Che alla Belice Ambiente il clima non fosse dei migliori, lo si era capito da tempo. Così come si era capito il ruolo di pervicace opposizione all’amministrazione commissariale, da parte del sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi, comune capofila dell’Ato Belice.
L’incontro di venerdì scorso, promosso dal commissario straordinario Sonia Alfano, con i lavoratori e i sindacati, è stato di fatto boicottato dai sindaci soci e dal commissario liquidatore Nicola Lisma. A rappresentare i comuni erano soltanto in quattro: il sindaco di Partanna Nicola Catania, Giuseppe Castiglione di Campobello di Mazara e due assessori per Salemi e Castelvetrano.
Anche il Prefetto si era interessato per cercare di allentare questo clima poco collaborativo, tanto che circa tre settimane fa aveva convocato insieme a Sonia Alfano, il sindaco Cristaldi e il primo cittadino di Castelvetrano, Felice Errante.
Non fu un incontro molto produttivo. Soprattutto, come ha raccontato la Alfano, anche per i gravi insulti ricevuti da Cristaldi che, avendole prima ricordato che da deputato lui “ha comandato tre quarti d’Italia”, avrebbe urlato: “Io, per etica e moralità, posso dare lezioni a lei e a suo padre pure”.
“Ho evitato di alzarmi ed andare via, soltanto per rispetto dei lavoratori” ha commentato la figlia di Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia (e forse anche da una parte di Stato) nel 1993.
Ma la cosa più importante dell’incontro di venerdì scorso, sono state le dimissioni di Sonia Alfano.
Dimissioni che arrivano dopo la terra bruciata che le si è creata attorno, in seguito alle dimissioni di tutti i capiservizio della società.
“Ho ricevuto le dimissioni dei miei collaboratori che da tempo vengono intimiditi, facendo loro le pulci per ogni cosa e minacciando chissà quali denunce – ha affermato- Le hanno presentate anche al direttore dei rifiuti e al vicepresidente della Regione Siciliana. A questo punto non posso che essere dimissionaria anch’io”.
Ma perché i capiservizio si sono dimessi?
A spiegarlo è lo stesso commissario straordinario: “Se il liquidatore Nicola Lisma scrive ai miei collaboratori che se non ottemperano a determinate sue richieste, saranno oggetto di procedimenti disciplinari per insubordinazione, è chiaro che loro fanno un passo indietro. Io stessa non posso forzare la mano, perché non dimentichiamo che il loro datore di lavoro è il liquidatore, non io.”
Queste richieste si iscriverebbero nell’ottica del “non fare”.
E l’esempio più eclatante è la forte reazione ad una scelta amministrativa di carattere straordinario: l’acquisto di tre auto compattatori per complessive 59 mila euro. Una scelta che ha di fatto comportato un risparmio di quasi 240 mila euro in soli due mesi. Secondo Cristaldi e il liquidatore Lisma però, ci si sarebbe dovuti attenere alla lettera alle norme che impediscono gli acquisti di questo tipo in una società in liquidazione. Questo, davvero difficile crederlo, per preservarne il patrimonio ed evitare di indebitarla.
Peccato però che anche nel 2012 e 2013 la società fosse in liquidazione, ma i mezzi furono acquistati lo stesso, senza che nessuno sollevasse problemi. Invece, consentire di pagare 900 mila euro l’anno per riparazioni in officina pare sia stato sempre possibile anche prima della liquidazione.
“I soldi che ho risparmiato sono utilizzabili per pagare parte degli stipendi, ma evidentemente qualcuno vuol far passare la cosa per quello che non è, dimostrando che non c’è la volontà di risolvere le cose - ha sottolineato la Alfano – perché chiunque sia dotato di buon senso capisce che mi si vuol mettere il bastone tra le ruote attaccandosi ai cavilli per impedirmi li lavorare, in modo che la baracca crolli.”
Tra le accuse che le sono state mosse, c’è anche quella di non aver fatto nulla per evitare la chiusura della discarica di Campobello di Mazara. Chissà perché, però, quando nel 2011 furono conferiti proprio a Campobello 22 mila tonnellate di rifiuti provenienti da Napoli, nessun sindaco di allora disse una parola. Eppure quel conferimento ha accorciato la vita della discarica di almeno sei mesi.
