Vi ricordate dell’ ETA’ DELL’ORO? Ce ne hanno parlato fin dalle scuole elementari. Fa parte dei racconti dell’infanzia. Mia nonna mi raccontava che c’era stato un tempo che gli uomini parlavano con gli animali e gli animali con loro e la natura era tutta in armonia. Io, bambino, ci credevo, soprattutto perché mi sembrava che lei ci credesse. Tutti i popoli che noi chiamiamo antichi hanno raccontato di una età dell’oro, in cui gli esseri umani vivevano senza affanni e il cibo era a disposizione di tutti senza alcuna fatica.
Esiodo, il primo poeta greco dopo Omero, circa 600 anni prima di Cristo, scrive :
“Come prima cosa gli immortali, che dimorano nell’Olimpo, fecero una stirpe aurea di uomini mortali. Erano i tempi di Kronos, quando egli regnava nel cielo. Vivevano come dèi, senza affanni nel cuore, lontano e al riparo da pene e miseria; non arrivava la triste vecchiaia, ma sempre egualmente forti di gambe e di braccia gioivano nei banchetti, lontano dalle malattie; morivano come vinti dal sonno; a loro disposizione c’era ogni sorta di bene; senza lavoro la fertile terra dava loro il suo frutto ricco e abbondante, e loro, contenti, in pace, si spartivano il frutto del loro lavoro in mezzo a beni infiniti, ricchi di greggi, cari agli dèi beati “ (Esiodo, Le opere e i giorni, vv. 109-120)
Più o meno nella stessa epoca venivano scritti i primi libri della Bibbia. Nella prima pagina del primo libro, il Genesi, troviamo un altro racconto di un’età felice dell’umanità:
“Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse. Dio disse loro: “siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra”. Dio disse:” Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie della terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento” ( Genesi 1,27-29)
Ce la sogniamo questa Età dell’oro, questo Paradiso terrestre, mentre viviamo tra guerre, tradimenti, sopraffazioni che costruiamo noi stessi. “Com’erano belli i tempi antichi!” esclamiamo a volte, pur sapendo che sono le favole partorite dal desiderio. “Eppure, pensiamo, deve esserci stato qualcosa di simile; se c’è già stato, sarà possibile costruire un mondo di pace e di abbondanza anche nel futuro”.
E così sono nate le UTOPIE. Sotto questo aspetto, tutte la religioni sono “utopie”. Mostrano una “via”, che porterà ad una convivenza serena tra gli umani, alla condivisione dei beni, all’eliminazione della sopraffazione e della miseria.
“Allora il re dirà a quelli alla sua destra: ‘Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi’. Allora i giusti gli risponderanno: ‘ Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti e trovarti?’ E il re risponderà loro: ‘in verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me’ “ (Matteo 25, 34-40)Ecco, questo mi sembra il progetto utopico, il SOGNO di Gesù. E’ una UTOPIA senza luogo oppure una UTOPIA CONCRETA? Se resta sulla carta rimane soltanto una bella lettura, Gesù chiamò questo progetto anche “Regno di Dio” e non lo pensava per niente fuori da questo mondo, in un aldilà misterioso, di cui comunque non dice niente, ma da realizzare qui sulla terra, anzi già in fase di realizzazione quando un essere umano compie uno di quei gesti. Il cristianesimo è questa “utopia concreta”, estremamente ambiziosa ma non fuori dalle possibilità umane. Da qualche parte c’è il suo “luogo”. Importantissimo è non cambiare direzione. E nei loro duemila anni di vita quante volte i cristiani hanno, invece, cambiato direzione!
Oltre alle religioni, molti esseri umani, riflettendo sulla condizioni di vita così precarie dei loro contemporanei, hanno immaginato dei modelli di società armoniose e pacifiche. Hanno descritto in libri queste loro ipotesi, sperando che servissero da modello, da stimolo per i politici, per la società intera. Purtroppo, questi loro modelli sono troppo perfetti, fuori dalla realtà, la quale si costruisce attorno alle passioni, alle ambizioni, alle debolezze, ai bisogni. Il più famoso di questi libri, pubblicato nel 1517 in Inghilterra, ricevette dal suo stesso autore ( Thomas More) un titolo che mostrava che si trattava di un modello che “non aveva luogo” sulla terra: UTOPIA, che significa, appunto, LUOGO CHE NON C’E’. Da allora la parola “utopia” viene utilizzata per indicare un bel progetto irrealizzabile. Ultimamente, invece, per denominare un progetto di una società terribile ( per esempio, dominata e regolata da un sistema mafioso) è stata coniata la parola DISTOPIA. Ma lasciamo stare le “distopie”, che hanno recentemente prodotto famosi romanzi come “ 1984” o “ Mondo Nuovo” e torniamo alla “utopia”.
