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29/09/2014 06:20:00

Sicilia, come cambia la formazione. Crocetta pensa al modello tedesco

 L'assalto finale è lanciato. Per scardinare definitivamente il sistema che si è creato dietro il mondo della "formazione" in Sicilia, per recuperare credibilità e portare a casa almeno una riforma, per cercare di rispondere con i fatti alle critiche di queste settimane da parte del Pd, Rosario Crocetta ha varato la sua rivoluzione per il mondo della formazione. Si tratta di un disegno di legge che verrà presentato all'Ars ed è firmato dall'assessore Scilabra.La nuova formazione si ispira al modello tedesco. I 37 articoli che compongono il testo mirano  a dotare per la prima volta la Sicilia  di una legge organica di riforma del settore con l'obiettivo è costruire un sistema utile ai giovani e capace di prevenire la dispersione scolastica rafforzando l'occupazione. Buone intenzioni, certo, poi tutto sta alla prova dei fatti. Il disegno di legge prevede  accordi di rete tra università, scuole, aziende, camere di commercio e terzo settore, e un ‘sistema duale' di formazione (lezioni in aula e formazione in azienda) valorizzando l'apprendistato. Non saranno più finanziati gli enti, ma sarà creato un catalogo dell'offerta formativa al quale il disoccupato potrà attingere attraverso i voucher. Sul fronte del personale, sarà mantenuto in vita l'attuale albo dei formatori. Chiunque organizzerà corsi dovrà attingere in via prioritaria da questo albo. Allo stesso tempo però sarà creato un sotto-elenco, al quale potranno iscriversi nuove figure professionali che magari al momento non si trovano nel vecchio albo a esaurimento.
Ci saranno quattro grandi campi che avranno enti capofila: ad esempio, per l'alta formazione saranno privilegiate le iniziative delle università, per la formazione permanente avranno un accesso privilegiato gli enti privati attuali, per la formazione iniziale le scuole e per quella continua le aziende. I corsi dovranno prevedere lezioni frontali, ma anche laboratori, tirocini ed esperienze sul campo.
Vengono introdotti il libretto formativo e i poli tecnico-professionali di filiera (composti da due istituti tecnici o professionali, collegati con un'istituzione accreditata e almeno due imprese). I corsisti non saranno più retribuiti. La Regione, che avrà compiti di indirizzo, programmazione, coordinamento e controllo, si occuperà di individuare l'offerta, i fabbisogni professionali e le risorse da destinare con il Piano regionale integrato dell'istruzione e della formazione (Prif), che avrà durata triennale e potrà essere aggiornato ogni anno in base alle esigenze dei territori.
La riforma promuove il decentramento delle competenze e lo fa assegnando ai Liberi consorzi dei Comuni e alle città metropolitane funzioni amministrative e di gestione degli interventi ‘in loco' con il Piano operativo territoriale formativo (Pot). 
In materia di formazione gli interventi individuati sono legati all'assolvimento dell'obbligo scolastico, formazione superiore, post diploma, continua, permanente e rivolta ai soggetti svantaggiati. Il ddl prevede anche alcune norme per i servizi educativi per la prima infanzia e introduce, tra le altre cose, "le sezioni primavera" per progetti formativi rivolti a bambini di età compresa tra 24 e 36 mesi. Previste iniziative per i diversamente abili e per i soggetti economicamente svantaggiati. Il ddl adesso dovrà passare al vaglio dell'Assemblea regionale siciliana.

Il modello, più che tedesco, ricalca quello della Provincia autonoma di Bolzano.  Ricapitolando, dunque, i punti salienti della riforma della Formazione professionale saranno: l'obbligo di raccordo tra gli enti di formazione, le aziende e le università siciliane;  l'obbligo di effettuare metà del percorso di formazione professionale nelle aule didattiche e metà in azienda. Secondo il disegno di legge, i formatori saranno cooptati dall'elenco dei cosiddetti «formatori storici», che sono circa 5mila.

Gli enti della formazione per ora alzano le barricate, bloccano tutto e minacciano scioperi e licenziamenti
«Un clima di tensione e incertezza da parte della Regione» (recita così il testo di un comunicato) ha spinto le maggiori associazioni datoriali del settore, per anni protagoniste di finanziamenti a pioggia, a imboccare la strada della sospensione del personale operante nelle filiere Interventi formativi (corsi di formazione) e Servizi formativi (ex sportelli multifunzionali) con richiesta di accesso alla Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) a rotazione.