Un tempo si chiamavano “quindicine”. Erano le prostitute che arrivavano a Marsala ogni quindici giorni, venivano fatte vedere, a bordo del calesse, alla città. Agli uomini che stazionavano al Cassaro o in piazza Loggia. Erano italiane, le ragazze che nei decenni scorsi, fino all’introduzione della legge Merlin, abitavano nelle case chiuse. Oggi la storia è diversa. Non ci sono più le navi tedesche con i marinai teutonici che scesi dall’imbarcazione, dopo mesi di mare, chiedono di “Trussenstrasse”. Quella era via Trusso, la strada delle case chiuse, la strada delle prostitute. Oggi a Marsala, ma in tutta la provincia la situazione è diversa. La prostituzione avviene per strada, avviene nei night club, avviene in appartamenti sotto gli occhi di tutti.
Le strade di Marsala, soprattutto in periferia, si sono ripopolate delle “schiave del sesso”. Ragazze che arrivano dall’Africa e vengono gettate per strada. Si trovano nella zona dell’ex Concasio, si trovano nella vecchia strada che attraversa il fiume Sossio, sotto la via Favara. D’inverno il vento e la pioggia inzuppano le donne che vendono per pochi euro il proprio corpo. D’estate è il sole cocente siciliano ad inaridire i sogni e le speranze per una vita migliore, libera. Nordafricane, ma anche ragazze dell’est Europa che si fanno notare sull’asse Marsala-Mazara. Per le strade, ma anche negli appartamenti. Sono diversi i siti di incontri con annunci inequivocabili. Basta contattare, fissare l’appuntamento, e vedersi nella discrezione di un appartamento che può essere in città come in periferia. Il centro storico di Marsala, ad esempio, ci segnalano, è molto gettonato in questo senso. Non sono poche le case affittate a soggetti che le usano come case d’appuntamenti. In questo giro di appuntamenti più “riservati” sono soprattutto ragazze di origini Sudamericane a prostituirsi.
E poi ci sono i casi dei night club. Sono locali a luci rosse, in cui il confine con le prestazioni sessuali a pagamento è sempre più facilmente valicabile.
Ad esempio, attorno all’attività di due Night Club di Marsala, il Bocca di Rosa di contrada Digerbato e il Cupido di via Mazara, negli anni scorsi erano state scoperte delle presunte attività di sfruttamento della prostituzione. Nel maggio 2013, i gestori del Bocca di Rosa Francesco Panico e la moglie Oksana Vodyants'ka, furono posti agli arresti domiciliari, mentre scattò il divieto di dimora in provincia di Trapani per Giovanni Sardo e Salvatore Lo Grasso. I due, collaboratori dei titolari, si occupavano della logistica e del trasporto delle ragazze dalla stazione ferroviaria agli appartamenti di Panico e al locale, e lo scorso febbraio, dopo l’assoluzione dei gestori, sono stati assolti dal Tribunale di Marsala perché il fatto non costituisce reato.
Altro processo, quello scaturito dall’operazione “Cupido” si è concluso qualche mese fa con la condanna ad un anno e 10 mesi di carcere, nonché mille euro di multa, per gli imputati Diego Marino, di 35 anni, e Francesco Bianco, di 71. Gli altri tre indagati, Giovanni Candela, di 42 anni, legale rappresentante della coop ‘’Cupido One’’, Andrea Figuccia, di 60, e il figlio Vincenzo, di 30, hanno preferito patteggiare la pena, evitando così condanne probabilmente più pesanti. Bianco, ex gommista della zona, era il proprietario dell’immobile nel quale, secondo l’accusa, era stata organizzata un’attività di incontri sessuali a pagamento. Nel locale, Marino svolgeva le mansioni di cameriere, ma per gli inquirenti avrebbe controllato, diretto e amministrato l’intera “attività di meretricio”.