Riprende oggi a Trapani, presso la sezione Misure di prevenzione del Tribunale, il processo che mira all'eventuale sequestro dei beni per l'imprenditore Carmelo Patti, l'uomo originario di Castelvetrano. che da venditore ambulante di tessuti ha costruito un impero che oggi vale cinque miliardi di euro. Secondo l'accusa, però, dietro le ricchezze di Patti c'è l'ombra di Matteo Messina Denaro, del quale è referente e prestanome. Inoltre, analizzando l’immenso patrimonio di Carmelo Patti, sarebbe stata riscontrata “una inquietante sperequazione fra redditi e investimenti”.
Oggi dovrebbero consegnare la loro perizia i consulenti incaricati di mappare l'immenso patrimonio di Patti. Finora, il processo si è basato anche su testimonianze di diversi pentiti, tra i quali Nino Giuffrè che ha raccontato che Carmelo Patti sarebbe stato un uomo di fiducia del boss Bernardo Provenzano. In audizione ha detto di avere appreso che Patti era a disposizione della mafia. Ha raccontato anche che nel corso di un incontro con Provenzano e Francesco Messina, esponente della famiglia di Mazara del Vallo, Patti sarebbe stato indicato come persona a cui risolgersi se ce ne fosse stato bisogno. Giuffrè, tra le altre cose, ha raccontato di una conversazione avuta a metà degli anni novanta con l’allora capo dei capi Bernardo Provenzano che gli confidò che due boss sarebbero stati ospitati durante la latitanza in un villaggio Valtur. Giuffrè però non è certo che Patti fosse stato a conoscenza o meno della loro presenza all’interno della struttura.
L’audizione di Giuffrè è arrivata dopo quella di Giovanni Ingrasciotta secondo il quale Patti sarebbe stato vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro. Ingrasciotta infatti ha riferito di aver assistito personalmente ad un incontro tra Messina Denaro e il patron della Valtur in cui i due parlarono di diversi affari. Il racconto di Ingrasciotta conferma le tesi degli inquirenti secondo cui i rapporti tra il latitante e Patti sarebbero stati molto stretti tanto da far sostenere che l’imponente patrimonio sia frutto di questa alleanza con cosa nostra.
Nel procedimento sul maxi sequestro ha parlato anche il commissario straordinario che ha amministrato le aziende di Patti dopo l’insolvenza della Cablelettra dichiarata dal Tribunale di Vigevano nel 2009. Federico Sanasi è stato commissario della Cablelettra, azienda di Patti da decenni nell’indotto della Fiat e con una miriade di succursali in giro per il mondo. Sanasi ha risposto alle domande del Pm Andrea Tarondo e degli avvocati di Carmelo Patti, Francesco Bertorotta e l’avvocato Mangione. Al momento del suo arrivo la Cablelettra contava 7 mila dipendenti sparsi per il mondo. Secondo quanto raccontato dal commissario straordinario, ci sarebbero stati diversi passaggi di denaro tra le società che facevano riferimento alla famiglia Patti. Il quadro è quello di una serie di scatole cinesi. Il Commissario ha raccontato che la “Cablelettra è risultata avere prestato risorse finanziare alla Valtur, transito di denaro attraverso la Finanaziaria Cable. Quando il Ministero dello Sviluppo economico diede l’incarico di commissario straordinario della Cablelettra Sanasi si trovò un credito nei confronti della Valtur di 109 milioni di euro. Il debito la Valtur lo pagò, non tutto però. Venne chiuso un accordo a 22 milioni di euro.
Dal racconto di Sanasi sono venuti fuori anche i rapporti tra Patti e le politica, con soggiorni gratis o a prezzi stracciati nei villaggi Valtur per politici. A proposito di politici Sanasi ha raccontato di aver conosciuto Santo Sacco, ex consigliere provinciale arrestato per mafia.