Un tavolo tecnico permanente per il porto di Trapani, è l'iniziativa promossa dal comandante della Capitaneria di Porto Giuseppe Guccione che ha invitato al primo incontro, in programma il prossimo 3 marzo, il sindaco Vito Damiano e rappresentanti dell’Agenzia delle Dogane, dell’Ufficio Opere marittime del Provveditorato delle Opere pubbliche Sicilia e Calabria di Palermo, dell’Agenzia del Demanio di Palermo, dell’Istituto regionale per le Attività produttive e della Corporazione dei piloti del porto di Trapani.
L’iniziativa nasce per affrontare i problemi dello scalo trapanese e uscire dalla fase di stallo in cui si strova, cercando delle soluzioni utili allo sviluppo del traffico marittimo e commerciale, vista la perdita di importanti tratte con Livorno, Formia, Cagliari e Tunisi.
I numeri sul porto di Trapani dicono che c'è il 60% di traffico merce in meno negli ultmi dieci anni. Negativo risulta anche il trend che si registra per i traffici marittimi, che con la soppressione di importanti linee passeggeri e commerciali hanno subito una drastica riduzione. Se lo stato di salute di un porto si misura in base alle migliaia di tonnellate di merci in entrata e in uscita il porto di Trapani, secondo i dati forniti dalla Capitaneria di Porto, non gode decisamente di buona salute. Dal 2005 al 2014 si è passati, infatti, da 1198 a 482 migliaia di tonnellate intransito.
"Un trend negativo – riferisce Guccione – che è in parte imputabile alla crisi economica ma che dipende anche dalle carenze infrastrutturali del porto trapanese: la mancata escavazione dei fondali, la mancata rielaborazione del piano regolatore portuale e il mancato completamento delle banchine e dei piazzali nelle aree ASI e del Ronciglio i cui lavori sono stati appaltati nel 2004 per un importo di 41 milioni di euro, nonchè dalla mancanza di un’efficace azione di coordinamento tra tutti i componenti del locale cluster marittimo. Si è perso anche l'impegno, assunto due anni fa, dell'allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi che, durante una visita in città, aveva assicurato un finanziamento, mai arrivato, di almeno cinque milioni di euro per i lavori di escavazione.
“Le risorse finanziarie – dice il comandante – sono poche. Ciò comporta una serie di criticità che si traducono nell’impossibilità di dragare il porto e di elaborare il suo piano regolatore. In attesa della riforma dei porti, avvertiamo la responsabilità di non perdere altro tempo perché è necessario che il porto sia competitivo”.