"Siamo calunniati da Maria di Trapani solo ed esclusivamente per ragioni economiche". E ancora: "Non è vero che è stata segregata in casa e costretta a fare i bisogni in pentola, ma stava in una villetta con piscina e boschetto".
E' la difesa di Alberto Lipari, il conduttore del programma televisivo locale "Stranamuri siciliano", che dopo aver creato la web star del trash Maria "di Trapani", è finito al centro di una vicenda giudiziaria.
La notizia, riportata da Tp24.it e ripresa dalle altre testate, l'abbiamo raccontata mercoledì (potete leggere l'articolo cliccando qui): Maria Caruso, 42 anni, meglio conosciuta come Maria di Trapani, originaria di Erice, era diventata famosa grazie ad un programma televisivo "Stranamuri sicilianu" e perchè i suoi video erano diventati virali.
Oggi, il conduttore Alberto Lipari, una specie di dottor Stranamore siciliano, è finito sotto processo per maltrattamenti. Insieme a lui, davanti al giudice monocratico di Marsala, Lorenzo Chiaramonte, deve rispondere del medesimo reato anche la sua assistente Rosalba Platano.
Nel capo d’imputazione si legge, che i due «in concorso tra loro, dopo avere fatto acquistare a Maria Caruso una certa popolarità, averla convinta a seguirli in giro per i locali della Sicilia per fare serate di promozione con la falsa promessa di guadagni, approfittando anche delle sue condizioni di deficit cognitivo, per un mese, la tenevano reclusa in una stanza presso un’abitazione di Marsala».
Secondo i magistrati la donna sarebbe stata «costretta a espletare i propri bisogni in una pentola e privata dei presidi igienici più elementari». A queste, si aggiugono le accuse di malnutrizione, dileggiamento e violenza: «Quotidianamente percossa dai figli della stessa Platano». E poi ancora: pulizie in un'abitazione del villaggio Kartibubbo di Mazara, di proprietà della Platano. E i guadagni delle serate non le venivano corriposti.
Il processo è giunto alla quarta udienza. "Dall’attività istruttoria sin qui compiuta emerge a chiare note che la vicenda ha una matrice calunniosa con motivazioni esclusivamente economiche" dichiara Lipari. I fatti contestati risalgono al 2013 e al 2014. "Perchè allora questa denuncia con due anni diritardo?" si chiede Lipari, che fa notare anche la denuncia è stata presenta "solo dopo l’interruzione della collaborazione fra Maria “Di Trapani” ed il mio programma".
Inoltre "è emersa giudizialmente la piena capacità di intendere e di volere" di Maria di Trapani, attraverso una perizia disposta dalla stessa Procura della Repubblica, la quale, a causa di ciò, non ha contestato alcuna aggravante per lo stato psichico della suddetta né ha contestato alcun reato di circonvenzione d’incapace considerato che, si reitera, Maria “Di Trapani” è perfettamente capace di percepire la realtà.
Annuncia Lipari che "processualmente emergeranno dei documenti sottoscritti da Maria e perfettamente conosciuti dall’intera sua famiglia che dimostrano che alcuna retribuzione doveva essere alla stessa corrisposta anzi doveva avvenire l’esatto contrario per l’opera di management operata dal mio programma nel suo interesse al fine, un giorno, una volta ottenuta visibilità mediatica, di trasformare Maria in personaggio pubblico e conseguentemente far diventare la sua popolarità una fonte di reddito per la stessa".
Infine: "Sono false, calunniose e non documentate le affermazioni di Maria circa le condizioni dell’immobile nel quale viveva attese le dichiarazioni dei testimoni dell’accusa che dichiarano di averla vista in diverse giornate a bordo piscina e a passeggiare nel boschetto privato. Non v’è traccia alcuna a conforto della tesi esposta da Maria mentre gli stessi testi dell’accusa, a parte ovviamente i familiari che erano ben contenti dell’allontanamento di Maria da proprio nucleo familiare, offrono un quadro del tutto incompatibile con quanto a noi contestato. Produrremo giudizialmente dei video realizzati dalla stessa Maria su nostro suggerimento, che mostrano la stessa mentre si occupa delle ordinarie faccende domestiche nell’immobile che poi è stato descritto come fatiscente, privo di letto e con una pentola per espletare i propri bisogni. Tale immobile insiste in un terreno che comprende altre villette con uso piscina e parco privato. Non proviamo rancore per Maria perché siamo sicuri che la mano che la pilota non è la propria. Abbiamo fiducia nella Giustizia e ci auguriamo che quando interverrà l’assoluzione questa venga pubblicizzata con la stessa forza e veemenza utilizzate per screditarci".