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26/01/2015 06:30:00

Castelvetrano, le intimidazioni ad Amodeo. Ma nel suo passato ci sono sequestri e processi

 “Ci sentiamo da una parte vittime della mafia, dall’altra vittime dello stato”. La descrivono come un limbo la loro situazione Marinella e Katya Amodeo, figlie dell'imprenditore alcamese Giuseppe Amodeo che qualche giorno fa è stato destinatario di un attentato incendiario nella sua casa di campagna a Castelvetrano.
Hanno citato Libero Grassi, in nome di una imprenditoria pulita, di uno stato che non li assiste, della criminalità organizzata che si è fatta sentire. Perchè Amodeo ha deciso di collaborare con la giustizia e di rendere dichiarazioni ai pm, ad esempio, su Girolamo Bellomo, nipote acquisito e ambasciatore delle cose palermitane di Matteo Messina Denaro. Bellomo è stato arrestato a novembre scorso, nel corso dell’operazione Eden 2.
Ma la storia di Amodeo è tutt’altro che limpida e lineare. Anzi, come accade nelle cose di mafia, e antimafia, ci si confonde spesso.
Origini palermitane, residente ad Alcamo, ma con attività a Castelvetrano. Amodeo è stato arrestato nel 1998 con l’accusa di associazione mafiosa. L’arresto è arrivato nel corso di una maxi retata tra Palermo e Trapani in due distinte operazioni, Trash e Progetto Rino. Al centro delle indagini c’era il classico giro di appalti riconducibili ad esponenti di mafia, politica e imprenditoria. In tutto erano scattati 31 arresti nel palermitano e 15 nel trapanese. Amodeo è stato accusato di aver chiesto, per conto dell’ex sindaco di Trapani Mario Buscaino, l’appoggio al boss Vincenzo Virga. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip scriveva: “Rivolgersi consapevolmente per appoggio elettorale al capo della consorteria mafiosa significa infatti istigare ed essere moralmente responsabili del conseguente condizionamento del libero esercizio del diritto di voto”. Per lui dopo il processo è arrivata la condanna a un anno e 4 mesi per favoreggiamento aggravato.
Ad Amodeo, imprenditore nel settore immobiliare e turistico, nel 2013 vengono sequestrati beni per un totale di 50 milioni di euro. Su di lui i magistrati hanno fatto verifiche lunghissime, esaminato i suoi rapporti patrimoniali dal 1995 al 2012-2013.
Tra i beni sequestrati ci sono l’Esperidi Park Hotel di Castelvetrano e il Suvaki Village di Pantelleria, due strutture ricettive di pregio, oltre a numerose società nel settore edile, turistico e agricolo. Secondo le indagini l’impero economico di Amodeo è ben al di sopra delle sue possibilità. Nell’ordinanza della sezione misure prevenzione del tribunale di Trapani Amodeo “pur non risultando essere un affiliato all'associazione mafiosa Cosa nostra”, “non si è fatto scrupoli di entrare in rapporti di affari con le imprese mafiose”. Ciò gli ha permesso di ottenere considerevoli guadagni, ma anche “il raggiungimento delle finalità lucrative proprie dell’associazione mafiosa, contribuendo così, in maniera determinante, alla sopravvivenza di tale piaga sociale”.
Le figlie però gridano giustizia. Si sentono vittime di uno stato che, a loro dire, avrebbe visto male su un imprenditore che poi avrebbe collaborato con la giustizia. «Siamo vittime di un errore giudiziario - dicono le figlie di Giuseppe Amodeo, Marinella e Katya -. L'ultimo sequestro di beni risale al 6 dicembre 2013. Il 14 agosto scorso il pm Tarondo, ha chiesto il dissequestro poichè non ci sono i presupposti per il sequestro, ma ad oggi non è stato adottato alcun atto. Ci sentiamo vittime da un lato della mafia e dall'altro dello Stato».A dare solidarietà all’imprenditore poi ci ha pensato anche Libero Futuro, l’associazione antiracket, dopo l’incendio della casa e le intimidazioni di questi mesi.
Amodeo, è emerso nelle ultime settimane, avrebbe collaborato con i magistrati fornendo informazioni sulla mafia di Castelvetrano e su Girolamo Bellomo, il nipote di matteo messina Denaro arrestato in Eden 2. E proprio tra le carte di Eden 2 c’è il nome di Amodeo. L’imprenditore avrebbe voluto costruitre un centro commerciale a Castelvetrano, “Aventinove”, ma nell’affare sarebbe entrata la cosca.
Lillo Giambalvo, il consigliere comunale arrestato perchè ritenuto favoreggiatore del clan, e Franco Martino, altro consigliere comunale dell’Udc, vengono intercettati nel settembre 2013 proprio mentre parlano del centro commerciale. Si legge nell’ordinanza che “Durante il dialogo, il Giambalvo rivelava al Martino di essere a conoscenza che era stata effettuata una ‘riunione’ (mafiosa), nel corso della quale si era parlato dell’imminente edificazione a Castelvetrano di un nuovo ‘Centro Commerciale’. Detta inedita realtà imprenditoriale si sarebbe dovuta contrapporre all’analoga entità denominata ’Belicittà’, ormai da tempo sottoposta ad amministrazione giudiziaria, con il prefissato scopo di estrometterla dal mercato. Le descritte dichiarazioni del Giambalvo acquisivano particolare rilevanza, allorquando, quest’ultimo sottolineava al Martino che il nuovo ‘Centro Commerciale’ era comunque riconducibile ai noti Grigoli Giuseppe e Messina Denaro Matteo”. “Gli accertamenti esperiti, a riscontro delle parole di Giambalvo – continuano gli inquirenti – facevano effettivamente emergere l’esistenza di un progetto dell’imprenditore Amodeo Giuseppe, di origine alcamese ma da molti anni operante nel territorio di Castelvetrano, finalizzato alla realizzazione di un nuovo centro commerciale denominato ‘Aventinove’. Tale realtà doveva essere edificata a Castelvetrano – contrada Strasatto – dalla ‘Amodeo Group S.r.l.’ in un’area che l’Amodeo aveva iniziato ad acquistare, sin dal novembre del 2001, attraverso la propria società ‘Dedalo S.r.l.’, dal defunto uomo d’onore Rizzo Nicolò Gaspare”.
Amodeo avrebbe cominciato a parlare dei segreti e degli affari di Girolamo Bellomo dopo il 18 febbraio del 2013. Quel giorno Amodeo avrebbe ricevuto la visita di Bellomo, come emerge dall’inchiesta Eden 2. I due si conoscono molto bene, secondo quanto riferito da Lorenzo Cimarosa, collaborante e parente di Matteo Messina Denaro. Bellomo venderebbe, infatti, le posate e tovaglie a Amodeo per i suoi ristoranti. Dopo l’incontro però, Amodeo chiama la Squadra Mobile di Trapani e racconta che Bellomo gli aveva indicato le ditte che si sarebbero assegnate i lavori per il centro commerciale. Ditte vicine a Cimarosa, a Giovanni Filardo, Nicolò e Santo Clemente. Sarebbe soltanto una delle ultime rivelazioni fatte da Amodeo, che secondo quanto raccontano i ben informati collaborerebbe con i magistrati già da qualche anno. Nonostante le indagini che nel frattempo l’hanno coinvolto.