Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
15/11/2015 21:25:00

E se abolissimo il "patrocino oneroso" in Sicilia? Una proposta per lo sviluppo turistico

 Perché non ci sarà mai uno sviluppo turistico in Sicilia degno di questo nome? Perchè ogni assessore, nei sei mesi di permanenza tra un rimpasto e l'altro, fa quello che vuole. Se è politico, pensa a dare più contributi possibili nei territori dove ci sono Sindaci amici, associazioni che hanno un bel pacchetto di voti, parrocchie con pretoni che sanno muoversi bene. Se è tecnico insegue invece uno dei famosi dossier. A chi piace il turismo congressuale, a chi quello termale, a chi il turismo religioso, a chi i campi da golf. Gli operatori vorrebbero solo coerenza, meno burocrazia, e, servizi che funzionano, e soldi investiti bene per la promozione dell'isola. Invece, ci tocca assistere all'ennesima pioggia di finanziamenti inutili. Anthony Barbagallo è il nuovo assessore al turismo al posto di Cleo Li Calzi. E come primo atto che fa? Allarga i cordoni della borsa. E proroga i termini per la partecipazione ai famosi patrocini onerosi della Regione. Contributi per un massimo di 5000 euro che possono essere chiesti da tutti per organizzare delle manifestazioni di "richiamo turistico": comuni, associazioni, parrocchie. I termini scadono il 23 Novembre. L'obiettivo, dice l'assessore, è "dare sostegno alla manifestazioni natalizie", cioè, ancora una volta, investire soldi per sagre, festicciole, santi patroni, tornei di calcetto, elezioni di improbabili miss, bande locali e chi più ne ha più ne metta. Soldi che servono solo ad alimentare un circuito di piccole clientele, o al massimo ad organizzare manifestazioni che hanno un richiamo che arriva al paese accanto e lì si ferma.

Ma il piccolo paesino pieno di debiti e che non riceve più un euro dallo Stato, non ha diritto a fare la tombolata al centro sociale degli anziani a Natale e regalare un paio di panettoni? Per carità, ma non dobbiamo chiamarlo turismo, quello, è un'altra cosa.  E poi, qui c'è un problema logico (ed economico) alla base. Che senso ha finanziare le solite mille manifestazioni su prodotti tipici (perché di questo si tratta, sempre) che si rivolgono solo agli abitanti della zona? In questi anni, la Regione Siciliana, con questi finanziamenti piccoli e a pioggia, ha seguito una linea di coerenza unica nel suo genere: promuoviamo i prodotti tipici ...ai siciliani stessi. E che ricaduta economica possono avere manifestazioni di questo genere? Nessuna. Si riempie il paesino per una sera (con gli abitanti del paese accanto, che il giorno dopo organizzano un'altra cosa, e hanno la visita ricambiata) e basta. Si assaggia il miele che fa il tuo vicino di casa, si mangia un panino con la salsiccia. Sul palco, Fiordaliso o Amedeo Minghi, di più non possiamo permetterci... Se la politica regionale decidesse, per una volta, di non pensare alle clientele ma allo sviluppo, ascolterebbe cosa dicono gli operatori: meglio cinque - dieci manifestazioni di peso -  che richiamano turisti, che lasciano una ricchezza nel territorio anche in termini di saperi, infrastrutture che si costruiscono negli anni, pubblicità - che questa pioggia di finanziamenti inutili.  Insomma, aboliamo il patrocinio oneroso. Ne va del nostro sviluppo.

Giacomo Di Girolamo