Giovedì 15 gennaio, nasce la "Quarta Giornata dell'archivio orale del Belìce - Raccolta di esperienze e testimonianze volontarie dei cittadini sul prima e dopo sisma".
La giornata si aprirà, a partire dalle ore 10, a Gibellina presso Belìce/EpiCentro della Memoria Viva l'”Archivio orale del Belìce”, con un video box che accoglierà tutti coloro che intendano lasciare una testimonianza del '68 del prima e del dopo terremoto. In quest'occasione sono invitati proprio tutti, testimoni diretti, coloro che hanno ereditato i racconti dei più grandi, anche coloro che vogliono lasciare un'impressione attuale o conoscere la memoria di quei tempi che diventano oggi identità condivisa. Ogni testimonianza verrà catalogata e archiviata come contributo umano ad accrescere l'Archivio Orale.
Nel pomeriggio, invece, verrà inaugurata l'esposizione del maestro Letterio Consiglio che, in occasione del 47° anniversario del terremoto nel Belìce, si pone come ulteriore momento di riflessione. È l'arte, attraverso il suo ruolo fondamentale, che riesce a muovere sensazioni che riconducono a vivere i ricordi, ad attenuare i traumi ma, nello stesso tempo, a rinsaldare la memoria o le memorie.
E in più la mostra “Memorie. Segni cancellati di una città” a cura di Ornella Fazzina e Michele Romano (fino al 30 gennaio), con spunti e ragionamenti per una possibile rilettura delle città: luoghi in cui si consumano i nostri rapporti personali e collettivi, luoghi in cui si formano le nostre coscienze, luoghi in cui vivono le nostre idee e in cui si intesificano le nostre emozioni.
Belìce/EpiCentro della Memoria Viva ha come obiettivo l'interessante racconto della storia della Valle del Belìce, di quelle storie fatte di movimenti e di uomini che hanno creduto e lottato nell'affermazione dei propri diritti per un cambiamento del proprio status quo, per meglio vivere secondo i principi della legalità e del rispetto, si caratterizza anche come luogo in cui si dà voce e si fa promozione del territorio o di quei territori della Sicilia che si contraddistinguono per la forte presenza di storie, di personaggi e di identità mutevoli.
“La memoria non è nei supporti in cui essa si inscrive – dice L'antropologa e autrice del saggio Paesaggi edella memoria, Patrizia Violi – non è depositata nei testi, ma è nei processi di costruzione, interpretazione e traduzione del senso che li sottendono. Solo in questa chiave si può evitare una lettura sostanzialistica del rapporto fra la memoria e i suoi 'supporti' che non vanno visti come un archivio statico ma piuttosto come un insieme di tracce continuamente rileggibili e reinterpretabili, quindi sempre ulteriormente traducibili”.