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03/12/2015 11:35:00

Il nuovo papa ed il vecchio processo

di Dino Agate - Il papa ce la mette tutta per adeguare la Chiesa ai tempi moderni. I ritmi della Chiesa sono stati sempre lenti, ma é l'istituzione che ha resistito più a lungo.
Tra una battuta ed un viaggio, il papa riesce a riportare al livello colloquiale i problemi più grossi. Interviene non solamente sulla fede, che é sua prerogativa, ma anche sugli aspetti laici dell'età contemporanea. Ha, poi, un carisma che lo avvicina naturalmente al comune sentire. Dio non avrebbe potuto scegliere meglio per la conversione delle masse. In Africa, per esempio, dove nei giorni scorsi é stato, l'aumento dei cattolici é notevole.
Nonostante l'efficacia dell'azione di papa Bergoglio, la sua Chiesa procede lenta nelle riforme. E' probabile che meno lenta di com'é non potrebbe essere, date le incrostazioni nel suo clero, soprattutto quello curiale, che detiene il potere, come il consiglio dei ministri ed i dirigenti ministeriali lo tengono, e spesso male, in Italia.
Il caso dei due giornalisti italiani, che stanno per essere processati in Vaticano, per aver scritto due libri, uno ciascuno, sull'avarizia delle gerarchie ecclesiastiche e sugli interessi privati che vengono perseguiti nella Curia, lascia pensare. I due sono stati condotti a processo per aver diffuso notizie non autorizzate. Sì, perché oltre le mura leonine, per pubblicare notizie sulla Chiesa bisogna essere autorizzati. Qualcosa di simile esisteva nei codici dell'Italia preunitaria e negli stati assolutisti travolti dalla Rivoluzione Francese.
Dunque, nello Stato della Città del vaticano, il giornalismo é fuori legge. Cos'é un giornalista che non può pubblicare notizie e commenti? Diventa un passaparola dell'ufficio - stampa dell'ente cui le informazioni si riferiscono. Questo non é ammissibile nelle democrazie contemporanee. Eppure, é una norma vigente Oltretevere, e lo stessa papa, a proposito del processo in corso, ha dichiarato che il processo deve farsi perché quella norma - arcaica - c'è e deve essere applicata.
Potrebbe essere questa l'occasione di abolire quella norma. Ci riuscirà il papa? Vedremo. Intanto, la situazione é che i due giornalisti, nei loro libri, hanno denunciato alcuni mali della Chiesa, del tipo che le entrate destinate alle opere caritatevoli siano state distolte per altri fini meno nobili, al contrario di come doveva essere fatto secondo l'insegnamento e le regole.
Sarebbe auspicabile che il papa, che può quasi tutto, e certo può far modificare le vecchie leggi della sua Chiesa, approfittasse di questo incidente processuale di percorso per rendere la sua legislazione più adeguata ai tempi correnti. Se i due giornalisti hanno diffamato e calunniato, il processo ci sta bene, e pure la condanna, ma che siano chiamati a rispondere di aver diffuso notizie non autorizzare é una presunzione giuridica che un papa, per altri versi innovatore, non può lasciare in piedi.