Volevo scherzare un po’, come ho fatto per gli stronzi in un articolo precedente. Gli sfigati si prestano per definizione allo sfottò . Quasi tutti i vocabolari importanti accostano l’aggettivo alla sfortuna, ad una persona priva d’attrattiva. Solo alcuni si spingono oltre indicando il sostantivo come una sorta di fenomeno sociologico. E non si tratta solo di quella s privativa che denuncia l’incapacità di procurarsi una donna. Nel gergo giovanile, lo sfigato, è uno status sociale in una gerarchia di apparenza. È di questa accezione che mi voglio occupare, per come la intendono i ragazzi di questa generazione. Se è vero che toccherà a loro cambiare lo stato di cose in cui, noi adulti, ci siamo impantanati trascinandoli dentro. Comincerei proprio da qui, mi piacerebbe raccontare la storia degli sfigati che ho incontrato nella letteratura, quasi sempre proiezioni degli stessi autori, gli stessi che hanno dato il contributo più significativo al Pensiero dell’Uomo La stessa letteratura moderna nasce con Don Chisciotte, sfigato d.o.c. per quel suo consumarsi sui libri fino a convincersi di dover salvare il mondo dalle ingiustizie. E che dire di Kafka? Collezionista di una serie di problemi esistenziali, gli stessi che oggi potrebbero farlo rientrare nella categoria in questione, inquietudini che ha magistralmente trasferito nei suoi scritti. Fernando Pessoa, il tipico secchione occhialuto, alcolista senza il conforto del gruppo dei pari, com’è di moda ora. Della sua produzione letteraria voglio ricordare Il libro dell’inquietudine, il diario della sua anima: Tutto muore in me, persino il sapere che posso sognare . Poeta della malinconia insieme a tanti e tanti altri ancora che non hanno mai smesso di emozionare le anime più sensibili. In questo breve e incompleto elenco di autori sfigati ne aggiungo ancora uno, quello che, a parer mio, merita la più alta onorificenza: Dostoevskij. Nelle opere, come nella sua esistenza, si è consumato nell’eterno conflitto tra abbrutimento e bellezza. Argomenti da sfigati, direbbero i nostri ragazzi, quale attrattiva potrebbe mai avere, di questi tempi, il principe Myškin con la sua personalità disadattiva, ingenuo fino ad apparire idiota, compassionevole fino a somigliare a Cristo. Questo mondo è dei vincenti, dei furbetti, di quelli che hanno successo e non importa come, gli altri sono sfigati destinati a stare ai margini a sognare. Volevo scherzare un po’, ma non ci sono riuscita, come ho fatto per gli stronzi, e sapete perché? Perché gli sfigati mi piacciono. A loro affiderei il mondo. Sono sicura che, il giorno dopo una strage d’innocenti, non si domanderebbero come reagirà ora il mercato finanziario, e in ogni caso, non potrebbero mai fare peggio di come hanno fatto i cosiddetti vincenti. Come vedete tutto questo non fa sorridere neanche un po’. Ci sono momenti storici in cui bisogna sospendere anche la levità che ci aiuta a non impazzire, ecco, questo potrebbe essere uno di quei momenti. È il momento del dolore condiviso per le vittime innocenti di tutte le ingiustizie, nel momento dell’abbraccio e prima di scioglierlo, cominciamo a rimboccarci le maniche ancora calde d’umanità.
Katia Regina
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