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14/07/2015 06:25:00

A Marsala un itinerario archeologico subacqueo, ma non ci sono i soldi per mantenerlo

Marsala da oggi ha un itinerario archeologico subacqueo nei pressi del vecchio approdo di Lilibeo, a punta d'Alga e dintorni. La ricerca dell'architetto Nicola Sciacca e di tanti altri volontari sul porto antico della città, oggi sommerso, conquista un importante risultato.
Due anni fa era stata annunciata la possibilità di creare degli itinerari archeologici subacquei sommersi a Marsala, ed eccoli diventare realtà. "Oggi sul patrimonio sommerso c'è un'attenzione particolare" dice Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare, venuto a Marsala a presentare l'iniziativa. "Si è trasferito in mare un genere di attività  che si fa a terra, lasciando contesti integri per i visitatori. Oggi la regola è : non portare a terra ciò che può essere visitabile a mare. Abbiamo migliaia di anfore nei nostri musei, ad esempio, perché prenderne altre?". La Sicilia è stata tra le prime regioni al mondo a intraprendere il percorso dei sentieri archeologici subacquei. "Con gli economisti dell'Università di Catania abbiamo inoltre constatato che aggiungere questo tipo di offerta, l'archeologia, al diving, cioè all'attività subacquea, aumenta del 20% la domanda". E' comunque un turismo di nicchia, perché molto costoso (e come tale forse sente meno la crisi che colpisce le classi medie). "Aumenta però l'offerta di eccellenza del territorio" aggiunge Tusa.  La buona notizia per il nostro territorio è che nel progetto CUL.TUR.A.S. (CUltura e TUrismo Attivo e Sostenibie), in collaborazione con la Tunisia, è stato ottenuto un finanziamento dall'Unione Europea per la provincia di Trapani e due distretti tunisini di un progetto per la realizzazione di itinerari archeologici subacquei. 800.000 euro in totale. Per la provincia di Trapani sono stati individuati siti a Pantelleria, San Vito Lo Capo e, appunto, Marsala. "Il mare intorno a Marsala ha enormi potenzialità -spiega Tusa- e l'area prescelta è quella di Capo Boeo, ricchissima di materiale archeologico perché anticamente era un fondo portuale, alla fine del Decumano Massimo. Tanto che quella è una zona dove chi va in acqua a fare immersione trova spesso oggetti, a volte anche di pregio". Ma cosa significa creare un itinerario se già allora ci si può andare liberamente? "Si tratta di creare un apparato comunicativo didascalico tale da inserire poi il percorso nei circuiti turistici, anche perché noi siciliani siamo bravi a non valorizzare il nostro patrimonio" spiega Tusa. L'itinerario dunque si snoda intorno a due aree, quella di fronte al parco archeologico e quello del molo spagnolo. Tutte le operazioni sono state fatte, e il percorso, di fatto, è già fruibile, manca solo la campagna di comunicazione per pubblicizzarlo.
Proprio lì vicino, nella zona del "molo spagnolo", grazie alla segnalazione di un cittadino, il signor Cudia, è stato individuato un altro relitto con lo scafo ligneo, del III o II secolo a.C.  Dice l’archeologo Stefano Zangara, anche lui della Soprintendenza del mare: "Su indicazione di un sub marsalese che qualche giorno fa ci ha segnalato la presenza di alcuni reperti sporadici in questa zona di mare, a nord della cosiddetta barriera spagnola, oggi siamo andati a fare un sopralluogo e abbiamo trovato una parte del carico dell’antica nave, per lo più anfore, dei frammenti lignei, una macina in pietra lavica, un’ancora in ferro. Non sappiamo ancora se si tratta di nave romana oppure no e quali erano le sue dimensioni. Una fiancata dello scafo, comunque, l’abbiamo individuata. C’è il fasciame e ci sono elementi in metallo".
Ma la Regione Siciliana è in grado di gestire questi itinerari? "No" dice Tusa. La manutenzione in cosa consiste? Si tratta di andare due - tre volte l'anno ad immergersi per pulire i cartelli, i gavitelli, i segnali di ingresso e di uscita, il filo che fa da conduttore del percorso per i sub per non farli perdere,  "ma oggi non abbiamo neanche le macchine d'ufficio, non ci rimborsano le missioni, e abbiamo poche migliaia di euro per la muntenzione, bastano appena per sostituire le lampadine fulminate". Da qui l'appello al Sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo affinchè il Comune si faccia carico delle spese di manutenzione. "Ad esempio i siti sono videocontrollati, ci sono le videocamere, si possono vedere anche in streaming, ma non sono visibili perchè la Regione non paga le utenze telefoniche, cioè le bollette, al gestore". Così, ad esempio a Pantelleria il Comune paga le utenze e rimborsa le spese per la manutenzione, a Levanzo no, e il sito di Cala Mennula, con centinaia di anfore in rassegna, ha le videocamere, ma è come se non ci fossero. Da qui l'appello di Tusa a Di Girolamo: il Comune si accolli le spese di manutenzione del sito, non ci sono i soldi per pagare le trasferte ai tecnici.  "Si tratta solo di ospitare due, tre volte l'anno i tecnici della Soprintendenza del Mare, comprare qualche materiale di cancelleria. Altrimenti finisce tutto, come già successo a Catania, perchè il mare si mangia tutto". La cosa dovrebbe costare al Comune intorno ai 3000 euro l'anno. 

"Se la Regione piange il Comune non ride - replica il Sindaco  Di Girolamo - e noi facciamo i conti con una città che è stata amministrata malissimo".  E propone a Tusa: "Li possiamo ospitare a casa nostra, i tecnici che vengono a Marsala". Non esattamente quello che chiede il Sopritendente. Differente visione anche del Sindaco sui reperti: "Sono da mettere nel Baglio Anselmi, così ne faremo un grande museo navale, insieme alla nave punica, la nave che è stata appena ritrovata, e la nava romana di Marausa". Quest'ultima era contesa con Trapani, ma Tusa ha annunciato che l'assessore regionale Purpura la vuole affidare alle cure marsalesi. Una buona notizia, speriamo. Così come è buona l'altra notizia che Tusa dà, di sfuggita: "Nel finanziamento sono comprese anche le somme per realizzare piste ciclabili". Ovviamente, non in acqua.