Beffa del governo di Matteo Renzi a Rosario Crocetta. E' ovvio, si tratta ancora una volta di un segnale di avversità per il governatore che non è affatto "renziano", ma a pagare sono tutti i siciliani. Tra l'altro, siccome nel governo Crocetta c'è un assessore, Alessandro Baccei, alla guida del dicastero dell'economia perché è stato messo lì da Delrio, viene da chiedersi a cosa sia servito commissariare la Sicilia con un assessore all'economia mandato da Roma, promettendo aiuti alle casse regionali, se poi questi aiuti non sono arrivati.
Insomma, il Consiglio dei ministri ha varato la finanziaria. E per la Sicilia non c'è un euro, nonostante l'impegno preso da Renzi e dai suoi di girare circa un miliardo e mezzo. Era una bufala. Chi pensa male dice che è la spallata definitiva di Renzi e del suo luogotenente Faraone per mandare via Crocetta e votare a Marzo. Chi pensa bene dice che un miliardo e mezzo non si girano così, di punto in bianco. E le altre Regioni che direbbero? La verità sta in mezzo: Roma aveva vincolato questi aiuti dietro l'approvazione di alcune riforme (pubblico impiego, province, acqua) che al momento sono solo sulla carta.
L'unica carezza che viene dal governo è l'ok per il pagamento dei forestali. Ma, per pagarli, si dovranno spostare 87,9 milioni dal Fondo di sviluppo e coesione, cioè risorse destinate a infrastrutture. E resta quel buco di 1 miliardo e 700 milioni che Crocetta sperava di colmare grazie anche all'aiuto di Roma.
Va all'attacco di Baccei il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici : «È venuto in Sicilia per curare i rapporti con il governo nazionale, se il
risultato è questo che ci sta a fare?».
Fanno sentire la loro voce le categorie produttive. Con un documento congiunto, le dieci associazioni che si riconoscono nel Tavolo delle imprese (Agci, Casartigiani, Cna, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria Sicilia, Legacoop) bocciano
proprio il dirottamento dei fondi per le opere pubbliche e per l’area di Termini Imerese sulla voce dei forestali: «Il modello che si persegue—
è scritto nella nota — è sempre lo stesso: un’economia fondata su un utilizzo scellerato dei residui fondi pubblici destinati agli investimenti infrastrutturali e di sviluppo per continuare ad alimentare il sistema di clientele, a tutti noto. E così ci tocca leggere, per l’ennesima volta e purtroppo senza alcuna sorpresa, che 87,9 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione serviranno alla continuità delle attività di difesa del patrimonio boschivo, ossia al pagamento di 7.800 forestali cui sono state assicurate 78 giornate di lavoro entro la fine dell’anno».
Il cartello di associazioni denuncia «uno sfascio che la politica siciliana continua a perpetrare alimentando forme di parassitismo e girandosi invece dall’altro lato allorquando si parla del privato che produce, creando occupazione e benessere per il territorio anche in termini di fiscalità. Le imprese che continuano a produrre devono, ogni giorno, inventarsi mille espedienti per resistere. Eppure questo a certa politica non interessa. Anzi. Continua a preoccuparsi di nutrire un esercito da utilizzare sotto il profilo elettorale».