“Nessun parere è stato richiesto all’Ufficio legale della Regione, una truffa vergognosa quella portata avanti nel silenzio più assoluto dall’accoppiata Crocetta&Baccei. L’accordo Stato-Regione, col quale la nostra Regione rinuncia a 7 miliardi di euro l’anno per un’elemosina da 500 milioni di euro (che tra l’altro dovranno essere restituiti con nuovi tagli di bilancio), denota la nullità assoluta di questo governo”. Lo dice il deputato del Movimento 5 Stelle di Mazara del Vallo Sergio Tancredi che aveva pure richiesto per ieri la convocazione del dirigente generale dell’Ufficio legale e legislativo della Regione Siciliana Romeo Palma, in commissione Bilancio all’Ars, per comprendere se questo governo avesse richiesto il loro parere sulle refluenze giuridiche e statutarie di questi accordi, prima di sottoscriverli. E, invece, il dirigente non si è presentato, al suo posto, l’avvocato Beatrice Fiandaca dello stesso ufficio. Sarà proprio l’avvocato Fiandaca, in commissione, a confermare che nessun parere è stato richiesto dal governo all’Ufficio che rappresenta.
“In pratica, - afferma Tancredi - il governo regionale non si è avvalso di alcun supporto prima di sottoscrivere i ‘patti’ con Roma, fidandosi della versione fornita dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. Stiamo parlando dell’assessore “commissario”, uomo renziano inviato da Roma senza se e senza ma”.
“Un accordo truffa, quindi, - conclude il parlamentare regionale - accolto con una legge ordinaria e senza parere degli uffici competenti, come se io andassi in Tribunale a difendermi senza un avvocato. Una follia”. Ma il deputato Cinquestelle non si rassegna e continua a chiedere la presenza del dirigente regionale in II commissione Ars, “vogliamo vederci chiaro, la presenza di Palma è necessaria visto che si parla di effetti giuridici sulla Sicilia in seguito ad un accordo con lo Stato, ovviamente senza nulla togliere alla competenza della dottoressa Fiandaca”. Tancredi adesso chiede venga redatta una relazione per iscritto, nonché l’intervento della Corte dei Conti, soprattutto alla luce della mancanza del parere legale degli uffici.