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02/12/2014 06:45:00

"Un'offerta, ma buona". Matrimoni, battesimi, messe. Ecco i prezzi delle chiese a Marsala

 Papa Francesco ha tirato le orecchie ai parroci di tutta Italia che hanno il vizio di applicare un vero e proprio listino prezzi per messe in suffragio, battesimi, comunioni, matrimoni. Un monito che segue la linea, tracciata sin dall’inizio da Bergoglio, di una Chiesa che non pensi più al denaro. Che sia davvero missione e servizio. Allora basta con le tariffe fisse, con i prezzi prestabiliti. D’ora in poi chi si sposa, chi battezza il figlio, chi fa la prima comunione o la cresima, o vuole far tenere una messa in ricordo del caro defunto, se lo ritiene opportuno può lasciare alla parrocchia un’offerta libera.
Ma sarà così? Come in tutta Italia, anche nelle parrocchie di Marsala, c’è una sorta di prezziario non ufficiale. Se chiami, in parrocchia, non tutti ti dicono il prezzo per telefono. “Passi, e ne parliamo di presenza”. Ti fanno capire però, a seconda di cosa si tratta, che la somma da sborsare è importante. “Un’offerta al Signore, ma che sia buona”. Quanto buona? Chiedendo in giro una sorta di prezziario non ufficiale c’è. Si tratta più che altro di una consuetudine. Spesso sono delle richieste esplicite. Ad esempio per un battesimo l’offerta “libera” è dai 50 ai 100 euro. Per una messa in suffragio il costo diminuisce, dai 10 ai 20 euro. Dipende molto dalla grandezza della Chiesa, dalle persone che stanno dietro alla cerimonia, i “collaboratori” delle parrocchie. A volte sono proprio loro, e non i preti, a gestire queste faccende economiche. La cifra più alta si spende per un matrimonio. Il giorno più bello non può non concretizzarsi in una offerta consistente alla chiesa. L’indicazione che danno a Marsala, per un matrimonio, è di un’offerta che va da 200 ai 300 euro in media. Con qualche euro in più, inoltre, la parrocchia può adoperarsi per far avere “in dono” agli sposi una pergamena con la benedizione del Papa. Se poi ci si sposa in una parrocchia diversa da quella di appartenenza c’è da pagare un qualcosa in più. E anche l'accompagnamento della musica fa aumentare il costo. Gli addetti ai lavori spiegano che non è una forma di lucro. Che serve per pagare le spese di luce, pulizie, per gli addobbi, riscaldamento (le chiese che ne sono provviste), stipendi dei sacrestani, tasse. A questo servono le “libere” offerte, che non arrivano solo nei grandi giorni. Ogni domenica per l’offertorio è un tintinnio di monetine. A volte anche fastidioso. Per questo c’è chi ha anche pensato di consegnare ai parrocchiani delle buste vuote prima dell’inizio della messa. Da riempire, prefiribilmente con banconote. L’offerta deve essere libera, ci mancherebbe, ma “buona”.