Simone Sammartano è l'uomo che lunedì mattina è entrato al Comune di Marsala, ha chiesto di parlare con il sindaco e davanti a lui, si è versato dell'alcol addosso e si è dato fuoco. E' uno dei 28 lavoratori degli scuolabus rimasti senza lavoro dopo l'affidamento del servizio ad un'altra ditta con il nuovo bando di gara.
In atto c'è una vertenza, avviata dai sindacati che hanno chiesto l'assunzione di questi lavoratori perchè non sarebbe stato rispettato il bando di gara. L'amministrazione ha sempre detto che si è fatto tutto in regola. Ora di vertenze di questo genere, ce ne sono a centinaia in Sicilia. Di proteste dei lavoratori, come quelle degli autisti marsalesi, sono location tutti i Comuni siciliani.
Ecco. Il sindaco Alberto Di Girolamo, il giorno dopo il fattaccio, ci ha detto che ogni giorno vanno nel suo ufficio cittadini che chiedono lavoro, una casa, che non hanno soldi per fare la spesa, per pagare le bollette della luce, per pagare le tasse. E ci ha detto che non fa promesse, che non promette lavoro, dice. Che la sua promessa è quella di creare “occasioni di lavoro”. Bene.
Nessuno, però, speculi sull'ex autista di scuolabus. Nessuno speculi sui precari e sui disoccupati per farne propaganda politica, per confondere le idee, per dare ancora false speranze, per riempire la propria bacheca su Facebook.
Questa città è stata caratterizzata per anni, e lo è tutt'ora, non nascondiamoci, da una classe politica in molti casi arraffatrice e raffazzonata. Che con l'inganno e la promessa ha conquistato brandelli di potere utile solo ad alimentare la propria cafoneria. Mi riferisco a chi sta dentro e ma soprattutto a chi sta fuori dalle stanze dei bottoni.
Perchè c'era un sistema da muovere e alimentare, quello basato sul consenso degli articolisti, dei tanti operatori di questa o quell'altra cooperativa (molte capitanate da soggetti che prestavano il fianco a dinamiche clientelari, a scapito del lavoratore). Il consenso dei disoccupati e dei precari.
E' così da sempre, ma adesso nessuno speculi sul padre di famiglia che si è dato fuoco. Per evitare che altri possano arrivare a tanto per la disperazione.
Sono invisibili per molti, utili a procurare consenso. Utili alla bisogna. Sono i cinquantenni, i sessantenni, i non più giovanissimi che girano gli uffici in cerca di novità per il sussidio, per i progetti sociali che potrebbero riguardarli. Frequentano ogni seduta di consiglio comunale. Li vedi che aspettano, ogni giorno, risposte. M ricordo di un carpentiere che faceva l'anticamera con me per incontrare un dirigente del Comune di Marsala, qualche mese fa, aspettava buone notizie per un cantiere che si doveva aprire in città per una delle poche opere pubbliche. Lo vedo ad ogni seduta di consiglio comunale, in attesa di quel cantiere, in attesa di risposte dalla politica.
Nessuno speculi sui padri di famiglia, nessuno speculi sulle loro famiglie. Nessuno speculi su quel signore che aspetta fuori gli uffici.
Quello che è successo deve portarci a riflettere sul tessuto sociale di questa città. Sull'insofferenza davanti ad uno stallo economico che arriva dall'alto, da Palermo da Roma, e che trova sfogo naturale nelle periferie del Paese.
Ma dobbiamo pensare al contesto, anche. Che è lo stesso che abbiamo raccontato mesi fa, parlando del caso Michele Licata, l'imprenditore marsalese a cui sono stati sequestrati beni per un valore di 127 milioni di euro.
Il contesto, è quello fatto di un'economia drogata, di un'opinione pubblica malconcia davanti alle tante piccole ingiustizie e malaffari. Con i nostri gesti il nostro ascolto e la nostra indifferenza generiamo i Michele Licata ma anche gli autisti che si danno fuoco. Il contesto è quello di una classe politica sorda, di sindacati che da una parte dicono di difendere il lavoratore, dall'altra assumono persone in nero. E' quella di politici che hanno fatto faville con il “ci penso io”.
Nessuno speculi su quelle persone che il burocrate definisce nelle delibere “disagiate”.
Nessuno speculi sull'ex autista di scuolabus.
Nessuno, i sindacati, i consiglieri comunali, i dirigenti, gli assessori, il sindaco, chi fa informazione.
Perchè quando una persona di 60 anni, un padre di famiglia, sull'orlo della disperazione, decide di compiere un atto così drammatico, è tutta una famiglia che prende fuoco. Nessuno speculi su quella famiglia. Sui loro figli.
Siamo tutti figli, lo dico ai miei coetanei, del signor Sammartano. Un tempo erano i genitori a sperare in un lavoro per il figliolo, adesso la storia si è ribaltata. Eccoli allora, i figli prima che per loro, a sperare di veder sistemati i propri genitori. Prima che sia troppo tardi.
Francesco Appari