di Dino Agate - Giampaolo Pansa ha pubblicato per Rizzoli il suo ultimo libro, "Il Rompiscatole". nel sottotitolo é scritto "L'Italia raccontata da un ragazzo del '35".
L'autore ha ottant'anni e ripercorre le tappe della sua vita, dall'infanzia ai giorni nostri. Nato a casale Monferrato nel 1935, scrive attualmente su "Libero", ma ha alle spalle una carriera giornalistica nelle testate di sinistra. E' stato molti anni a "Repubblica", pure vicedirettore, e all'Espresso". Per questo ha fatto scalpore quando ha cominciato a pubblicare libri revisionisti sulla Resistenza.
Quest'ultimo suo libro é quello a più ampio raggio, perché racconta della sua vita privata, dei suoi rapporti con la sua stampa e con quella avversaria e delle sue ricerche su quel tempo tragico, in cui gli italiani della Resistenza si scontrarono con gli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana. Riguardo a questo scontro, Pansa corregge la vulgata che per un cinquantennio dominò la divulgazione storica. Era la storia scritta dai vincitori, che metteva in risalto i valori positivi della resistenza, tacendo gli aspetti negativi. Già il nome di repubblichini, affibbiato agli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana, la dice lunga sul pregiudizio e sullo scherno contro di loro.
Certo, coloro che combatterono per la Resistenza, e favorirono la sconfitta dei fascisti e dei nazisti, combattevano dalla parte giusta. Ma i metodi usati dagli uni e dagli altri non si differenziarono molto. Eccidi e brutalità furono commessi dalle due parti. Nel raccontarli, Pansa si é tirati addosso gli strali e le accuse della sinistra, che voleva lasciare ai posteri l'immagine di una resistenza eroica e sempre corretta.
Quest'ultimo libro di Pansa avrà il successo di vendite dei suoi precedenti, riguardanti sia la guerra civile sia i metodi ed i retroscena nell'informazione. Pansa non fa altro che dare voce a quello che moltissimi italiani hanno sempre pensato: 1. nella guerra civile del '43 - '45 furono commessi, dalle due parti in lotta, atroci massacri; 2. Nei media spesso l'informazione non é obbiettiva, per spirito partigiano e pregiudizi ideologici.