Ci risiamo, i comuni non pagano le quote spettanti da versare alla società “Airport Marketing Serive Limited” che gestisce il marketing di Ryanair, e il futuro dell’aeroporto di Birgi diventa sempre più precario, ma a rendere ancor più grave una situazione già difficile, nel corso dell’ultima riunione, che si è tenuta venerdì scorso presso la Camera di Commercio di Trapani, è arrivata la conferma da parte della direzione di Airgest, che la società che gestisce l’aeroporto trapanese, per una persistente situazione debitoria, si vedrà costretta alla scadenza del contratto che avverrà il 31 Marzo 2017, ad abbandonare l’accordo e a tirarsi indietro sugli impegni presi. Comunicazione per certi versi scioccante e che ha causato la programmazione di una nuova riunione, fissata per mercoledì prossimo, con i rappresentanti della Ryanair per discutere dei voli e soprattutto dell’accordo in generale. E’ stato già fissato, invece, un nuovo tavolo tecnico dei sindaci per il prossimo 4 Luglio, alle 16:00, al quale oltre al Prefetto Leopoldo Falco, si è deciso di coinvolgere anche i parlamentari della provincia di Trapani.
Tornando all’accordo di co-marketing che è stato firmato tre anni fa, prevede un versamento da parte dei comuni trapanesi e della camera di commercio di una somma complessiva annuale di 2.714.000 euro da versare in quattro rate trimestrali, ma sin dalla prima annualità si sono accumulati ritardi nei pagamenti, vuoi perché i Comuni non hanno fondi a causa dei minori introiti derivanti dalla riduzione dei trasferimenti statali e regionali, vuoi perché alcune amministrazioni, pur firmando l’accordo hanno continuato ad essere scettiche sulla sua effettiva validità. Per la seconda annualità, al momento ci sono ancora dei comuni morosi anche se alcuni sono debitori solo dell’Iva. Per quella in corso le fatture non pagate sarebbero sei, e nonostante i solleciti fatti più volti dal presidente della Camera di Commercio, Pino Pace, mentre alcune amministrazioni hanno provveduto a regolare la loro posizione entro marzo, altre non hanno pagato.
All’ultima rendicontazione aggiornata durante l’ultima assemblea, oltre alla Camera di Commercio che ha versato i 366.000 euro (quota di 300.000 euro più 66.000 di Iva) della propria quota, per il primo trimestre dell’anno, vi erano i Comuni di Trapani, Marsala con una quota di contribuzione di 300 mila euro più iva, Erice con 146.400, Alcamo con 73.200 e Paceco con 36.600. Oltre alla questione del co-marketing, lo scalo aeroportuale deve far fronte anche ad un calo di passeggeri, che non è allarmante nelle percentuali, ma che incide comunque negativamente anche sui bilanci dell’Airgest, l’ultimo, quello del 2015 si è chiuso in rosso, e la società, vista la situazione, dovrebbe ricorrere necessariamente ad un aumento di capitale. Nel periodo gennaio-aprile 2016 rispetto all’anno precedente il “Vincenzo Florio” ha perso il 2,4% di passeggeri. Quelli nazionali sono stati 325.654 con un incremento dello 0,9%, mentre gli internazionali – provenienti dell’Unione Europea – sono scesi a 65.038 con una riduzione del 16,4%.
Oltre ai numeri sul traffico passeggeri, rimangono tutti i dubbi relativi all’assetto societario dell’Airgest che, ricordiamo, è guidato nella parte pubblica dal 59,7% della Regione Sicilia e dall’1,7% della Camera di Commercio. Tra i privati c’è il 32,6% di Infrastrutture Sicilia, il 5,7% di Cesare Quercioli Dessena e lo 0,3 di piccoli investitori. Se da un lato gli azionisti non hanno ancora delineato un programma ben preciso su come intendono rilanciare l’aeroporto, anzi, con l'ultima dichiarazione si rischia di far saltare tutto, dall’altro non è chiara nemmeno la situazione su quello che si vuole fare di un eventuale polo aeroportuale della Sicilia Occidentale in collaborazione con lo scalo palermitano, e purtroppo, oltre alla scelte societarie sbagliate c’è ancora una volta la totale assenza della politica che sul difficile nodo dell’aeroporto, come del resto per l’area portuale, continua ad essere totalmente latitante e incapace di decidere.