Alessandro Iacucci, chimico, è stato ascoltato, in Tribunale, a Marsala, come consulente tecnico dell’accusa nel processo scaturito dall’indagine Dda di Palermo sul sistema, secondo l’accusa “illegale”, di raccolta e smaltimento dei rifiuti gestito dall’Ato Tp1. “C’era un accordo tra Sicilfert e Ato – ha dichiarato Iacucci - La prima diceva: più rifiuti sporchi mi porti e più mi devi pagare. E le cifre pagate dall’Ato sono poi aumentate. Quindi, sono stati conferiti più rifiuti sporchi”. Alla sbarra degli imputati sono l’ex direttore dell’Ato Tp1, Salvatore Alestra, l’ex direttore dell’area Sud dell’Aimeri Ambiente, Orazio Colimberti, entrambi accusati di corruzione, il capo impianto del cantiere di Trapani, Salvatore Reina, nonché Michele Foderà, amministratore di fatto della “Sicilfert” di Marsala, Pietro Foderà, socio e responsabile dei conferimenti alla Sicilfert, e Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stessa azienda, che trasforma i rifiuti in fertilizzanti. Alestra, secondo l’accusa, non avrebbe denunciato i “disservizi” di Aimeri per ottenere favori da Colimberti, mentre agli altri è contestato il conferimento e il traffico “illecito” di oltre 47 mila tonnellate di rifiuti. Iacucci ha spiegato che nel 2011-2012 si registrò “un improvviso aumento di scarti e ciò si deduce dal fatto che la Sicilfert veniva pagata di più dall’Ato”. I rifiuti “sporchi” erano quelli non previsti nel “formulario” tra quelli specifici per la trasformazione in concime. E cioè, in primo luogo, rifiuti alimentari. Il cosiddetto “umido”. Dopo la deposizione di Iacucci, gli avvocati della Sicilfert, Diego e Massimiliano Tranchida, hanno dichiarato: “Il consulente del pm ha confermato che i rifiuti scaricati alla Sicilfert venivano sottoposti a più vagli di ripulimento. La sua consulenza, comunque, ci è apparsa approssimativa. Sarà il nostro consulente di parte a ribaltare le conclusioni”. Il 10 e il 24 ottobre, il maresciallo D’Angelo riferirà sulle indagini poi approdate all’accusa di corruzione.
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Riceviamo e pubblichiamo una replica dell'avvocato Vito Agosta.
Nell'articolo si riportano alcune presunte dichiarazioni rese dal consulente tecnico del PM che appaiono del tutto errate anzi opposte alle effetive risultanze processuali.
In primo luogo tra ATO e Sicilfert non vi era alcun "accordo" come maliziosamente riportato e quindi non si erano messi "d'accordo" ma vi era semplicemente un normale "contratto" identico o comunque simile a quelli stipurati In tutta Italia che prevedeva, come era ovvio che fosse, che il costo di conferimento del rifiuto organico fosse maggiore nel caso in cui le impurità presenti nel rifiuto fossero maggiori. Il consulente aveva ritenuto che ciò fosse accaduto e invece ieri nel processo lo stesso ha dovuto ammettere che in realtà si trattava di una sua personale duzione ma che non vi era alcun documento in grado di dimostrarlo. Anzi ammetteva pure di non aver mai neanche guardato le fatture che erano ovviamente il principale documento da cui poter desumere gli effettivi costi di conferimento.