di Leonardo Agate - E’ difficile fare previsioni in materia elettorale, soprattutto oggi che il mondo vive una fase frenetica in tutti i campi, politica compresa. Però, qualche considerazione si può fare sui candidati alla presidenza della repubblica transalpina. Anche se non riuscirà vincitore il candidato che vorremmo, le considerazioni resteranno valide sul ruolo e sull’importanza di ogni candidato. In Francia oggi si va al primo turno di votazione. I candidati sono cinque.
Emanuel Macron e Marin Le Pen accreditano una percentuale simile di voti, all’incirca 30%, con un paio di punti in più per il primo. Jean – Luc Mélenchon e Francois Fillon stanno entrambi una decina di punti sotto. Benoit Hamon è quello che ha mento punti nelle previsioni, qualcosa come tre o quattro.
Partiamo dal candidato meno probabile di andare al ballottaggio. Hamon è il socialista. Il suo socialismo é vago e futuristico. Nelle sintesi dei programmi dei vari candidati, il suo programma non contiene accenni al rafforzamento della sicurezza. Vuole “far battere di nuovo il cuore della Francia” con la concessione di un reddito di base, finanziato con una tassa sui robot. Una vera novità. Nemmeno nel nostro paese, i 5S e i Dem hanno ancora pensato a finanziare le loro proposte con una tassa sui robot.
Hamon intende anche liberalizzare il consumo di cannabis, assumere nuovi insegnanti, circa 40.000, e “democratizzare” l’Unione europea.
La Francia vive problemi, che Hamon sembra ignorare: il terrorismo che la insanguina periodicamente, un senso di spaesamento che la fa temere per la sua identità, oltre ad avere i problemi di bilancio che investono gran parte dei paesi europei.
Fillon, candidato dei repubblicani, è un liberale – conservatore. Vuole alleggerire la pressione fiscale, sburocratizzare la pubblica amministrazione, aumentare il tempo di lavoro settimanale da 35 ore a 39. Vuole rendere più efficiente l’Ue, e auspica rapporti migliori con la Russia.
Nemmeno questo candidato sembra avere il polso del cittadino francese, che batte forte. Il programma di Fillon appare leggero da una parte e fantasioso dall’altra. Non dà risposte su quello che intende fare per la maggiore sicurezza del territorio, e auspica buoni rapporti con la Russia, che intanto è sanzionata dall’Unione europea.
Poi, a Fillon, è successo lo scandalo della moglie e di due figli, pagati come assistenti parlamentari senza fare alcun lavoro al parlamento.
Mélenchon è il capo del movimento La France insoumise. Non è proprio rivoluzionario, ma porta la giacca senza colletto come Mao. Vuole riscrivere la costituzione e dar vita a una Sesta repubblica. Vuole uscire pure dalla Nato e dal nucleare, dal quale i francesi in larga parte dipendono. Intende tassare al 100% i redditi più alti, e abbassare l’età pensionabile.
Come proposte innovative non c’è che dire. Salvo che la tassa del 100% sui redditi più alti, non li farebbe più produrre, venendo a mancare pure il gettito della tassa. Abbassando l’età pensionistica, dove troverà i soldi per dare la pensione ai pensionati, che oggi vivono grazie a Dio più a lungo di prima?
Questa domanda, se la fanno certo anche gli elettori francesi.
Non ci resta a questo punto che esaminare gli altri due candidati, che sono i più accreditati come previsioni e sondaggi.
Macron è il candidato più giovane. Ha 39 anni. E’ stato banchiere d’affari di Rothschild, poi ha fondato il movimento En marche! Da banchiere rampante a politico in marcia. Proclama di non essere né di destra né di sinistra, e che “la Francia deve essere per tutti un’opportunità.” E’ europeista convinto, ma vuole una maggiore cooperazione internazionale contro il terrorismo. Promette che il suo governo sarà composto per metà di personalità civili. Qualcosa di simile abbiamo fatto in Italia con i molti tecnici al governo, in tanti governi, ma da noi i risultati non sono stati migliori di quando al governo andavano solo i politici di lungo corso. Che in Francia possa andare meglio?
Macron promette anche una pensione da dare a tutti con gli stessi criteri, senza alcun regime speciale, e questo mi sembra molto giusto. I movimenti e i partiti italiani potrebbero copiare questa proposta.
Le Pen, 48 anni, è la presidente del Front national. Le sue proposte sono chiaramente di destra e nazionaliste. E’ anti europeista, promettendo un referendum sul tipo di quello fatto in Inghilterra. Sceglieranno i francesi se andar via dall’Unione europea o restarci. Intanto si dichiara per la fine degli accordi di Schengen e per chiusura delle frontiere. Vuole favorire i cittadini francesi in materia di lavoro, accesso ai pubblici servizi e assistenza sanitaria.
Fra tutti e cinque i candidati all’Eliseo, Le Pen è quella che dice parole più chiare e più dure. Chi vorrebbe al governo un personaggio forte non potrebbe che votare per lei, ma molti temono una persona forte al comando.
Non ci resta che aspettare un giorno per conoscere l’esito del primo turno delle elezioni francesi.