Per la prima volta, dopo tanti anni, il Comune di Castelvetrano si costituisce parte civile in tempo.
Lo fa nel processo Eden 2, quello scaturito dagli arresti che hanno decimato l’ala militare di Cosa nostra in cui è finito dentro anche il consigliere comunale Lillo Giambalvo. Primo dei non eletti nel Fli dell’attuale sindaco Errante, era entrato a Palazzo Pignatelli, dopo un rimpasto di Giunta.
Quello di costituirsi parte civile nei processi di mafia è stato sempre un argomento caldo nella città di Matteo Messina Denaro che, se da un lato ha sempre tributato un certo consenso al superboss (come spesso hanno sottolineato i magistrati), dall’altro ha cominciato a preoccuparsi di manifestare la propria distanza attraverso delle scelte precise.
La precisione però, a volte ha fatto cilecca. Spesso infatti non ci si è costituiti, oppure lo si è fatto in ritardo. Sembrerebbe una cosa di poco conto, ma costituirsi parte civile in ritardo ha i suoi effetti collaterali, per una ragione molto semplice: agli imputati che hanno scelto il rito abbreviato non si può più avanzare nessuna richiesta risarcitoria.
In passato, era già successo nei confronti di Salvatore Messina Denaro, fratello del latitante arrestato nell’operazione Golem 2. Per lui, a causa della ritardata costituzione di parte civile, il Comune non ha potuto chiedere nulla. L’allora sindaco Pompeo, nel 2011, disse che nessuno lo aveva informato del procedimento, disponendo che “nel prossimo futuro l’Amministrazione si costituisca parte offesa in tutti i procedimenti penali che riguarderanno casi di mafia, violenza contro donne o minori, o danneggiamenti contro cose e persone”.
Ma quando “il prossimo futuro” divenne presente, qualcosa andò storto (“un disguido”, secondo l’ex vicesindaco Marco Campagna) e successe di nuovo, stavolta nei confronti di Mario Messina Denaro, un cugino del superboss che aveva scelto appunto l’abbreviato nel processo Eden.
Chi pensava che con un sindaco e un vicesindaco entrambi avvocati (Errante e Campagna), la tardiva costituzione di parte civile sarebbe stata un’evenienza da escludere, si sbagliava. Sono sviste che possono comunque capitare, perdendosi nei meandri delle comunicazioni formali e nelle carte degli uffici legali dell’Amministrazione.
Ecco che allora si verificano quei curiosi paradossi in cui il Comune, pur non potendo pretendere nessuna azione risarcitoria nei confronti di Mario Messina Denaro, si ritrova in una seduta consiliare aperta, a dare formale solidarietà ad Elena Ferraro del centro Hermes che lo aveva denunciato per estorsione.
E quando il sindaco Errante afferma platealmente che “questa è una città che non dimentica la costituzione di parte civile nei processi penali Eden contro Messina Denaro”, ha ragione.
Ha ragione perché, in effetti, il Comune si è costituito. Peccato però che, avendolo fatto in ritardo, si sia “lasciato scappare” proprio il cugino.
Oggi, con Eden 2, si è finalmente fatto un passo avanti. Anche perché è molto probabile che quasi tutti gli imputati scelgano il rito abbreviato. Un altro “disguido” sarebbe stato davvero difficile da spiegare.
Egidio Morici