in non so quale parrocchia, ma ricordo il nome della gara: "La torta più bella". E l’ufficio stampa del Comune si prodigò di mandare comunicato e foto. C’erano tutti, a quel concorso di torte, Adamo, Sturiano, Antonella Milazzo.. Immortalati con la signora vincitrice.

Il fatto è che tra le torte e il Giovinetto, Giulia Adamo e tanti altri, hanno sempre preferito le torte. Perchè con le torte c’è il prete, e ci sono le signore, e portano voti, strette di mano, promesse, glicemia. Il Giovinetto è invece di marmo, e il marmo, si sa, non suda. Il parroco si. Perchè fare politica oggi è come andare alla Prova del Cuoco. Ti arrabbatti tra i fornelli, inventi qualcosa, sforni un dolce, mentre cucini canti, fai sorrisi, chiedi applausi e benedizioni. 

Io penso che la politica non deve essere popolare, piacere ad ogni costo, a tutti. La politica deve anche essere impopolare, lavorare nella discrezione, costruire. Se proprio, allora, dobbiamo fare l’identikit del prossimo sindaco di Marsala, deve essere “antipopolare”, indicare una strada, non seguire la strada più affollata perchè è la più conveniente. Lo abbiamo sempre fatto, era una strada dove si stava in compagnia, certo, ma non era la direzione giusta.
La cultura è il punto dal quale dobbiamo ripartire. Oggi la parola "cultura", in ambito politico, viene vista come un insieme di piccole prebende da spartire: tu fai il concerto e ti stai buono, tu fai il festival e mi diventi amico, eccetera. Ripartire dalla cultura significa prendere finalmente consapevolezza che Marsala ha un patrimonio, dalla vite allo Stagnone, dalle coste al centro, che è unico e che va tutelato con intelligenza, perchè può costruire ricchezza, per tutti. Invece finora abbiamo solo costruito malconce carriere politiche, consumato suolo, sprecato occasioni e risorse.
Dentro questo grande contenitore che è Marsala ci sono poi fermenti ancora vivi, nonostante tutto, persone che in questi anni di lobotomia hanno dato prova di coraggio. Faccio un nome per tutti: il collettivo del Teatro Abusivo diretto da Massimo Pastore. Quest’anno hanno portato in scena “I giganti della montagna” di Pirandello con un gran finale di quel genio tutto nostro che è Nino Contiliano. Lo hanno fatto senza soldi, senza politici, senza amministrazione, ma in tanti, e con l’aiuto di tanti altri pazzi. Questi sono pazzi, ho pensato appunto quando li ho visti. E Marsala ha bisogno della loro pazzia. Del loro coraggio.

Che poi è il coraggio di Filippo Piccione. Chi è Filippo Piccione? Ne ha parlato Nino Rosolia in questo giornale qualche giorno fa. Filippo Piccione è un marsalese che da ragazzino, nel dopoguerra, faceva il bracciante, a Berbaro, ma ha avuto la tenacia di voler studiare a tutti i costi, fino a prendersi una doppia laurea fino a diventare, concorso dopo concorso, dirigente al Ministero della Giustizia. Piccione ha raccontato la sua vita in un libro, che merita di essere letto perchè racconta cos’era Marsala, la sua campagna, la sua comunità negli anni in cui la povertà era immensa e i bambini a scuola non ci potevano andare perchè dovevano aiutare i genitori a zappare la terra.

Che tenacia, Piccione. E chissà quanti, a Marsala, come lui, hanno costruito negli stessi anni solitarie e silenziose storie di resistenza, coraggio e dignità. E magari lo fanno ancora oggi. Cultura è ripartire da loro, dal senso di una comunità, da un concetto di bene pubblico che non è una roba da slogan elettorale, ma qualcosa che ci chiama ad essere responsabili. Cultura è il nostro “chiano”, cultura è la contrada. Cultura è la nostra storia, e quello che vogliamo diventare. Cultura è coraggio. Ieri di Piccione, oggi degli attori “abusivi”, e di tutti gli altri lottatori estremi che attraversano le strade della nostra città. La cultura deve essere al centro del prossimo programma del Sindaco che verrà. Non deve parlare alle cicale, l’estate è troppo breve. Deve parlare alle formiche (si, quelle di cui parlavo l’altra volta). Ci deve essere un Sindaco al quale non importi quanto breve è stata l’estate, perchè punta alla primavera, al risveglio.

Giacomo Di Girolamo