I fatti sono questi. Il governo Renzi, qualche mese fa, ha allargato le maglie per le trivellazioni nel nostro mare alla ricerca di petrolio. Si può essere d'accordo o meno, con questa scelta. Ognuno la pensi come vuole. Non è questo, qui, quello che voglio sottolineare.
I fatti sono questi. Molte Regioni italiane hanno vissuto questo provvedimento di legge come un affronto alle nostre coste. Il mantra è il solito: non si può vivere di turismo e consentire le trivellazioni; dobbiamo puntare sulle energie alternative anzichè sul petrolio; non possiamo fare il gioco delle multinazionali. Argomenti opinabili, ma qui non interessa il merito del dibattito sul si o no alle trivellazioni. Mi interessa altro.
I fatti sono questi. In Sicilia, tutti i politici, a cominciare dal Pd, per farsi belli con una causa che al popolo piace, si sono schierati contro le trivellazioni: Sindaci, amministratori locali, deputati. E la bellezza del nostro mare...e il turismo...e il mare non si "spirtusa". E i cortei, e le fiaccolate, e i comitati. Il circolo di Pantelleria, ad esempio, è stato molto attivo, con conferenze, studi, appelli al governo.
I fatti sono questi. Cinque regioni, in base alla Costituzione, possono chiedere un referendum abrogativo di una legge a loro non gradita, con il voto delle rispettive assemblee regionali.
I fatti sono questi. Al momento di votare l'adesione alla proposta di referendum contro le trivellazioni (rendiamola semplice) il parlamento siciliano - il più pagato al mondo, l'unico i cui componenti vengono chiamati "onorevoli" - ha votato no. Determinante è stato il voto dei deputati del Partito democratico trapanese. Alla faccia dei circoli del Pd: Baldo Gucciardi, oggi potente assessore alla sanità, Paolo Ruggirello, e Antonella Milazzo, marsalese.
Quest'ultima se l'è anche presa: "Gli attacchi contro la mia decisione di votare no e il Partito Democratico sono frutto di populismo", ha detto. E poi ha cercato di spiegare il perchè del suo voto. Tirando in ballo leggi, regolamenti, il prima, il dopo, eccetera. Rendendo tutto anche complesso. Una specie di supercazzola del conte Mascetti.
In realtà qui è in ballo un problema semplice: la coerenza. Sei contrario alle trivellazioni? Milazzo dice che lo ha detto ripetutamente. Bene. Allora c'è l'occasione di un referendum per abrogare quella legge? E' un segnale politico importante, al di là della supercazzola. Lo fai tuo. Anche in nome di quella difesa dell'autonomia siciliana con la quale ci riempiamo spesso la bocca quando si tratta di pagare i deputati più delle altre regioni. E invece no, non può essere.
Sia la vostra parola si, si, no no. Tutto il resto è opera del maligno, dice il Vangelo. In politica è così, quando un politico tira fuori la supercàzzola vuol dire che c'è qualcosa che non funziona. Se ti chiami "democratico" perchè hai paura di una cosa "democratica" come un referendum?
E quello che non funziona è proprio certo populismo. Che non è quello di chi accusa Milazzo e soci di essere a favore delle trivelle (in linea di logica, tra l'altro è così, fino a voto contrario), ma quello di chi appartiene al ceto politico e pensa ogni volta che le persone non capiscano, che bisogna spiegare il percorso, al popolino, riempire la testa di dati e cifre per dire: abbiamo ragione noi. Attenzione, io sono a favore della complessità, in un tempo in cui lo slogan domina il discorso pubblico. Ma qui non si tratta di essere contro o a favore delle trivellazioni, qui si tratta di coerenza, che è l'essenza stessa della politica. Il populismo è giustificare poi tutto dicendo: io amo la mia terra e la difendo. Non è vero, realisticamente non è vero. Un deputato regionale che vota no a questa proposta di referendum non ama la sua terra e la difende in maniera assoluta, cioè, la ama e a difende, ma nel suo intimo ordine di preferenza viene dopo Renzi (amore, per taluni politici locali, molto recente), dopo il Pd, dopo il proprio posto all'Ars, magari dopo il "tengo famiglia". Ecco, dopo, solo dopo viene l'amore per la nostra terra. E più è lunga la supercazzola brematurata, più è evidente (e più consensi guadagna il Movimento Cinque Stelle...). La ragione di questo mio intervento sta proprio in questo: non ci sarebbe stato nulla di male, da parte di un'Antonella Milazzo a dire "ragazzi, io sono contro le trivelle, ma il partito viene prima". Non ci sarebbe stato nulla di male. E' dire: "continuerò a difendere la mia terra" che suona fastidioso. Sarebbe stato meglio non parlare. Un silenzio più che dignitoso.
Che poi, questi nostri politici, hanno questo, di imbarazzante. Parlano tanto quando potrebbero stare in silenzio, e invece non parlano e fanno finta di niente quando sarebbe richiesto un loro intervento. Il mio riferimento è alla puntata di Presa Diretta, su Rai Tre, di qualche settimana fa. Come questo giornale (unico in provincia...) ha raccontato, in quella puntata si è parlato degli accordi del Pd con Articolo 4 in Sicilia e si è ricostruita la storia di Paolo Ruggirello, oggi nuovo acquisto del Pd, la cui famiglia era socia del mafioso Birrittella come riporta il programma. Il diretto interessato non ha smentito queste circostanze, note in diversi atti processuali pubblici. Ma il Pd che bisogno ha di uno come Ruggirello? E' opportuno l'ingaggio di Ruggirello nel Pd nella terra di Matteo Messina Denaro, in cui anche ogni minimo distinguo può servire? Questa è stata la domanda posta dalla trasmissione del servizio pubblico. Nessuno ha ancora risposto. Lo abbiamo chiesto al Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo. Ci ha detto che quella con Ruiggrello per lui è stata un'alleanza inopportuna (l'avesse detto prima delle elezioni, magari, anche lui....)
E Antonella Milazzo che ne pensa? Perchè non risponde? Senza supercazzole, per favore. Come se fosse antani.
Giacomo Di Girolamo