Uno strascico del processo per il sequestro della piccola Denise Pipitone. E’ quello che vede Gioacchino Genchi indagato dalla Procura di Marsala per calunnia e falsa testimonianza. Una notizia che salta fuori a seguito della richiesta di archiviazione avanzata al giudice delle udienze preliminari dalla stessa Procura lilibetana. Non ci sono, insomma, gli elementi per perseguire Genchi. Calunnia e falsa testimonianza sono i reati ipotizzati a seguito della querela che contro il super-consulente ha sporto l’ex dirigente del commissariato di polizia di Mazara del Vallo (Tp) Antonio Sfamemi. E ciò a seguito di quanto dichiarato da Genchi, nel 2012, davanti il Tribunale di Marsala, nel processo per il sequestro della piccola Denise Pipitone, scomparsa da Mazara il primo settembre 2004. A Genchi, la Procura marsalese aveva affidato l’esame dei tabulati telefonici relativi alle intercettazioni effettuate in fase d’indagine e deponendo nel processo di primo grado il consulente telefonico-informatico dichiarò: “Ad un certo punto dell’indagine per il sequestro di Denise, Stefania Letterato sparirà dai tabulati delle intercettazioni. Io suggerii al pm di intercettare i maggiori contatti di Anna Corona, tra cui c’era la Letterato, ma da quel momento si interruppero contatti e credo ci sia stata consapevolezza di essere intercettati. L’insuccesso del 70/80 per cento dell’indagine, secondo me, dipende dall’insuccesso dell’intercettazione Letterato”. Stefania Letterato (amica di Anna Corona, madre dell’imputata, poi assolta, Jessica Pulizzi) nel 2004 era fidanzata con il commissario Antonio Sfamemi. Poi, ne divenne moglie. Sulla questione Letterato, Genchi avrebbe affermato in aula cose diverse da quanto scritto nella sua consulenza. Per la Procura, però, il consulente avrebbe quelle contestate dichiarazioni in buona fede. Ciò a causa dell’enorme mole di intercettazioni da esaminare. “Abbiamo raccolto una mole di dati – affermò Genchi nel 2012 - che, a mia memoria storica, non ha precedenti nella storia giudiziaria internazionale: 12 milioni di contatti telefonici intercettati”. Qualche errore in udienza, dove generalmente si va a memoria, ci può, dunque, stare. E per questo la Procura ha chiesto l’archiviazione.