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27/11/2015 00:27:00

Formazione, una class action dei lavoratori in provincia di Trapani

 A seguito delle migliaia di licenziamenti che hanno colpito i lavoratori della Formazione Professionale siciliana è stato organizzato un incontro per i lavoratori di Trapani e Provincia. 

L'incontro, che illustrerà le modalità e gli step legali che verranno posti in essere, verte sulle "TUTELE COLLETTIVE PER I LAVORATORI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE" e si svolgerà il 5 dicembre 2015, alle ore 10,00, presso la Sala delle Scuderie del Castello Grifeo di Partanna-TP (Piazza Benvenuto Graffeo).

L'ingresso è libero ed aperto al pubblico. Ecco il "manifesto" di convocazione dell'assemblea:

 

La class action mira a ripristinare una situazione di legalità lesa. Un tentativo legale volto ad ottenere due risultati: o il risarcimento del danno, o una soluzione alternativa all'impiego.

La Regione si è resa responsabile di una grave strage giuridica in danno di tutti i lavoratori subordinati con contratto a tempo indeterminato che operano nel settore della formazione professionale siciliana.

Nel nostro caso, tanto per fare un esempio già noto, operano ex lege, le garanzie occupazionali per la salvaguardia del posto di lavoro. In buona sostanza nel caso di crisi l’ente di formazione avrebbe dovuto applicare la normativa vigente. Ma non l’ha fatto. Da qui una duplice responsabilità: pecuniaria e di omesso controllo sull’operato dell'ente di formazione che non ha applicato le norme protezionistiche. Ancora più grave l’utilizzo di strumenti di sostegno al reddito o le indennità di disoccupazione che non appartengono alla categoria: la CIGD e l’ASpI ora NASpI, con un evidente danno erariale! La Regione è direttamente responsabile.

Ricordiamo i principi della Circolare 10/94 prettamente operativi nel nostro caso. Perché non applicare ad esempio, lo strumento della mobilità esterna? Gli strumenti ci sono ma i carnefici degli operatori non vogliono applicarli.

La nostra azione mira principalmente a questo: far dichiarare una volta per tutte un principio basilare e normativamente esistente: la Legge 223/1991 non si applica ai lavoratori della Formazione Professionale siciliana e già qualche magistrato libero dai richiami della politica si è favorevolmente pronunciato. Del resto, la normativa è chiara e inequivocabile: in materia di mobilità del personale del settore della formazione professionale l’intera procedura è normativamente contemplata dall’allegato 12 del CCNL per la formazione professionale biennio 2012/2013 il quale richiama espressamente l’art. 25 del CCNL per la formazione professionale triennio 1994/1997.

Non solo. l'art. 2, comma 1, della legge regionale n. 25 del 1993 cosl recita: "Al personale iscritto all’albo previsto dall’art. 14 della Legge regionale 6 marzo 1976, n.24 con rapporto di lavoro tempo indeterminato è garantita la continuità lavorativa e riconosciuto il trattamento economico e normativo previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria”.

Conseguentemente l’art. 2 comma 2-bis sancisce:

"L'Assessore regionale per il lavoro, la previdenza sociale, la formazione professionale e l’emigrazione è autorizzato ad attuare per il personale di cui al comma 1, rimasto totalmente privo di incarico, i processi di mobilità previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro degli operatori della formazione professionale.”Sul piano delle sequenze normative violate è, poi, interessante notare, lo stravolgimento giuridico applicato ai criteri resi con nota assessoriale n° 10/1994.

Ed infatti:   "Al fine di garantire la salvaguardia occupazionale degli operatori della formazione professionale, presso  gli Uffici Provinciali del Lavoro competenti per provincia, saranno istituite apposite liste, distinte come appresso:

A)   posto in mobilità ai sensi dell'art. 27 del CCNL 89/91. Il presupposto per l’inserimento nelle liste di cui sopra è quello di un contratto di lavoro a tempo indeterminato”.

 
Come ci muoveremo.

La nostra azione è rivolta principalmente alle Autorità Europee, uniche in grado di fermare questo vergognoso scempio pecuniario che solo la nostra Regione ha saputo fare così bene. Perché crediamo che in Italia, dove tutto è politicizzato, nessuno sarà in grado di assumersi una responsabilità così grande: far crollare il castello di bugie creato ad hoc, per eliminare le palesi responsabilità amministrative, contabili e legali.

 

Ecco gli step legali che seguiremo:

 

1. Denunzia al Mediatore Europeo: al Mediatore sono rivolte le denunce relative ai casi di cattiva amministrazione che coinvolgono istituzioni e organismi dell’Unione Europea. Possono sporgere denuncia al mediatore Europeo i cittadini di uno Stato membro dell'Unione Europea e le persone residenti in uno Stato membro. Possono anche sporgere denuncia al Mediatore le imprese, le associazioni e altri soggetti che abbiano sede nell’Unione Europea. Il Mediatore potrà risolvere il problema segnalandolo semplicemente all'istituzione, organo, ufficio o agenzia in questione. Se il caso non viene chiarito, il Mediatore cercherà una soluzione amichevole che risolva il problema e soddisfi il ricorrente. In caso di esito negativo, il Mediatore può formulare delle raccomandazioni all’istituzione interessata. Se questa non accetta le sue raccomandazioni, il Mediatore può presentare una relazione ufficiale al Parlamento europeo in modo tale che quest'ultimo possa intraprendere le iniziative politiche necessarie;

2. Diffida alle autorità competenti: Procura della Corte dei Conti, Procura della Repubblica presso il Tribunale;

3. Attivazione azioni risarcitorie (vogliamo anche arrivare fino in Corte di Giustizia).

4. Manifestazioni pacifiche da parte di tutti gli iscritti;

5. Denunzia e segnalazione a programmi televisivi di forte impatto nazionale;

6.Tavoli di studio e ricerca tra avvocato e lavoratore;

7. Possibili impugnazioni al TAR di atti lesivi (si vocifera che vogliono letteralmente annullare la circolare 10/94).