C'è una cosa di cui in molti, quest'estate, non hanno saputo fare a meno. L'invenzione che tutti aspettavano. Il bastoncino da selfie. Quell'affare che serve per attaccare lo smartphone e scattarsi le foto, rigorosamente dall'alto, con gli amici davanti a un panorama che magari non guarderete mai. Ecco, non si poteva fare a meno. Lo prendi, lo allunghi, ed eviti la vecchia storia del chiedere a qualcuno di passaggio di farti la foto. La dice lunga su molte cose, questo bastoncino da selfie. E non voglio riportare, che tanto non interessano a nessuno, le storie che raccontano gli psicologi sulla mancanza d'autostima, l'egocentrismo, sul fatto che la vita sui social è molto asocial, sull'epoca in cui la comunicazione vocale, la chiacchiera, tra persone, vive e in carne, non esiste più. Allora perchè la faccio così lunga?
Il punto è che questa città, Marsala, e alcuni suoi politici (poi ci torniamo), sembra essere sotto la dittatura del selfie. L'autoscatto ben fatto, sorridente, senza inquadrare cosa c'è attorno, da postare immediatamente. Nashville, Sierra, Valencia. Decidete voi l'effetto che fa meno reale e più chic quello che pubblichiamo . Prendere più like possibili, popolari a chi non ci vede, a chi non ci conosce per bene. La dittatura del selfie.
E' un po' quella che sta subendo lo Stagnone, per fare un esempio. Bellissimo in foto, ma tutto attorno c'è qualcosa che non va. Come quello sketch della coppia che litiga furiosamente, ma al momento della foto è sorridente, e su Instagram mette #love e cuoricini a manetta. Poi ricominciano a tirarsi i capelli. Un posto, lo Stagnone, che subisce il protagonismo e la strafottenza di pochi. Dai gestori dei lidi che credono di aver comprato la spiaggia, il mare e i pesci che ci nuotano a quelli che vanno a sporcare l'isola lunga. A quelli che negli anni hanno costruito in riva. E poi chi chiede 150 euro per scattare una foto. Da qui, alle spiagge a breve inesistenti nel versante sud. Ci è solo rimasta l'idea di spiaggia. Il selfie è sempre con l'obiettivo verso il mare. Mai provare a girarlo, a far vedere quello che c'è dall'altra parte. Questa città ha sempre subito gli interessi dei privati, davanti al bene di tutti. E così continuando il comitato Unesco potrebbe non essere molto convinta di dare il riconoscimento di patrimonio dell'umanità a Mozia. Tanto gli si va dietro da una quarantina d'anni.
Non tutto è perso però, c'è vita su Marte. Qualche giorno fa, sabato mattina ho fatto un bell'incontro. Ho conosciuto alcuni dei ragazzi che formano l'associazione Vivere Marsala. Erano andati, giorni fa, all'isola lunga perchè volevano capire in che condizioni si trovasse, dopo alcuni nostri articoli. Poco più che ventenni, hanno fatto quello che pochi loro coetanei fanno il sabato d'agosto: alzarsi all'alba. Il tutto con l'intenzione di dare un'occhiata al fiume Birgi, da dove nasce alla foce. I ragazzi in questi giorni si sono adoperati anche per pulire dai rifiuti una parte della costa. C'è vita su Marte, oltre ai selfie.
Così autoreferenziali. Un po' come gli eventi dell'estate marsalese. E' andata come è andata. Poca roba, con i pochi soldi (ancora non è chiaro come sono stati distribuiti). E il sindaco Alberto Di Girolamo e i suoi avanti e indietro per le feste di quartiere. L'apoteosi dell'autoscatto per i sostenitori di Di Girolamo in quel concerto della band de Il Volo. Un mare di gente sotto, il sorriso smagliante e via con le foto dal palco. E poi quella col sindaco, catapultato in un mondo social che forse non è il suo. Per favore però, non fategli tenere il bastoncino da selfie.
Francesco Appari