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28/02/2017 06:00:00

Anche per noi "la democrazia muore nell'oscurità". Il perché di una frase per Tp24

 Da ieri sotto la testata di Tp24.it campeggia una frase: "La democrazia muore nell'oscurità". Abbiamo cioè fatto nostra la frase che da un po' di giorni a questa parte è in evidenza sotto la testata di uno dei giornali più importanti al mondo, il "Washington Post": «Democracy Dies in Darkness». Negli Stati Uniti, infatti, è in corso una forte polemica tra il presidente Donald Trump e i media, che rivendicano il loro ruolo di fare luce, appunto, su fatti e misfatti dei governi, ad ogni livello, e dei potenti. 

Guarda caso, la scelta del Washington Post cadeva proprio nei giorni in cui denunciavamo gli ennesimi black out all'illuminazione pubblica di Marsala e Trapani, e allora l'abbiamo preso un po' come un segno del destino. Nell'oscurità muore la democrazia, e muoiono anche le città, ci siamo detti.

Abbiamo allora deciso di adottare anche noi questa frase, perchè ciò che è vero a livello globale, è ancora più vero a livello locale, perchè ci sembra, riportando questa espressione, di rinnovare un patto con i nostri lettori. Ancora una volta Tp24.it si impegna per fare luce su scandali piccoli e grandi della nostra provincia, dagli sprechi degli enti locali alle inchieste su mafia e appalti. Lo facciamo e continuiamo a farlo proprio per questo: per cercare di accendere ogni tanto una luce, di spezzare il buio che c'è intorno. 

Non è facile, chi ci segue lo sa. Per un giornale locale c'è un modo per vivere tranquilli: copiare senza se e senza ma tutti i comunicati che arrivano in redazione, non farsi domande, concentrarsi sugli incidenti stradali e sulle cose curiose, e ogni tanto lanciarsi in qualche campagna internazionalista, da "Tibet libero" a "Verità per Giulio Regeni", per battere un colpo. Noi invece pratichiamo un giornalismo, ancora una volta, che, anche se di provincia, non vuole essere provinciale, nei modi e nell'atteggiamento. Non ci piace fare proclami, ci piace raccontare le cose. Non ci piace chiedere la verità, ma cercarla, una verità.

Facciamo inchieste, facciamo domande, facciamo ragionamenti, ci prendiamo le responsabilità. Insieme. E' anche per questo che molti pezzi di Tp24.it non sono firmati, lo ribadiamo ancora una volta: non mettiamo la firma nei nostri pezzi perché se no partirebbe sempre una caccia all'uomo, dato che la prima domanda che ci fanno in redazione i diversi "potenti" che si sentono toccati dai nostri articoli è: "Chi è che ha scritto quel pezzo?". Ecco, i pezzi non sono firmati perché li firmiamo noi, tutti insieme. Non è vigliaccheria, anzi, è un'assunzione maggiore di responsabilità, dato che non essendo i pezzi firmati, è il direttore responsabile che ne risponde per tutti. 

La democrazia muore nell'oscurità, dunque. Ce lo siamo ripetuti più volte in questi giorni. Ieri, ad esempio, abbiamo pubblicato una nostra inchiesta sugli strani giri dell'ex assessore e consigliere Adamo, a Castelvetrano. Non è stato facile.  Dispiace a noi per primi raccontare queste cose. Ma è il nostro dovere, soprattutto se sono vicende che riguardano Castelvetrano, città dove niente è banale, soprattutto se tutto ciò riguarda personaggi politici e dunque la nostra piccola democrazia, alla vigilia delle elezioni amministrative. Altre cose racconteremo, gravi, come tante altre ne abbiamo raccontate. Non abbiamo tesi, soluzioni pronte all'uso, orientamenti precotti, direzioni da indicare. Abbiamo solo piccoli articoli, che sono come le capocchie dei fiammiferi. Si accendono, fanno luce per un po'. Ci salvano dal buio anche questa volta. 

La redazione