Omicidio colposo e lesioni personali aggravate sono i reati ipotizzati dalla Procura di Marsala per tre medici che in due distinte fasi avrebbero causato, per “negligenza, imprudenza e imperizia, nonché inosservanza delle regole medico chirurgiche”, prima l’entrata in coma e poi la morte del petrosileno Antonino Santo, affetto da SLA e tracheostomia, deceduto a 56 anni il 17 gennaio 2013. Dall’accusa di lesioni personali colpose aggravate devono difendersi due medici dell’ospedale “Abele Ajello”. Sono Maria Assunta Canino, 51 anni, trapanese, e a Francesco Quattrocchi, di 64, palermitano. L’omicidio colposo, invece, contestato a Pietro Valenti, 59 anni, medico del 118, originario di Partanna, ma residente a Marsala. I primi due, il 9 settembre 2010 erano rispettivamente di turno al reparto di Pneumologia e al Pronto soccorso dell’ospedale di Mazara. A loro si contesta di aver provocato il coma al paziente dopo che questi era stato trasportato al nosocomio in quanto non riusciva quasi più a respirare perché il ventilatore domiciliare era andato in tilt a causa una temporanea interruzione dell’energia elettrica. A fronte delle persistenti difficoltà respiratorie, secondo l’accusa, i due medici non avrebbero proceduto “alla disostruzione della cannula tracheostomica, perseguendo l’errata ipotesi che ricollegava i disturbi respiratori al malfunzionamento del ventilatore”. I due medici dell’ospedale, inoltre, non avrebbero disposto un’analisi diagnostica (emogasanalitica) che, a giudizio della Procura, “avrebbe consentito ai sanitari di porre in essere le manovre necessarie ad impedire la dissociazione elettromeccanica”. Tutto ciò avrebbe provocato un rapido peggioramento delle condizioni del paziente, che entrò in coma. Oltre due anni dopo, il 16 gennaio 2013, a causa di un’altra crisi, fu chiesto l’intervento del 118, che con un medico (Pietro Valenti) intervenne a casa di Antonino Santo. Al medico, la moglie di Santo consegnò i risultati delle analisi di laboratorio effettuate nei due giorni precedenti, dalle quali emergeva un quadro sanitario preoccupante, ma ciò nonostante il dottor Valenti non ne avrebbe disposto l’immediato ricovero in ospedale. E questo, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato alla base di un “ritardo diagnostico terapeutico” con “conseguente decesso il giorno successivo per sindrome ipo-osmolale-plasmatica”. Avviato il procedimento giudiziario, la moglie di Antonino Santo (Angelica Maria Montalto) si è costituita parte civile. Ad assisterla è l’avvocato Ignazio Bilardello.