Finché immaginiamo, noi, chiusi in uno scrittoio, tasteggiando un computer, passeggiando solitari, discutendo tra amici una società dell’armonia e dell’abbondanza, rimaniamo “fuori luogo”; sarà bello…però, intanto, la realtà va per i fatti suoi, con vicende e mutamenti che sempre ci sorprendono.
Ci sono altri modi per nominare l’ UTOPIA. Ne richiamo due, SOGNO, VISIONE, che registrano un piccolo ma fondamentale scarto del significato originario di utopia. Sono molto usati in questi ultimi decenni, mentre la parola Utopia viene un po’ messa da parte, quasi con pudore e imbarazzo. Si tratta di una ipotesi che, allo stato attuale sembra impossibile da realizzarsi, ma in cui si crede fortemente, perché non si pretende di costruire “subito” la realtà che si “sogna”, ma si è convinti di aver trovato la strada che può portare a questa realizzazione. A questo proposito, il grande economista e sociologo Zygmund Bauman, premio Nobel per l’economia, scrive:
“Una realtà ‘cruda’, ‘pura’ e ‘assoluta’ – di fatto non deformata – è un fantasma. Eppure utile…ci indica comunque la strada… La destinazione prescelta potrebbe essere irraggiungibile, la sua VISIONE, però, ci sprona, ci induce a metterci in cammino e a continuare a camminare”.
In altre parole, una “visione” del genere è un “progetto”; se non hai un “progetto”, cioè un “sogno”, vivi alla giornata, ti sperdi e disperdi, perché rinunci a cercare il tuo percorso, la tua strada. Parlando a dei giovani, che vengono esortati ad essere “realistici”, ad accettare la realtà così com’è (“tanto non è possibile cambiarla”), il filosofo Umberto Galimberti scrive recentemente, nel dicembre scorso:
“i sogni, quando non sono illusioni ma progetti, non si lasciano sconfiggere dal sano realismo. I giovani …non si rassegnano ad abitare un futuro che non riconosce che un loro sogno può diventare realtà, e la loro UTOPIA, che ancora non ha luogo, possa trovare il suo luogo. La storia, sia quella individuale che quella collettiva, è sempre andata avanti a colpi di sogni e di utopie. E l’unico dovere civico a cui richiamerei i giovani è quello di non rinunciarvi.”
A proposito di giovani, ci fu un giovane che viveva in una società in cui una minoranza dominante aveva fatto delle leggi e una costituzione che discriminavano e sfruttavano tutto il resto, molto più numeroso, della popolazione. Inizialmente si unì a gruppi di ribelli, che intendevano utilizzare la lotta armata. Poi finì in galera perché sovversivo e terrorista e ci rimase per ventisette anni. Ma non cambiò idea e continuò a sostenere il movimento che aveva creato. Mentre era in carcere si rese conto che la lotta armata non avrebbe risolto, che avrebbe portato a terribili carneficine. Occorreva lavorare ad una soluzione concordata, in cui quella minoranza dominante accettasse un sistema democratico di convivenza. Sembrava una follia. Quando la minoranza dei bianchì, discendenti dagli europei, si convinse che l’accordo era l’unica strada per evitare una guerra civile disastrosa, lo liberarono dal carcere. Fece un accordo con il capo dei bianchi ( presero entrambi il premio Nobel per la pace), convinse il popolo nero a rinunciare alla vendetta e alle ritorsioni e divenne,nel 1994, il primo presidente nero del Sudafrica, Nelson Mandela. La sua utopia era diventata concreta.
