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10/12/2014 06:30:00

Denise, dieci anni di ricerche, processi, appelli. La mamma: "Ora vogliamo la verità"

 Dieci anni di indagini, di processi, di speranze. Dieci anni di appelli di Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone, la bambina scomparsa a Mazara del Vallo il primo settembre 2004 all'età di 4 anni. Adesso si riapre il caso con una nuova inchiesta avviata dalla procura di Marsala, ma che adesso ha come ipotesi di reato quella di omicidio. E’ questa la clamorosa, inevitabile, svolta giudiziaria seguita all’intercettazione ambientale dell’11 ottobre 2004 in cui si ascolta un dialogo tra Jessica Pulizzi - attualmente sotto processo davanti la terza sezione della Corte d’appello di Palermo per concorso in sequestro di minorenne – e la sorella minore Alice. La prima avrebbe detto alla seconda: “Eramu n’casa… a mamma l’ha uccisa a Denise”. Ad ascoltare e trascrivere la frase, pronunciata a bassa voce, è stato il perito nominato dalla Corte d’appello, Massimo Mendolìa. La Procura di Marsala ha aperto la nuova inchiesta (procedimento per omicidio, al momento “contro ignoti”) tre giorni prima dell’ultima udienza tenutasi a Palermo, subito dopo avere ricevuto la trascrizione dell’intercettazione effettuata a casa di Anna Corona, madre di Jessica Pulizzi.

Tutto è cominciato il primo settembre 2004, tarda mattinata. Denise  giocava davanti casa con i cuginetti, in via Domenico La Bruna, a Mazara. La nonna la chiama, ma Denise non c’è, è scomparsa. La si cerca nel vicinato, tra i vicoli di Mazara. Cominciano le ricerche e l’inchiesta della procura di Marsala. La mamma è disperata: "Fatecela ritrovare". Silvio Sciuto, allora procuratore, assicura che “la bambina è viva, la troveremo presto”. E’ una ricerca, quella della piccola Denise, che si espande in tutta Italia. La foto, della bambina che gioca sorridente, viene affissa in tutti gli uffici pubblici, scuole, supermercati, bar. Non si contano le apparizioni in tv della mamma, Piera Maggio. Tante le segnalazioni. Chi l’ha vista a Palermo, chi in una stazione con dei Rom. Si seguono tutte le piste, anche quella del rapimento ad opera di zingari o il sequestro per il traffico di organi.
Indagini a tutto campo, il consulente tecnico Gioacchino Genchi racconterà che erano state fatte più di 12 milioni di intercettazioni.
E da una di queste nel 2005 l’indagine ha una svolta. Si tralascia la pista esterna e si punta sulla vendetta familiare. Sotto accusa finisce Jessica Pulizzi che all’epoca aveva 17 anni ed è sorellastra di Denise. Per gli inquirenti Jessica nutriva un odio profondo nei confronti di Piera Maggio che aveva messo al mondo Denise da una relazione con il padre Piero Pulizzi. Da qui sarebbe nasce il rapimento della bimba.
Un lungo processo quello che si è tenuto a Marsala basato, per l’accusa, dall’intercettazione ambientale in cui si sente Jessica Pulizzi che in attesa dell’interrogatorio negli uffici della polizia confida alla madre, Anna Corona, “Io a casa c'a purtai” (a casa gliela portai). Il processo è andato avanti per parecchi anni, con Piera Maggio che non si è persa un’udienza. In primo grado il giudice ha però assolto la Pulizzi con la formula della vecchia “insufficienza di prove”. Condannato a due anni invece l'ex fidanzato di Jessica, Gaspare Ghaleb, per false dichiarazioni ai magistrati. I pm Sabrina Carmazzi e Francesca Rago avevano chiesto 15 anni di carcere per Jessica e per 5 anni e 4 mesi per Ghaleb.  La sentenza suscita l’ira di Piera Maggio: “Non ho più fiducia nella giustizia”, dice in un affollatissimo palazzo di giustizia dopo la lettura della sentenza nel processo in cui si era costituita parte civile.
Nel frattempo il gip di Marsala aveva archiviato la posizione di Anna Corona, come richiesto dalla procura, nell'ambito del secondo troncone d'indagine per la scomparsa di Denise Pipitone.
In questi anni attraverso sofisticati programmi di “age progression” sono stai tracciati identikit di Denise cresciuta. E da qui sono state tante le segnalazioni, le chiamate alle forze dell’ordine per dire “ho visto Denise”. Come nel 2012 quando a Gela venne controllata una famiglia Rom, ma Denise non c’era. O quando arrivavano strane telefonate ai carabinieri di Agrigento, quelle del solito mitomane magari. L’ultima è stata la lettera anonima inviata alla redazione di “Chi l’ha visto?” che in dieci anni ha dedicato tante puntate alla scomparsa di Denise. La lettera diceva che Denise era sepolta in una cava di contrada Ferla, tra Marsala e Mazara . Ma le ricerche non diedero alcun risultato. In dieci anni Piera Maggio ha rivolto tanti appelli, ha sempre creduto che la sua Denise fosse viva. Ora l’intercettazione e la nuova indagine per omicidio sono un colpo al cuore. “Sono consapevole che questa frase potrà forse precludere la ricerca di Denise, questo mi fa male - scrive sul suo blog Piera Maggio. La mia speranza continua nella ricerca della verità, nella ricerca di mia figlia, che facciano in modo di farli parlare e dicano dove si trova Denise, dove l'hanno portata. Non ci fermeremo mai, vogliamo giustizia e verità su tutto questo calvario doloroso, voluto da persone cattive e prive di senso umano”.