Signori miei, il Trapani non è risorto. Il Trapani ha solamente vinto rispettando alla lettera quanto indicato dal mister prima della partita. Se escludiamo le brutte trasferte di Salerno e Bari (se fosse entrato in rete il pallone calciato da Petkovic stampatosi sulla traversa avremmo assistito a ben altra gara) la squadra granata ha senza ombra di dubbio disputato gare migliori sul piano del gioco rispetto a quella giocata contro i campani di Baroni. Il caso o il destino, magari accompagnati dal mancato rispetto di schemi dettati da Cosmi, hanno determinato la mancanza di risultati che ha accompagnato la squadra nelle precedenti gare. Non dimentichiamo che il Trapani, inizialmente, era da considerare (e lo è ancora) un neonato che sta cominciando a fare i primi passi. Gli schemi si assimilano pian piano e si cresce di partita in partita. Non si può diventare fenomeni improvvisamente. Contro il Benevento, ad esempio, un certo Legittimo, che prima aveva messo in campo un rendimento al di sotto della sufficienza, non può essere diventato improvvisamente un impeccabile difensore come ha mostrato contro la formazione campana. Stesso discorso per Casasola e per il portiere Guerrieri il quale ha giocato con la serenità di un veterano. A qualche improvvisato commentatore del calcio bisogna rammentare e sottolineare che il calcio, prima che coi piedi si gioca con la testa. Metti una squadra che va in svantaggio, magari per un errore dovuto alla condizione o al mancato rispetto di uno schema, ecco che le cose si complicano maledettamente a livello psicologico. Sei preso dall’affanno di dover rimontare, dalla paura di prendere un secondo gol e salta tutto. La forma, la condizione, l’assimilazione degli schemi, sono cose che non possono improvvisamente funzionare alla perfezione. Se a questo aggiungiamo che calciatori come Scozzarella, Petkovic e Citro avevano da poco cominciato a prendere confidenza con il rettangolo di gioco, possiamo ampiamente giustificare il rendimento precedente. Non dimentichiamo che in squadra ci sono tanti giovani che, seppur di valore, hanno bisogno di ambientarsi e trovare la loro giusta dimensione nell’ambito di uno scacchiere che si chiama squadra. E allora è giusto dire che il Trapani c’è sempre stato.
Antonio Ingrassia