Il secolo Diciannovesimo fu l’epoca dei “pogrom”, il secolo Ventesimo è stato l’epoca dei genocidi ( il più noto è il genocidio degli ebrei, voluto da Hitler, e detto Shoa), genocidii che continuano ancora oggi, secondo decennio del secolo ventunesimo. Il pogrom è, in sintesi, il massacro di un gruppo di abitanti di una città da parte del resto della popolazione, che li accusa di tutte le paure e le miserie di cui soffre e che si illude che, ammazzandoli, risolva i propri problemi. Nel XIX secolo gli ebrei erano discriminati in tutto il mondo cristiano europeo, dalla Russia zarista e ortodossa alla Polonia cattolica passando per la Germania luterana. Naturalmente, anche in Italia. Nella testa di alcuni ebrei europei nacque una idea stranissima: far nascere uno Stato ebraico, dopo quasi 2000 anni dalla dispersione del popolo ebreo da parte dell’Impero romano. Nacque il Sionismo. Una vera utopia, sembrò all’inizio. Intanto l’Europa si fracassò in due guerre mondiali. Dopo la II guerra mondiale, nel 1948, il sogno diviene realtà, nasce lo Stato di Israele, in Palestina. E ora ci sono i palestinesi, che coltivano a loro volta il loro sogno, creare lo Stato della Palestina. Per ora non esiste, ma l’ONU l’ha riconosciuto e nel Vaticano aprono la prima ambasciata.
« I have a dream that my four little children will one day live in a nation where they will not be judged by the color of their skin, but by the content of their character. I have a dream today! » |
(IT) « Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi! » (Martin Luther King )
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Il sogno di Martin Luther King era appunto “un sogno”; ma ci credeva e tanti altri con lui; si impegnarono a percorrere una via, di cui si sapeva la direzione ma non i terreni accidentati e le tempeste che avrebbe incontrato. M.L.King fu assassinato cinque anni dopo aver pronunciato quelle parole, nel 1968 a 39 anni. Nel 2008 un nero, Barak Obama, diviene presidente degli USA. Ciò che era inconcepibile 50 anni prima è avvenuto.
Dalla fine dell’Impero romano, i popoli europei, in continua trasformazione, come società come Stati come lingua parlata, non hanno fatto altro che guerreggiare tra di loro, e più organizzavano bene i loro rispettivi Stati e più le guerre diventavano lunghe e feroci. Fino ad arrivare a cento anni fa quando, quasi, si autodistrussero nella I Guerra mondiale. Ma non gli era bastato. Vent’anni dopo si sprofondarono in una guerra ancor più distruttiva. E mentre riducevano in macerie le loro città, in una isoletta del Mediterraneo, alcuni confinati politici elaboravano un progetto per una Europa Unita. Una pazzia, una utopia fuori da ogni realtà. Dodici anni dopo la fine di quella guerra, il 25 marzo del 1957, a Roma, i capi di sei Stati europei - Italia, Francia, Germania Occidentale, Belgio, Olanda, Lussemburgo - firmavano un Trattato per dar vita alla Unione Europea.
SUA MAESTÀ IL RE DEI BELGI, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FRANCESE, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, SUA ALTEZZA REALE LA GRANDUCHESSA DEL LUSSEMBURGO, SUA MAESTÀ LA REGINA DEI PAESI BASSI (…………..)
DETERMINATI a porre le fondamenta di un'unione sempre più stretta fra i popoli europei,
DECISI ad assicurare mediante un'azione comune il progresso economico e sociale dei loro paesi,
eliminando le barriere che dividono l'Europa,
(…………………………………………………………………………………………)
HANNO DECISO di creare una COMUNITÀ EUROPEA e a questo effetto hanno designato come plenipotenziari:……………………
Una utopia che sembrava aver trovato finalmente il suo “luogo”; che è ancora in cammino, faticosamente; che celebrerà i suoi sessant’anni di nuovo a Roma, di nuovo il 25 marzo; che ha un estremo bisogno di ripulirsi dai numerosi errori commessi per riprendere la sua tempestosa navigazione verso la utopia concreta del benessere e della pace condivisi. L’altra strada, laggiù in fondo, alla spalle, mostra il lampeggiare di altre guerre e altri genocidi. “E’ accaduto; può accadere di nuovo” scrisse, angosciato, Primo Levi.
Queste utopie dei nostri anni sono UTOPIE CONCRETE, perché non più scritte sulla carta, ma vissute nella realtà di ogni giorno, nella carne e nel cammino, nelle ansie e nelle allegrie di donne e uomini, che si sono messi su quella strada.
Giovanni Lombardo