La provincia di Trapani è entrata nel panico dopo la notizia della cancellazione dei voli Ryanair da e per l’aeroporto di Birgi dal prossimo 31 marzo, data in cui scadrà il contratto di co-marketing che lega la compagnia irlandese al Vincenzo Florio
Un segnale che potrebbe dire molto sulle intenzioni di Ryanair che se non si rinnova il contratto andrà via dallo scalo trapanese.
“Abbiamo delle lentezze che sono caratteristiche del nostro stile di vite che a volte non sono comprese da aziende internazionali come la Ryanair”, ha detto il presidente di Airgest Franco Giudice. “Stiamo facendo tutto il possibile, con la Regione, con grande spirito di collaborazione per risolvere questo problema. Ryanair sta facendo di tutto per stringere i tempi, e ce lo ha detto da tempo”.
La situazione è complicata, ammetta il presidente di Airgest. “Le esigenze di pianificazione di una compagnia vanno da una stagione all’altra. Quello che chiede Ryanair è la certezza di poter operare la prossima estate”. Per Giudice non c’è allarme ma “grossa pressione”. E non condivide la boutade del sindaco di Trapani Vito Damiano. “Stimo il sindaco ma non condivido che c’è Palermo e può chiudere Birgi”.
Ma cosa succede se va via Ryanair? “L’aeroporto torna al 2005, con 230 mila passeggeri a fronte dei 2 milioni raggiunti in passato”, spiega Paolo Angius componente del consiglio di amministrazione di Airgest, la società che gestisce lo scalo di Birgi. Un quasi azzeramento dei voli a Birgi nel caso Ryanair dovesse lasciare. “Per questo territorio sarebbe una vera follia, una catastrofe per le varie attività come B&B, alberghi e ristoranti”, continua Angius. Il problema però sono i soldi. La compagnia irlandese vorrebbe chiudere presto le trattative e programmare la prossima stagione, ma manca la materia principale. Mancano i soldi, che non può più impegnare l’Airgest che ha chiuso il bilancio con un disavanzo di 15 milioni di euro. Allora si attende un intervento della Regione, che è socia di maggioranza, o del Libero Consorzio. Negli ultimi tre anni il contratto è stato pagato da Airgest e dai comuni della provincia di Trapani che si sono sostituiti all’ex Provincia pagando delle quote.
E’ lo stesso Angius a confermare che l’Airgest non può più assumersi un impegno così grande senza la copertura. La società versa circa 3,5 milioni l’anno, mentre i Comuni 2,7 milioni. I sindaci sono tutti contro l’esborso di somme, e adesso la situazione si fa più complicata per l’assenza di un soggetto che faccia da collante tra le diverse anime del territorio per consentire a Ryanair di restare a Birigi.
Non ci sarà più la Camera di Commercio a coordinare il tutto. La Ryanair vorrebbe concludere l’accordo a breve entro la fine di ottobre. “Si spera in un colpo di reni dei sindaci che formalizzino questi impegni”. Per Angius meno soldi vengono dati a Ryanair e meno tratte internazionali ci saranno, meno incassi per servizi collaterali, meno auto noleggiate, e consumi diversi.
L’unica speranza arriva dalla Regione che non ha mai impegnato dei soldi per l’aeroporto, perchè è la legge che non lo consente. Si pensa ad un escamotage. L’assessore regionale all’economia Baccei starebbe studiando come inserire nella prossima finanziaria dei fondi per l’aeroporto di Birgi. Non si tratterebbe di aiuto diretto, ma l’impiego di soldi a favore dell’Airgest, essendone socio di maggioranza. Nel frattempo si pensa anche alla privatizzazione dell’Airgest, ma è un percorso lungo.
Intanto sono arrivati i dati sul traffico di passeggeri per il mese di settembre. E sono dati ancora in calo. I viaggiatori che hanno utilizzato il Vincenzo Florio a settembre sono stati 150.345, in calo del 12,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una discesa continua per lo scalo trapanese che sta perdendo molto terreno e che vive una situazione molto critica.