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27/07/2015 07:30:00

Ah, anima di Coppi o di Bartali...

 di Dino Agate
Ah anima di Bartali o di Coppi, aiutaci tu! Questo Tour de France è il paradigma di cosa è diventata l’Italia e il mondo. Ci speravo in quest’altro Tour di Vincenzo Nibali, che mi aveva entusiasmato l’anno scorso. In questo, invece, un malessere fisico l’ha costretto all’inizio sulle difensive, tanto che il direttore di squadra pensava di sostituirlo da capo - squadra. Poi, si è rimesso ed ha fatto ancor sperare, anche se otto minuti da Froome non erano una bazzecola. Gliene ha mangiato qualcosa l’altro ieri, ma non poteva fare di più. Veniva dal malessere. Ha fatto incavolare pure la maglia gialla, che avrebbe preteso che lo aspettasse mentre riparava il cambio. Ma è matto questo Froome? L’ha aspettato, lui, quando Nibali stava male e non ce la faceva? Certo che di scemi in giro ce ne sono!
Nella tappa di ieri, superato e dimenticato il malessere, e riacquistato l’orgoglio, ho sperato che Nibali ci facesse vedere di che pasta è fatto. Purtroppo, è rimasto appiedato per una foratura, ed ha perso, per il cambio della bici, e per la ripresa del ritmo delle pedalate, qualcosa come un minuto. Incidenti di questo tipo capitano a tutti. Simile è stato quello, al cambio, che è capitato a Froome, e di cui Nibali ha approfittato. Stavolta ha approfittato Fromm. E’ la corsa, la competizione, lo sport. Per vincere, o superare l’avversario, ci vuole pure fortuna. Le gambe non bastano. A volte, purtroppo, ci vuole pure il doping. A proposito, questo scaracollare senza stile della maglia gialla è stato sottoposto alle verifiche?
Nonostante tutto deponga a favore della dignità di corridore di Nibali, e siano da spedire al mittente le acrimonie di Froome verso di lui, ho sognato invano per ieri la rimonta del siciliano. Ecco, gli manca l’anima del fuoriclasse. Ha classe, stile, volontà, ma gli manca l’anima del fuoriclasse. Ora che sta bene, l’intoppo della foratura avrebbe dovuto mettergli dentro una maggiore determinazione, per mostrare di che pasta è fatto. Avrebbe dovuto riacchiappare il gruppo di Froome, e pure attaccarlo. Invece…
Di altra pasta erano fatti una volta i campioni di ciclismo. Come del resto di altra pasta erano fatti allora i campioni della politica. Certo, una società diversa produceva, nell’uno e nell’altro campo, personalità migliori. Tra la vita e la morte, Palmiro Togliatti ferito da Pallante, dal letto d’ospedale invitava i fedelissimi a non fare pazzie, a non prendere a pretesto l’attentato per fare la rivoluzione. De Gasperi, timoroso della possibile spaccatura del popolo in una nuova guerra civile, telefonava a Gino Bartali per spronarlo a vincere. E vinse il Tour, ricompattando nel tricolore i fermenti disgregatori che bollivano.
Vincevano alla grande, Bartali e Coppi. Partivano a volte in solitaria, lasciavano la protezione dei gregari, mettevano rapporti duri, e via verso le vette. Su strade a volte sterrate, investiti da vento e grandine, arrivano soli al traguardo. Diversi minuti i distacchi dal secondo. Ma erano Bartali e Coppi quelli, mica gli odierni corridori, che tutto calcolano a tavolino, con l’assistenza di ingegneri e tecnici.

leonardoagate1@gmail.com