di Leonardo Agate - Grazie a Claudio Forti e ai suoi compagni abbiamo potuto vedere, domenica, al Teatro Comunale, una bella ricostruzione, in unico atto, della tormentata vita di Luigi Pirandello. Interprete eccezionale Giuseppe Pambieri, non tanto per la sua riconosciuta bravura di attore, ma per il modo come si è saputo calare nel personaggio pirandelliano.
Dell’importanza, come scrittore e drammaturgo, di Luigi Pirandello non c’è nulla da dire, perché tutti la conoscono. Ma non tutti sanno che la sua vita è stata drammatica ed emozionante come quella dei suoi molti personaggi.
La compagnia teatrale non ha portato sulla scena un’opera del grande drammaturgo, ma ha ricostruito in modo sintetico e magistrale la vita dell’autore, nelle sue svolte e giravolte, dalla nascita il 28 giugno 1867 alla morte il 10 dicembre 1936.
“Io sono figlio del Caos, e non allegoricamente, ma per giusta realtà, perché sono nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco “Kaos”, questo dice della sua nascita Luigi Pirandello, e questo ripete l’attore sulla scena.
Il caos pirandelliano è la chiave di lettura delle sue opere, ed anche della sua vita. Il kaos, degli antichi greci, era il disordine totale, cui cercò di porre regole Cronos, il tempo. Gli antichi dei dell’Olimpo non erano che il terzo grado della filiera della sorte, che incombeva su tutto l’universo. A volte, gli dei riuscivano a regolare l’avventura dell’uomo; ma capitava pure che il caos primigenio, con un colpo di mano, s’interponesse nei loro programmi e li scombussolasse. Così, per esempio, avvenne nella guerra di Troia, quando Zeus parteggiava per i troiani. Pure, la guerra fu vinta dai greci, con scorno di Zeus, che si era appisolato dopo un rapporto amoroso con la consorte Giunone, che approfittò del languido dormiveglia del marito per far vincere i greci. Il kaos aveva avuto il sopravvento non solo sugli umani progetti, ma persino sui progetti del capo degli dei.
Nato nel caos, Luigi Pirandello ne subì alterne vicissitudini. In famiglia subì un padre – padrone, che faceva la vita di ricco signore stando più fuori di casa che dentro. La madre subiva le prepotenze del padre, era a tal punto remissiva, che non riusciva al sostituirsi al marito nell’educazione del figlio, che fu cresciuto ed avviato alla giovinezza dalla “cammarera”.
Dopo i primi studi nei quali non brillò, il giovane Luigi andò all’università a Palermo, e vi conobbe per la prima volta l’amore. L’idillio durò poco, interrotto dalla sua partenza per Roma, in quell’università. Un diverbio con un austero professore, per avergli fatto rilevare un errore di latino, lo fece espellere dall’università. Andò allora a Bonn, dove proseguì gli studi in filologia romanza. Alla fine dell’ottocento Bonn, come Berlino, come Parigi, era il massimo della cultura e dell’evoluzione dei costumi. Pirandello ebbe una nuova relazione amorosa vera e propria. E fu quasi sicuramente l’ultima della sua vita, oltre quella che condusse con la consorte, Maria Antonietta Portulano, sposata nel 1894 per interesse più che per amore. A quel tempo, lo scrittore non aveva iniziato la sua vera e propria carriera letteraria, e spendeva più di quel che guadagnava. E’ di dieci anni dopo il suo primo vero successo letterario, Il fu Mattia Pascal.
La moglie era debole di nervi, aveva ricevuto un’educazione arcaica e repressiva. Alla notizia di un disastro avvenuto nella miniera di zolfo di loro proprietà, impazzì. E divenne talmente gelosa che accusò il marito di tradirla in un rapporto incestuoso con la figlia Lietta.
Nella guerra del ’15 – ’18, il primo figlio di Pirandello va alle armi e non da più notizie di sé. Il padre teme per la sua vita. Alla fine il figlio torna. Le condizioni della madre si sono intanto aggravate, e Maria Antonietta viene ricoverata in un istituto psichiatrico. La relazione artistico - sentimentale di Luigi Pirandello, ormai famoso, con Marta Abba, attrice, crea un sodalizio che dà ottimi frutti al teatro. Dalle lettere che si scambiavano i due, non risulta che il sentimento reciprocamente nutrito sia arrivato alla conclusione del letto.
La vita di Luigi Pirandello è davvero pirandelliana. Il caos, che crea l’imprevedibilità della vita di ogni uomo, è la caratteristica principale della vita e dell’opera del grande siciliano.