Motore! Partito! Ciak! Azione! sono le fasi salienti che danno il via ad una ripresa sul set cinematografico e, per un profano, come il sottoscritto, rappresentano al meglio la sintesi di quanto vissuto per qualche giorno sul set della fiction “Il Commissario Maltese” ( in onda a fine anno su Rai Uno in 4 puntate) che la Palomar Film, la casa di produzione di Carlo Degli Esposti, già produttrice del Commissario Montalbano, ha girato a Trapani e dintorni dalla fine di marzo fino a ieri. Come ci sono finito all’interno di un set di una fiction, ho continuato a chiedermelo pure io... Tutto ha avuto inizio con una telefonata in cui il mio amico Francesco Timo, mi annunciava che dovevamo andare a Trapani a fare una sorta di provino per le comparse di una fiction. Non gli ho creduto, pensavo ad uno dei suoi soliti scherzi e ho riagganciato. Dopo un po’, però, ricevo un’altra telefonata e stavolta è di un altro mio amico, Giuseppe Grisafi, che è regista e lavora nel mondo del cinema e mi conferma l’invito a partecipare.
E così di venerdì Santo, che per Trapani e i trapanesi è la giornata più importante dell’anno, mi ritrovo, dopo aver visto la processione dei misteri, a fare un provino al centro operativo allestito nei locali della Ex Camera di Commercio. Entriamo e la cosa che più mi colpisce sono tutti quei vestiti degli anni ‘70, con tutto il loro vissuto. Ma la sorpresa arriva subito dopo, quando tocca a me e ai due miei compagni “d’avventura cinematografica”, Francesco Timo e Francesco Appari. A fare la selezione è la capo costumista Marina, che ci osserva e con una frase laconica ci dice: “tu no, tu no, tu si”. Come dico, e ora che faccio la comparsa da solo? I miei due amici hanno i capelli troppo corti, non vanno bene, perchè nel ‘76, che è l’anno in cui è ambientata la fiction, i capelli si portavano lunghi e soprattutto non erano rasati. Io che di capelli ne ho pure pochini, rispetto a un tempo, ce li ho lunghi quanto basta e vado bene per la prova costume e la comparsa. Mi è dispiaciuto, dovevamo fare assieme questa esperienza e invece, mi ritrovo con i classici pantaloni a zampa d’elefante e tanti sfottò da parte dei due sui miei capelli lunghissimi…
Arriva la prima giornata di riprese. Si inizia prestissimo, alle 6 del mattino già pronti per essere vestiti e poi trucco e parrucco. Ecco, la prima cosa che mi colpisce è questa, la professionalità delle tante persone che lavorano sul set, e come ci sia, da parte di costumiste, truccatrici e parrucchieri, anche nei confronti delle figurazioni - così veniamo chiamati sul set - lo stesso livello di attenzione che viene prestato per gli attori.
Ci spostiamo sul set e ci ritroviamo assieme a tutto al gruppo di regia, con il regista Gianluca Maria Tavarelli in testa, l’aiuto regia Barbara Daniele, e gli altri, Natalia Fago, Giovanni Calvaruso e Giuseppe Grisafi. Io e le altre figurazioni siamo pronti per interpretare il ruolo di giornalisti. Ci danno registratori e videocamere d’epoca, taccuini, e un’altra cosa che trovo tipica del cinema, perchè rientra nell’immaginario classico, è che, per parlare con tutte le persone che sono sulla scena, l’aiuto regia, un po’ il capo di tutto il team, parla con il megafono dal momento che siamo all’aperto, in piazza. Arrivano gli attori, Kim Rossi Stuart è il protagonista che interpreta il commissario Maltese. Me lo ricordavo da giovanissimo ai tempi in cui interpretava al cinema un giovane karateka. E’ molto riservato, sempre concentrato sul set, scambia poche battute con i presenti e solo a fine giornata lavorativa si concede per qualche foto. Tra gli altri attori protagonisti c’è Francesco Scianna (ha lavorato in Baarìa di Tornatore) e nella fiction è un giornalista. Molto più chiacchierone e alla mano, da buon palermitano ama molto scherzare. La protagonista femminile, invece, non è Valeria Solarino, come ho letto fino a ieri su qualche giornale, ma Rike Schmid, bellissima e bravissima attrice tedesca, che interpreta il ruolo di una fotoreporter. Anche lei come Rossi Stewart è molto riservata, quasi timida, anche perchè parla poco l’italiano, ma tra un ciak e l’altro, invece, fuma tantissime sigarette.
