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28/10/2014 22:11:00

Ma siamo davvero alla seconda Repubblica?

di Leonardo Agate -    S'é detto e s'é scritto che con Tangentopoli é morta la prima Repubblica ed é sorta la seconda. Qualcuno ha parlato anche di terza Repubblica che sarebbe subentrata alla seconda quando il M5S ha sconvolto il vecchio modo di interagire con le masse. Ognuno può dire quello che vuole. Ma siamo e resteremo ancora per un pezzo nella prima Repubblica. Perché le repubbliche, e gli stati che ci stanno dentro, o viceversa, non cambiano a seconda delle interpretazioni politiche che se ne danno. Perché cambi una repubblica é necessario che cambi la sua costituzione. E se ci fosse una repubblica che non avesse una vera e propria costituzione scritta, ma solo riferimenti a principi e norme, anche in questo caso nascerebbe una nuova repubblica se venissero sostanzialmente cambiati quei riferimenti e quelle norme.
Quando, nel 1922, Mussolini prese il potere, e successivamente nel 1925 lo trasformò in dittatura, non é che si parlò, e nemmeno gli storici l'hanno fatto poi, di seconda Monarchia, per distinguerla nettamente dalla prima che andava dall'Unità fino al 1924. La dittatura fascista non cambiò la costituzione del regno. Solo la utilizzò in modo improprio. Sbandò nell'uso, ma non toccò la costituzione, e per rispetto della costituzione, Mussolini, in marsina come quando andava dal re, si presentò a lui la mattina del 26 luglio 1943, dopo la notte del Gran Consiglio, per riferire dell'ordine del giorno approvato. Andò dal re per rispetto della costituzione, e uscito dalla villa fu fatto salire su un'ambulanza. Fu sequestrato e crollò il fascismo. Da quel momento la monarchia durò ancora sino all'esito del referendum istituzionale del 1946.
L'Italia repubblicana, nata sulle ceneri del fascismo e del regno, ebbe la sua nuova costituzione, entrata in vigore il primo gennaio 1948, e da allora, nel bene e nel male tutte le azioni politiche sono state riconducibili alle sue prescrizioni, cosicché, finché non sarà approvata un'ampia riforma della costituzione, la repubblica sarà sempre la stessa, quella nata nel 1948.
Se proprio si vuole sottilizzare, si può dire che il primo, vero momento di novità della struttura repubblicana sta per verificarsi in questi giorni: la disgregazione dell'ultimo partito storico, il Pd, che aveva resistito all'onda di Tangentopoli e aveva mantenuto la sua organizzazione interna, umana e materiale, sta per togliere dalla scena l'ultima sponda dei vecchi partiti. L'opera distruttrice di Matteo Renzi é riuscita dove non erano riusciti i giudici di Mani Pulite.
Gli ultimi vessilliferi della vecchia ideologia di sinistra, i vari D'Alema, Bersani, Bindi, rinculano e con loro scemano le idee tradizionali di fare politica. Renzi non é classificabile di sinistra, anche se é capo indiscusso del Pd, e nemmeno di destra, e nemmeno di centro. Con i colpi di ariete al suo partito, ha scombussolato le idee e mischiato le carte. Il Pd non ha più un'anima cui gli aderenti si devono adeguare. E' il suo segretario, Renzi, a utilizzarlo come crede, secondo le opportunità del momento, recandosi a convegno una volta alla Leopolda con i suoi, e un'altra volta al Nazareno con Berlusconi.
Il Pd, che con diverso nome ha attraversato gli anni della clandestinità sotto il fascismo e poi tutto il sessantennio repubblicano, sta morendo sotto il tallone di Renzi.
Ecco, se proprio si vuole, si può dire che con la scomparsa dell'ultimo partito storico, qualcosa di realmente nuovo sta per sorgere su vecchie ceneri. Ma perché diventi seconda Repubblica ci vorrebbe la riforma costituzionale che tutti auspicano, ma che il parlamento non riesce a partorire.

leonardoagate1@gmail.com