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19/09/2015 07:45:00

Due salemitani condannati per lesioni e furto ad ambulante

 Assolti dall’accusa di rapina, ma condannati per lesioni, minacce e danneggiamento. E’ quanto ha sentenziato il Tribunale di Marsala a conclusione del processo ai salemitani Francesco Graffeo e il pregiudicato Dario Rizzotto, imputati con l’accusa di aver malmenato, minacciato e derubato un venditore ambulante tunisino, al quale hanno danneggiato anche furgone e bancarella. A Graffeo sono stati inflitti 5 mesi di reclusione, a Rizzotto invece quattro mesi. Inizialmente era indagato anche Michele Rizzotto, fratello di Dario, ma lui al processo non è arrivato. E’ “irreperibile”, infatti, dal settembre 2011. E a distanza di quattro anni dalla scomparsa non si esclude che sia morto. Forse, ucciso. L’ambulante aggredito è Fathalah Azzouz. Il fatto è accaduto nel 2011. Al nordafricano, secondo l’iniziale accusa, sarebbero stati rubati diversi capi di abbigliamento esposti sulla bancarella e custoditi nel furgone. Sempre secondo l'accusa, inoltre, i tre giovani salemitani avrebbero picchiato selvaggiamente l’ambulante, infierendo con calci e pugni e provocandogli gravi lesioni. A far scattare l’indagine è stata la denuncia presentata dalla vittima alla stazione dei carabinieri di Salemi. A difendere i due imputati sono stati gli avvocati Melchiorre Palermo e Nicola Clemenza. Dario Rizzotto, intanto, è attualmente in carcere a Piacenza con l’accusa di aver ucciso la compagna, la 37enne sarda Daniela Puddu, gettandola dalla finestra al terzo piano del suo appartamento. L’omicidio è stato commesso la sera del 14 giugno 2014. Dario Rizzotto, lo scorso anno, è stato arrestato dai carabinieri di Fiorenzuola (Piacenza). Il delitto sarebbe stato il drammatico epilogo di una lite scoppiata per gelosia. Rizzotto, che ai carabinieri aveva detto che la donna si era suicidata, si sarebbe, infatti, accorto che questa inviava messaggi, tramite facebook, all’ex fidanzato, un indiano che abita in Valdarda. Quella sera, il pregiudicato avrebbe assunto droga e alcool. Sospettato sin da subito, Rizzotto, durante i primi interrogatori è caduto più volte in contraddizione. Sia per quanto riguarda le modalità con le quali avrebbe comprato la droga a Milano, sia su come si fosse procurato alcune ferite al collo. Tutti elementi che, insieme al ritrovamento della collanina spezzata della donna e alla posizione al suolo del corpo della vittima, sono sfociati nell’accusa di omicidio. Gli investigatori spiegarono che Rizzotto è “noto per avere una personalità violenta”. Ha, infatti, precedenti penali e di polizia per maltrattamenti in danno dell’ex moglie. In seguito a ciò, gli fu notificato un provvedimento di divieto di avvicinamento all’ex tetto coniugale.