“Cambiaremo Marsala, insieme ai cittadini”. Sono state queste le prime parole da sindaco di Alberto Di Girolamo. Sono state pronunciate esattamente un anno fa, quando arrivavano i risultati del ballottaggio che ha visto vincere l’ex cardiologo contro il “celeste” Massimo Grillo. Una campagna elettorale durata un anno, dalle dimissioni di Giulia Adamo, e avvenuta in un periodo piatto per la città, con il commissariamento del Comune.
Elezioni che non hanno entusiasmato molto, la forte astensione ne è stata la dimostrazione, ma anche a causa della personalità dei due principali competitor. Di Girolamo, tipo pacato e a tratti burbero. Grillo, ecumenico nell’esposizione e vecchio politicamente nonostante i 15 anni in meno dell’attuale sindaco. Questo offriva la città, che come unica spinta innovatrice ha visto la partecipazione, per la prima volta, del Movimento 5 Stelle, che in questo anno di attività ha alternato mezze figuracce a “cazzute” prese di posizione.
Questo è successo l’anno scorso, ad una competizione elettorale che Alberto Di Girolamo ha stravinto.
E che anno è stato per il sindaco Alberto Di Girolamo e per la città? Non molto entusiasmante. Ho provato a ragionarci su tre fronti.
Il sindaco notaio. In questi 365 giorni, in certi momenti, si è avuta l’impressione che il commissario straordinario non se ne sia mai andato. Con Di Girolamo che si occupava più dell’ordinaria amministrazione che della progettualità. Una funzione quasi da notaio, a firmare gli atti che si dovevano firmare, con poche, quasi nulle, iniziative a medio lungo termine. Per coincidenza storica il sindaco si è trovato tra le mani due grandi opere da portare a termine. Il progetto del porto di Marsala della Myr ha trovato la ratifica dell’accordo di programma con la firma di Rosario Crocetta a Marsala. Un momento definito “storico” dal sindaco che per l’occasione si è sbilanciato: “i ragazzi lo studieranno nei libri di scuola”. L’altra patata bollente del sindaco è quella sul nuovo servizio di raccolta rifiuti. Un appalto da quasi 100 milioni di euro su cui bisogna tenere gli occhi bene aperti, ed evitare le polpette avvelenate. Interne ed esterne, perchè da Palermo la nuova riforma sui rifiuti, calata da Roma, rischia di compromettere i piani dei Comuni che si sono costituiti in Aro per avere maggior autonomia.
Per il resto poche “bollicine”, per un’amministrazione che fronteggia la crisi economica che coinvolge tutti i Comuni, e un livello scadente della politica locale. Si è spacciata come grande opera l’inaugurazione del surrogato al Monumento ai Mille, la principale delle incompiute. Di Girolamo, sempre criptico nelle sue espressioni (ne sanno qualcosa i giornalisti di Sky per un’intervista diventata virale), si è deciso definirlo “luogo” dei Mille, e sta bene. Si è puntato all’ordinaria amministrazione, a “normalizzare” la città e la macchina amministrativa. Ma le strisce pedonali fatte con l’inchiostro simpatico e i motivi delle dimissioni di Nino Barraco (poi ci arriviamo) non vanno in favore del processo di normalizzazione del sindaco.
La squadra. Quello che è mancato al sindaco, in questo anno, è stata la squadra. Quel “cambiamo insieme Marsala” è cominciato a venire meno. Per diversi motivi e su vari fronti. La premessa è che Alberto Di Girolamo non ha dimostrato di avere il piglio da leader. Di battere i pugni sul tavolo quando i suoi facevano i capricci. In molte occasioni la situazione gli è sfuggita di mano, soprattutto quando in consiglio comunale c’erano da approvare atti delicati (una su tutte la Tasi, tra le prime rogne arrivate). Non è stato leader politico, anche se sulla carta è ancora il segretario del Pd a Marsala, il partito più rappresentato in consiglio comunale. Non ha mai chiarito quale fosse la sua posizione circa l’incompatibilità definita dallo statuto del Pd tra le cariche di sindaco e segretario. Impegnato h24 a controllare operai per le strisce pedonali, giardinieri per il verde pubblico, ha perso lo sguardo d’insieme su una città che aveva già poca voglia di politica, poco entusiasmo. Se durante il periodo del commissariamento il profilo culturale e politico della città si era abbassato, in questo anno non si sono visti miglioramenti. Di Girolamo ha delle lacune sull’essere leader. Ma anche la sua squadra non lo aiuta. Quella che sta dentro, e quella che sta fuori dal palazzo. Alcuni hanno cominciato a prendere le distanze da questa amministrazione, altri si sono nascosti dietro il sindaco che "lavora h24" e dietro il marchio di fabbrica “XBene”. Perbene il sindaco e perbene gli assessori, che però non fa, a volte, il paio con competenza. Questa amministrazione è carente soprattutto sui fronti della cultura e del turismo. Clara Ruggieri è assorbita dai mille problemi dei servizi sociali. L’assessore Lucia Cerniglia ha dimostrato in più occasioni di non essere all’altezza quando si devono studiare delle strategie sul turismo. L’unica iniziativa sono i pali (tanto fotografati) con le indicazioni degli hotel (a proposito dovevano essere centinaia, sono stati messi tutti?). Gli è mancata dietro la squadra, al sindaco, una macchina amministrativa molto ingolfata, con un paio di dirigenti soltanto, e una situazione che ha fatto tirare i remi in barca all’assessore Nino Barraco: al Comune di Marsala non si può lavorare, non si può programmare. E’ stata questa la motivazione data alle sue dimissioni. E la dice lunga sulla possibilità di fare politica per i giovani, per chi magari ha qualche idea.
E poi il consiglio comunale. Ora, qui non mi interessa parlare delle questioni che hanno i consiglieri e il sindaco. Alcuni consiglieri della maggioranza dicono che il sindaco non li coinvolge, altri lo sostengono, l’opposizione fa l’opposizione. Il sindaco dice che invece è chiaro con i consiglieri e che sono loro che non hanno capito come lavora. Ecco, ma il consiglio comunale, i trenta eletti dal popolo che figura hanno fatto in questo anno?
E’ stata una grande delusione. Il consiglio comunale eletto l’anno scorso ha confermato l’assenza dalla società civile, ed attiva, dei giovani. Sono stati eletti diversi consiglieri comunali “giovani”, chiamiamoli così. Ma quest’anno hanno, per la maggior parte, timbrato il cartellino e basta. Non hanno, in sostanza, dato quella spinta propulsiva, di idee, di attivismo, di indignazione anche davanti a ciò che accadeva in città. Non hanno dato quella marcia in più ad una politica vecchia e stancante. A tirare la carretta, e spesso male, sono stati i vecchi. Sono mancati loro, quest’anno. A dare il ritmo ad una politica corrosa, ad una città che dorme.
Francesco Appari