Sulla prima scena, che si è svolta in piazza, di fronte al palazzo del Comune di Trapani, dove per l’occasione tutti dipendenti comunali sono stati per l’intera giornata affacciati alla finestra, c’erano tra le diverse auto d’epoca anche le mitiche Alfa Romeo in dotazione alle squadre volanti della Polizia di quegli anni, ma sul set c’era anche una vecchia cabina del telefono, una edicola dell’epoca, nulla, quindi, è stato lasciato al caso. Ma la cosa che più mi ha colpito sono stati i manifesti elettorali e i giornali dell’epoca. Su un manifesto c’era scritto: “50000 mila famiglie di terremotati del Belice vivono così da otto anni”. Eravamo nel 1976, il terremoto del Belice si era verificato nel 1968. Ecco, ho pensato che nulla è cambiato in Italia se ancora oggi dopo 48 anni si parla ancora di ricostruzione del Belice e se consideriamo che in altre regioni colpite da terremoti, la situazione non è poi così diversa dal Belice. E poi gli articoli dei giornali, in prima pagina veniva dato grande spazio ai problemi dell’economia, del caro vita e all’aumento del costo della benzina, non sembravano affatto del ‘76, non sembrava per nulla una fiction, ma la realtà che viviamo oggi leggendo i nostri quotidiani.
Alla fine di ogni ciak, subito dopo lo stop, le prime parole che si sentono sulla scena sono del regista che dà il suo giudizio su quanto girato, e quelle di Gianluca Tavarelli, che si metteva lì con le sue cuffie a sentire le battute e a vedere bene sul monitor, erano più o meno sempre le stesse: “Benissimo ragazzi. Va bene, ma ne giriamo ancora un’altra, proprio per essere ancor più sicuri”. E questo si ripeteva per tante e tante volte. Il regista torinese, premiato al Festival del Cinema di Venezia nel 2006 con il film “Non prender impegni per stasera”, ha girato tra gli altri “Qui non è il paradiso” nel 2000, “Portami via” nel 1994 e l’ultimo, nel 2014, “Una storia Sbagliata”. Per la tv ha girato, tra gli altri, la miniserie “Paolo Borsellino”, “Aldo Moro - Il Presidente”, e le due serie de “Il Giovane Montalbano”.
Dopo la scena da giornalista, e dopo un cambio di costume, faccio il passante, prima con una compagna, e poi in scena da solo, quando entro nella sede del “Comune” seguendo il Commissario Maltese. Altra sensazione, che poi è una realtà, che condividiamo con le altre figurazioni, è la straordinarietà delle professionalità presenti sul set. A Trapani sono arrivati 80 tra attrezzisti, elettricisti, uomini della produzione e regia, microfonisti, operatori di macchina, operai, scenografi, truccatori, costumisti e parrucchieri e perfino i cuochi che ogni giorno preparano il pranzo o la cena per tutta la troupe. Quando si dice che il cinema è un’industria, è anche per questo, e perchè riesce a mettere in moto un’economia diretta che vede coinvolte tante società che si occupano, di noleggio mezzi, attrezzature per il cinema e per quell’indotto economico che viene lasciato nel territorio che ospita le riprese.
Le altre giornate di riprese mi hanno portato a trascorrere un’intera giornata al cimitero di Trapani, del resto la fiction è anche questo, con delle location che sembrerebbero impensabili, dove per girare alcune scene, al cast di attori si è aggiunto Roberto Nobile, che ha lavorato con registi come Gianni Amelio, Nanni Moretti e Giuseppe Tornatore e in film come “Caro Diario” e “Habemus Papam”, e serie tv come la “Piovra”, “Distretto di Polizia” e “Il Commissario Montalbano”. Ma dopo le “scene tristi” al cimitero, è arrivata, invece, quella che ritengo la più bella, girata alla Riserva di Monte Cofano in notturna, dove ci siamo ritrovati in spiaggia, attori e figurazioni, a cantare “Sereno è” attorno ad un falò. E, infine, le registrazioni a Marsala, dove è stata messa su una “redazione giornalistica”.
Qui la produzione, a mio avviso, si è superata, realizzando tutto in ogni minimo dettaglio, portando sulla scena ogni cosa dell’epoca, dai telefoni, alle macchine da scrivere, ai giornali, alle riviste. Di questa avventura che mi ha permesso di rincontrare delle vecchie amicizie e di farne nuove, di condividere dei momenti di gioco, perchè in fondo per le figurazioni è questo, non per tutto il resto della troupe che è formata da bravissimi professionisti, mi rimarranno dei ricordi unici, i baffi che mi hanno chiesto di tenere dopo le prime riprese e le due cene all’aperto in piazza, a Porta Nuova, a due passi dal Parco Archeologico. Non posso che concludere questo diario della bellissima esperienza vissuta sul set del “Commissario Maltese”, ringraziando Giuseppe Grisafi, perchè grazie a lui ho avuto la possibilita di far parte del set e di vivere delle belle sensazioni. Ringrazio anche le costumiste e tutto lo staff per la disponibilità e simpatia. Alla Palomar, agli attori e al regista Tavarelli non posso che fare un grande in bocca al lupo per la prossima stagione televisiva e lo faccio alla loro maniera: Motore! Partito! Ciak! Azione!
Carlo Antonio Rallo