Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
24/10/2015 18:15:00

Il caso del rapinatore ucciso dall'anziano che voleva rapinare

di Dino Agate - Il caso di Vaprio d'Adda, dove a casa sua l'anziano Francesco Sicignano ha ucciso con un colpo di pistola un pregiudicato di 22 anni che voleva derubarlo, porta di nuovo all'attualità una vicenda che, in varie modalità, si é ripetuta. Secondo le norme italiane, l'uccisore, che ha difeso se stesso e la sua casa, é stato accusato dai pm di omicidio volontario. Si sa che in casi simili viene lanciata l'accusa più grave, salvo essere ridimensionata in primo grado e annullata in appello, con condanne ad un certo numero di mesi di carcere, sospese.

Quindi, non dubitiamo che alla fine il pensionato uscirà indenne o quasi dalla vicenda giudiziaria. Pure sarà costretto a subire lo stress di uno o più procedimenti giudiziari, e dovrà affrontare i soldi per la sua difesa.

Non é giusto che un cittadino per difendere se stesso e la sua casa sia costretto ad un tour de force giudiziario e psicologico che non ha eguali nelle altre possibili traversie che la vita a ognuno offre. Lo Stato dovrebbe assicurare a tutti la difesa di se stesso e delle proprie cose, e dovrebbe mettere su un piano diverso le situazioni che contrastano con l'ordinato vivere civile. Innanzi tutto, i processi che si conducono per i casi di assalti alla vita e alla casa altrui dovrebbero avere uno svolgimento diverso nel tempo e nei modi. Far stare sulla graticola un povero assaltato, in attesa che dopo qualche anno venga riconosciuta la sua legittima difesa, non appare edificante. Mettere sullo stesso piano giudiziario chi attenta alla vita e ai beni altrui con chi cerca di difendersi, é l'errore di base.

Il rapinatore ucciso, che era pregiudicato ed espulso dall'Italia, e qua continuava ad agire, era evidentemente uno che se la andava a cercare. Gli é andata male, ma come si fa a dire che la sua vittima avrebbe dovuto o potuto essere più riflessivo e non avrebbe dovuto sparare? La vita é certo più importante della cassaforte, ma non poteva capitare, come anche capita, che il rapinatore non si fosse limitato a rubare, e avesse infierito sul rapinato? Come si fa, in momenti simili a quelli in cui si é trovato il pensionato aggredito, a ragionare serenamente sull'importanza della vita di ognuno, anche di quella del rapinatore, astenendosi da ogni azione che possa danneggiarlo? L vita dei rapinati non vale quanto quella dei rapinatori? E l'avvio del dramma, che ha condotto all'uccisione del rapinatore, non é stato prodotto volontariamente dal rapinatore stesso?

Molti di coloro che fanno gli umanitari a tutti i costi, ed in questo caso di Vaprio d'Adda, come in altri casi simili, hanno ricordato che l'albanese é vittima della società capitalista, in cui c'é chi ha molto e chi ha poco, non farebbero questi discorsi se fossero incappati loro nella vicenda, dalla parte del rapinato.

"A chi ti dà uno schiaffo, porgi l'altra guancia" é una massima evangelica che di solito viene ripetuta da chi non ha mai avuto uno schiaffo. Lo stesso papa Francesco se ne é dimenticato quando, ipotizzando che qualcuno gli offendesse la mamma, dichiarò che gli avrebbe dato un pugno.