Si è concluso a Marsala il cartellone invernale diretto da Moni Ovadia. È ancora troppo presto, probabilmente, per fare una valutazione definitiva delle scelte operate dal nuovo direttore artistico. Di questo passo però saremo costretti a stare zitti fino allo scadere del mandato. Proviamo invece a fare un riepilogo veloce degli spettacoli scelti dal maestro. Ho usufruito dell’accredito stampa e avverto il dovere di restituire un feedback a quanti mi seguono attraverso la mia rubrica.
Il primo spettacolo Il Berretto a sonagli nella versione di Sebastiano Lo Monaco,maschera ineccepibile… ma. Riassumo qui la recensione: mancava un po’ la regia, come dire, nella vita non è che devi per forza fare tutto da solo. Esistono figure professionali ben distinte in ambito artistico e talvolta sarebbe meglio limitarsi ad un solo ruolo.
Secondo spettacolo Sorelle materassi: ottimo spettacolo, ma il vero protagonista è stato il freddo del teatro per una rottura improvvisa dell’impianto di riscaldamento.
Luci della ribalta, anche in questo caso un evento davvero suggestivo, ma povero di spettatori. È stato difficile fare una valutazione chiara, gli ottanta spettatori presenti hanno apprezzato, gli assenti non hanno diritto di replica.
Gino Paoli e Danilo Rea, Due come noi: una domenica al luna park, ho titolato l’articolo per il doppio appuntamento artistico della giornata, ma qui si ragiona sul cartellone del Comune pertanto riassumo ricordando la bellezza dell’evento e qualche poltrona vuota di troppo anche se lo spettacolo si è svolto al teatro Impero.
Arriviamo al tanto atteso Casellante dello stesso direttore artistico, uno spettacolo partito un po’ in sordina ma esploso nel secondo atto facendo scordare l’iniziale lentezza.
Vittorio Sgarbi lo liquido citando semplicemente il titolo della recensione: Sgarbi show e il suo Caravaggio gender.
Eccoci giunti al recente Viddranu sugnu, andato in scena sabato scorso e da me anticipato con un articolo di presentazione. Francesco Torre è stato scelto in quanto artista marsalese, un impegno che Moni Ovadia ha preso con il territorio e l’Amministrazione: valutare le tante eccellenze artistiche che Marsala possiede e offrire un’opportunità a quanti hanno le credenziali per partecipare ad una selezione.
Francesco Torre è stato scelto per primo perché già conosciuto dal maestro, così è stato detto almeno. Il progetto sottoposto ad Ovadia è stato trovato convincente, tanto più che parla di una storia tutta marsalese. Nell’articolo che ho scritto per presentare lo spettacolo, ho chiesto di sospendere per un’ora ogni polemica ed assistere senza pregiudizi al lavoro del giovane attore che ha già fatto un qualificato percorso di formazione attoriale. Ebbene il successo di pubblico c’è stato, il Comunale era gremito.
A Francesco va riconosciuto il coraggio di mettersi in gioco, d’impegnarsi con una dose d’incoscienza lecita alla sua età. Ha scelto di dividere il palco con un collega molto bravo, stessa cosa per i musicisti e persino la comparsa muta di una giovane attrice in fieri. Tutto questo nell’interesse dello spettacolo. La storia di Filippo Piccione è davvero esemplare, ma la drammaturgia di un testo letterario ha una sua grammatica, un percorso di studi a sé. Stessa cosa per quanto riguarda la regia, e se poi non c’è l’esperienza adeguata per un mero fatto anagrafico, allora è facile commettere qualche errore. Ovadia ha assecondato la naturale esuberanza di un attore esponendolo professionalmente oltre le competenze acquisite e all’interno di una rassegna di professionisti consumati in fatti teatrali. Uno spettacolo inserito in un cartellone così prestigioso e oneroso meritava maggiore attenzione da chi lo aveva firmato. In altre parole, l’assenza del direttore artistico è stata più ingombrante del numeroso pubblico.
A proposito, non ci sono più notizie dell’ultimo spettacolo, quello corale con gli artisti locali. I curricula sono stati inviati prima di Natale. Nei prossimi giorni conto di sentire Moni Ovadia, solo lui potrà rispondere ad alcune domande che ormai si fanno insistenti. Vero è che la sua collaborazione non prevede un compenso economico, ma questa gratuità comincia ad avere un costo che non pesa sul bilancio delle casse comunali, ma solo sulle aspettative di quanti partecipano alla crescita della nostra comunità.
Katia Regina
Katia Regina