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15/06/2016 06:00:00

Baglio Basile, che succede? Gli amministratori giudiziari cambiano tutto...

 E' un periodo movimentato al Baglio Basile, il grande hotel sequestrato all'imprenditore di Marsala Michele Licata insieme ai complessi turistico - alberghieri de La Volpara, e del Delfino Beach, e attualmente in amministrazione giudiziaria. C'è un grande fermento, molte cose sono cambiate, e la situazione non sembra affatto rosea. L'amministratore giudiziario Antonio Fresina, è stato affiancato dall'amministratore giudiziario Andrea Passannanti. Palermitano, Passannanti è uno dei nomi in ascesa nel giro degli amministratori giudiziari. E' stato scelto per la sua esperienza, giudicata positiva, alla guida del San Paolo Palace Hotel di Palermo, ed è stato indicato proprio dall'Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati, che ha compiti di indirizzo per la scelta degli amministratori giudiziari. Tra Passananti e Fresina c'è  una sorta di diarchia, perché ognuno dei due amministratori ha il 50% delle "quote" del patrimonio sequestrato. Non è un novità, nella gestione di strutture complesse, in cui c'è bisogno di professionalità diverse, mettendo insieme chi conosce le dinamiche del territorio, con chi ha esperienza nel settore. Ma ciò ha cambiato radicalmente la gestione delle imprese del gruppo Licata. Perché da Palermo sono arrivati altri coadiutori, consulenti, altre strategie. E molte cose sono cambiate. I palermitani, insomma, hanno smontato tutto quello che era stato fatto da Fresina e dai colleghi dello studio Fresina & Tumbarello. La principale novità sta nel fatto che è stato sciolto il contratto che era stato stipulato nel settembre 2015 per la gestione operativa delle strutture turistiche. E' stato dato il benservito a Vincenzo Saporito, che non è più il direttore del Baglio Basile, e, soprattutto, alla Prime Consulting di Trento, la società che era stata incaricata di trovare clienti soprattutto in Germania e in Francia. Prime Consulting aveva lavorato soprattutto per cercare sbocchi nel mercato tedesco. Il direttore, Giorgio Campolongo, e tutto lo staff, erano venuti più volte a Marsala per cercare di valorizzare la struttura. Ma adesso tutto il lavoro è stato vanificato, perchè si è scelto di sostituire alla società trentina una serie di collaboratori di fiducia di Passananti e dei suoi coauditori. Funzionerà? Nel dubbio, va segnalato che - secondo indiscrezioni - Prime Tn non è stata mai pagata, e che Baglio Basile ha ricominciato a fare la cosa che faceva anche la gestione Licata, vendere camere a prezzi ridottissimi, pur di riempire l'albergo, con prezzi anche del 50% inferiori rispetto a quelli che praticava Prime Tn.  La cosa crea non pochi malumori, sia per tutto un lavoro di programmazione che si perde sia perchè sono in tanti, tra consulenti e fornitori a lamentare di avere crediti non ancora pagati. Qual è la reale situazione delle finanze del Baglio Basile? E' un mistero. Secondo fonti interne alla struttura, ci sarebbero ben 1,9 miioni di euro che la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, tiene vincolati, nonostante le richieste degli amministratori di utilizzarli per pagare un po' di debiti. Ma la situazione è complessa. Si sa per certo che molta liquidità è stata trovata nella disponibilità di Licata e dei suoi familiari durante alcune perquisizioni,ma questi soldi non entrano automaticamente nella gestione aziendale. Inoltre, un aspetto molto singolare delle misure di prevenzione è che i debiti precedenti al sequestro possono essere pagati solo se è dimostrata la buona fede del creditore. Accertare questa "buona fede" è un procedimento lungo e laborioso, ed è per questo che, magari, alcuni creditori ancora aspettano quanto dovuto loro. 

Passananti ha dato comunque anche una svolta rispetto alla gestione del personale, licenziando i familiari di Michele Licata che rivestivano ancora diverse funzioni nella struttura. Ciò è stato possibile anche grazie al fatto che è cambiata la natura del sequestro. Prima, il sequestro subito da Licata era "per equivalente", una misura del codice penare nella quale non si applicano le norme del codice antimafia. Adesso invece siamo nell'ambito delle misure di prevenzione, che riconoscono agli amministratori anche i poteri di "bonificare" la pianta organica dell'azienda sequestrata da presenze ritenute "incompatibili", come, nel caso di specie, appunto, i familiari di Licata.

A Michele Licata, imprenditore leader del settore ristorazione e alberghiero, com’è noto, per una maxi-evasione fiscale e truffa allo Stato, lo scorso novembre, la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, su richiesta della Procura di Marsala, ha sequestrato di beni, mobili e immobili, quote societarie, polizze d’investimento e liquidità per un valore di 127 milioni di euro.