L’estate Marsalese è stata scossa dai venti della discordia e delle polemiche riguardo alla mancanza di progetti estivi culturali da regalare alla città e alla modalità in cui questi dovevano essere svolti, visto che il Comune non avendo fondi per supportare questi eventi si limitava solamente a patrocinare la manifestazione chiedendo agli organizzatori di cercarsi degli sponsor.
Eppure Marsala culturalmente parlando non avrebbe nulla da invidiare alle altre città dell’isola: nel 1700 quando era di voga tra gli stranieri il “Gran Tour”,un viaggio tra le bellezze italiane e che ha portato nella penisola personalità come Goethe, Marsala era una tappa imprescindibile oltre che per la sua bellezza naturale anche per alcuni beni culturali altrove introvabili come la “Cona Cancherata”, misterioso trittico, tutt'ora anonimo.
Citiamo dal libro “Storia di Marsala” del Marchese Villabianca risalente al 1781:
“...In terzo luogo, discorrendo della Cona cancherata, diciamo che nella chiesa di San Francesco, vi è una pittura piena di secoli e cieca anche del grande autore che la produsse. Portata viene ella da un quadro che costa di tre tavole, ed unite coi cancheri, di figura conica, e perciò dicesi Cona cancherata (…) Chi sia l’autore non si sa, come sopra avvisai, credesi però che sia opera del gran Raffaello o di qualche altro insigne pittore. Altri dicono esser opera di Alberto Duro pittore (Albert Durer) ma intanto è certo l’essere ella una cosa di maraviglia e galanteria grande che non ha prezzo, e li padri quindi ne fanno quella stima che merita una tanta opera sì singolare, e tutti li forastieri, che si portano in detta Marsala per osservar le antiche memorie, non partono dalla medesima, se on la vedono colla maggiore soddisfazione due ed anco tre volte, e non lasciando d’ammirare tanta preziosità”
Il quadro è un trittico nella cui pala centrale raffigura l’adorazione dei tre magi nel lato sinistro la regina Saba a piè di re Salomone, seduto nel trono reale, e nel lato destro ancora re Salomone, a cui un guerriero porta doni. Quest’opera d’arte che attualmente è valutata un milione di euro, cifra davvero importante per un quadro anonimo, negli anni '80 era dimenticato, forse credendolo cosa di poco conto nel magazzino dello stadio comunale, rilevato dal Comune, nel 1994 durante i lavori di restauro degli uffici fu rubato e ritrovato dopo 3 mesi al confine coi Balcani.
Il quadro attualmente si trova nella stanza del sindaco e la domanda è: perché, vista la pochezza di eventi culturali in città a causa di fondi pressoché nulli, non creare un evento intorno a questo magnifico quadro dalla storia così misteriosa, affascinante ed interessante? Cultura chiamerebbe cultura e le opere d’arte specialmente se di proprietà del Comune dovrebbero essere fruibili ai cittadini prendendo ad esempio l’esempio dei Francescani che liberamente lasciavano che i fedeli o semplicemente amanti dell’arte accorressero per ammirarla, che questo quadro attribuito addirittura a Raffaello e a Durer, due artisti che hanno segnato la storia nel mondo dell’arte, possa diventare partenza e simbolo per una nuova rinascita della cultura marsalese.
Fonti del Comune hanno stimato che la pala d’altare sia risalente intorno al 1100, non di più; ma la particolarità rispetto alle altre pale del medesimo periodo è che questo rappresenta una complessità di organizzazione e di esecuzione ancora estranea ai più in quel periodo; lo sfondo così ricco e dettagliato, le linee dei volti e dei corpi e la profondità prospettica.
Nelle prossime settimane cercheremo di contattare alcuni esperti in materia per analizzare al meglio questo tesoro ritrovato e non fruibile da alcun cittadino, se non il primo.
Stefano Frungillo