Non se la passa per niente bene in questi giorni Alberto Di Girolamo, sindaco di Marsala.
Eletto quasi quattro mesi fa sta vedendo la maggioranza spacchettarsi. Una maggioranza che dovrebbe essere di centrosinistra, ma che di centrosinistra ha solo la capacità litigare e frantumarsi. E’ una cosa normale, si è scontenti di come sono state trovate le casse comunali, di com’è andata l’estate. L’omino col piattino che girava ad ogni stagione calda non ha fatto una grassa raccolta di contributi per sagre e festicciole. Ma è una cosa passeggera, dicono, passa tutto in questa città. Basta trovare l’equilibrio, anche apparente. Ma su questo momento bisogna fermarci un attimo, e tirare le somme. Su questo gioco tra il sindaco, che in questi giorni sta dimostrando una certa incapacità di essere leader, e chi dentro la sua maggioranza è pronto a mettere le mani sul centrosinistra, in un’operazione di sciacallaggio politico fatta mentre la città affossa.
Due settimane fa, il sindaco e la sua giunta, hanno proposto al conisiglio comunale di aumentare la Tasi, che è la tassa sui servizi indivisibili. Il sindaco si era presentato a Sala delle Lapidi pronto ad incassare il risultato. I suoi consiglieri gli hanno però voltato le spalle e hanno bocciato l’aumento della Tasi. Dei 18 consiglieri di maggioranza solo in quattro hanno votato a favore della proposta. Di Girolamo allora ha mollato gli ormeggi ed è andato alla deriva, perchè di questo si tratta, rinviando a data da destinarsi l’inizio dei servizi scuolabus. Un effetto che aveva annunciato, più o meno, ma che ha avuto il sapore di ricatto alla città, prima ancora che alla sua maggioranza.
Mancano soldi alle casse comunali e la giunta dopo quattro mesi ha deciso di rinunciare alle indennità fino alla fine dell’anno.
Questa mossa, però, non ha fatto altro che confermare l’incapacità del sindaco di essere leader politico di una maggioranza piena di sciacalli e yesman. Un connubio perfetto che non premia chi sta in mezzo, pochi e distratti in realtà.
Lo aveva annunciato in campagna elettorale che si sarebbe dimezzato lo stipendio, non con una delibera di giunta ma da solo, per i fatti suoi, prendeva metà dell’indennità e la faceva versare dagli uffici in un fondo specifico. Sì, e tutti gli altri? Gli assessori, il presidente del consiglio comunale? “Sono una persona democratica, io do l’esempio e non obbligo nessuno” ha sempre detto Di Girolamo. Sì, un sindaco può essere democratico ma l’esempio non può soltanto darlo ma deve anche fare in modo che venga condiviso.
Per questo la rinuncia, adesso, è tardiva e sintomo di una incapacità - lo ripeto - di tenere unite anime diverse di un gruppo che già naviga per i fatti suoi e che non si crea scrupoli a dare mazzate - politicamente parlando - al primo cittadino e al sindaco ombra Agostino Licari. Ma sugli “sciacalli” poi ci arriviamo.
Se avesse avuto un senso di leadership Alberto Di Girolamo avrebbe potuto dire ai suoi, “ragazzi miei io mi dimezzo lo stipendio e lo dovete fare anche voi assessori”. Fatta adesso invece sembra un po’ una mossa per far star zitto qualcuno. Chi l’ha tradito in consiglio comunale, chi gli fa opposizione da fuori, chi da dentro le istituzioni.
Sembra, poi, che si stia facendo passare questo azzeramento dell’indennità come una panacea contro tutti i problemi che ci sono in città. A chi, venerdì scorso, gli chiedeva che cosa avesse intenzione di fare per riaprire il palazzetto il sindaco rispondeva che si era tolto lo stipendio.
E’ come quel tormentone che gira adesso sui social: “io sono giapponese”. Per chi non lo conoscesse, c’è un tale col microfono che gira tra la gente per la festa di San Gennaro a Napoli, incrocia un giapponese con la maglia del Napoli e gli chiede che grazia avesse chiesto al Santo, e il giapponese, risponde, appunto, che è giapponese. Ecco, questa cosa qui è vecchia di due anni e per delle regole incomprensibili del web è diventata virale in questi giorni, e ci si diverte a rispondere a qualsiasi domanda: “sono giapponese”.
Il sindaco, ora ad ogni occasione, ricorderà che si è tolto lo stipendio, che ha dato l’esempio. Ma poteva pensarci prima con una delibera a far cadere a cascata il taglio su tutti gli assessori.
Alberto Di Girolamo è una brava persona, e questo lo sappiamo. Ma non ha dimostrato il senso della leadership, di essere guida più che comandante. E questo fa viaggiare dietro dietro il sindaco famelici sciacalli pronti a sbranare ogni rimasuglio di potere rimasto in questa città. Il gioco a prendere la segreteria del Partito Democratico è già cominciato. Enzo Sturiano e Antonio Vinci affilano gli artigli sul legno lucido del tavolone di Sala delle Lapidi.
Francesco Appari