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21/11/2016 10:50:00

La Cgil: investire nel tempo pieno della scuola in Sicilia

 Un investimento dello Stato già dalla prossima legge Finanziaria per il tempo pieno a scuola anche in Sicilia, garantendo agli studenti dell’isola le stesse opportunità formative dei coetanei di altre regioni. È la richiesta che la Flc regionale ha lanciato nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, Bruno Marziano, assessore regionale, Monica Genovese, segreteria Cgil Sicilia, Anna Fedele, Flc nazionale.
“L’allineamento alla media nazionale – ha sottolineato la segretaria generale Flc Sicilia, Graziamaria Pistorino –, peraltro, consentirebbe l’assunzione di 5.000 docenti”. Nell’isola oggi il tempo pieno riguarda solo l’8% della scuola primaria contro il 48% della Lombardia, con la punta massima del 91% a Milano. “Occorrerà anche prevedere un apposito capitolo di spesa per i servizi – ha specificato Pistorino –, come mense e trasporti, considerato che i comuni in dissesto finanziario non riescono a garantirli, e ci sono casi dove il tempo pieno è già stato sospeso o rischia di esserlo”. Secondo i calcoli Flc, “un minore che frequenta per sole 27 ore anziché 40, alla fine del percorso avrà passato a scuola due anni in meno”.
Dice Pistorino: “Alla luce anche delle ultime denunce di Save the children sugli abbandoni scolastici al 25% e sulla povertà educativa al Sud, intervenire subito sull’offerta formativa è essenziale se si vuole garantire un futuro ai giovani siciliani”. Secondo la Flc, “per assicurare il funzionamento della scuola vanno anche riviste le dotazioni organiche del personale Ata. “Di fronte alla richiesta di 1069 unità – ha detto Pistorino –, il Miur ha assegnato alla Sicilia solo 403 posti, un numero assolutamente insufficiente che noi chiediamo venga rivisto”.
Inoltre, la Flc Sicilia giudica “preoccupante” la diminuzione del numero d’iscritti nella scuola, “dovuta più alla ripresa dell’emigrazione – ha affermato Pistorino – che al calo demografico”, e drammatico il calo delle iscrizioni nelle università meridionali che registrano un -25,5%. “La crescita economica occupazionale di un territorio – ha sostenuto Pistorino – non può prescindere da un buon sistema d’istruzione, pena l’esclusione sociale di larghe fette della popolazione. Per questo, chiediamo al governo un’inversione di tendenza e d’investire sull'istruzione”.