Il problema più impellente adesso sono gli stipendi. Gli operai non vedono soldi da quasi tre mesi e la pazienza ha un limite.
Ma perché i soldi non ci sono? Semplice: perché non tutti i comuni soci pagano le loro spettanze. La cosa si complica maggiormente quando a non pagare sono quei comuni “di maggioranza” come Mazara e Castelvetrano, che devono alla Belice Ambiente rispettivamente 1 milione e 3 milioni di euro. E i bonifici parziali dell’ordine di 300/500 mila euro, con tempi biblici, non servono a molto. Soprattutto se si considera che per pagare un solo mese di stipendio (contributi compresi) occorrono 881 mila euro.
Ecco perché le 300 mila euro promesse dal vicesindaco Giuseppe Rizzo, assessore della giunta Errante di Castelvetrano al quale risulta invece un debito di un milione e cento al posto di tre (a questo punto la differenza potrebbe essere relativa), rischiano di essere una goccia nel mare.
Il Comune non ha soldi e Rizzo è molto esplicito: “Se non arrivano i trasferimenti regionali siamo davvero pronti per il default. Lo dico qui, davanti a tutti. Noi, quotidianamente, abbiamo problemi pure per le mille euro”. Che fare? Accettare il suggerimento dato dal sindacalista Donato Giglio della Cildi, quando dice che forse “la cosa migliore sarebbe dichiarare il default una volta per tutte, in modo da avere la possibilità di ripianare e ripartire”?
Certo, sarebbe difficile essere rivotati dopo una scelta simile.
Insomma, tra i comuni che non hanno soldi e quelli che magari ce l’hanno ma non pagano, la situazione non è delle migliori. Ecco perché Sonia Alfano è stata costretta (come prevede la legge) a chiedere alla Regione Siciliana l’invio dei commissari ad acta per i comuni insolventi. Ma anche lì, i tempi non aiutano.
Intanto i lavoratori non ne possono più e i sindacati minacciano scioperi ed azioni eclatanti contro le amministrazioni comunali.
“Potrebbe essere anche una linea dura – ha affermato Donato Giglio - Magari i mezzi carichi di spazzatura potrebbero fermarsi nelle piazze principali di tutti gli 11 comuni. E’finito il tempo delle chiacchiere, occorre muoversi a trovare le soluzioni, che sarebbero dovute arrivare già da tempo.”
Gli fa eco Giorgio Macaddino della Uil: “Se non arrivano i soldi da parte dei sindaci per pagare gli stipendi, noi proclameremo lo sciopero e i presidi presso i comuni.”
La palla a questo punto, passa ai sindaci soci. Dovranno essere loro a decidere se accettare o meno le dimissioni di Sonia Alfano. Una cosa però è certa: Lisma e la Alfano non sono compatibili. Uno dei due è di troppo. Dovranno decidere chi.
Il sindaco di Partanna, Nicola Catania, ha le idee chiare: “Io chiederò ai colleghi sindaci di richiedere a firma congiunta un’assemblea dei soci per chiedere la revoca immediata del liquidatore. Se Lisma ha gli attributi, venga qui e parliamo”.
Certo, per queste decisioni i comuni più grossi hanno un peso maggiore. Sarà quindi fondamentale la scelta di Castelvetrano. Ma lì c’era solo l’assessore Rizzo, che chiaramente non si è avanzato. E’ Felice Errante che deve decidere.
Ma nel frattempo è proprio a Castelvetrano che si incontrano i sindaci dei comuni più “importanti”, Mazara in testa e a seguire Errante, Nicola Catania di Partanna e Castiglione di Campobello, dove concordano di attuare le procedure per il cosiddetto articolo 191. E cioè servizi integrativi per la raccolta dei rifiuti. I primi effetti evidentemente si fanno sentire. Curiosamente nella nota diramata da Errante si legge che si ritiene indispensabile ripristinare la normalità del servizio di raccolta e garantire i pagamenti agli operatori ecologici.
Forse però, cominciare col pagare i milioni di debiti alla società d’ambito, potrebbe essere una soluzione.
Egidio Morici