Professore, da dove deriva la parola intellettuale? Peccato non poterglielo chiedere più. Ci avrebbe fornito la risposta, dopo un giorno o due, ma non il copia e incolla trovato sul vocabolario, il professore Paolo Marrone avrebbe consultato un numero incredibile di volumi. Avrebbe cercato indizi, inseguendoli fino allo sfinimento. Chissà se avrebbe gradito essere definito: intellettuale. Lo era certo, ma un intellettuale senza spocchia né ostentazione, antitetico a quelli che siamo abituati a vedere in televisione, quelli che non mollano mai il microfono e dispensano pareri su tutto infiorati di citazioni colte.
Paolo Marrone studiava per il solo piacere della conoscenza, per sapere le cose e appagare la sua insaziabile curiosità. Sono decine gli aneddoti che si potrebbero raccontare sul professore. Dentro l’Antica libreria Pellegrino trascorreva ore e ore. Si attardava nel retrobottega, era la sua Narnia, cercava libri introvabili o vecchie edizioni, dimenticandosi del tempo. Una sera è rimasto chiuso dentro dopo la chiusura serale, ha dovuto chiamare il libraio, Pietro Pellegrino, dal telefono della stessa libreria e pregarlo di tornare per farlo uscire. Nella nuova libreria, invece, passava quasi tutti i giorni nel tardo pomeriggio, l’ora delle dispute linguistiche, degli ordini di libri difficili da reperire, quasi sempre non disponibili subito, ma lui si metteva in lista d’attesa, non aveva la premura del lettore da best seller.
Se pigliava di mira qualche personaggio scattava la ricerca ossessiva di tutto ciò che di lui era stato scritto: Dante ad esempio, ma non solo, su Mussolini ha acquistato libri costosissimi e rari, ma non ricordo di avergli mai sentito fare apprezzamenti che tradissero una personale simpatia. Anche questo lo rendeva unico, studiare solo per comprendere, distaccato da ogni fanatismo che non fosse la sola conoscenza.
L’ho conosciuto in questo modo, da libraia, e ogni volta che arrivava un volume particolare, che immaginavo potesse interessargli, giocavo a nasconderlo nello scaffale della saggistica, lui entrava e faceva il suo giro nel settore e tornava alla cassa con il volumetto nuovo. lo trovava, sempre. Parlava veloce e si divertiva tanto quando raccontava di quella volta che a scuola aveva dato alla sua classe una versione di latino con una riga in meno rispetto a quella originale. Gli studenti avevano tradotto tutto il brano, copiandolo da qualche parte e senza neppure perdere tempo a controllare. Si era complimentato con loro, durante la consegna del compito: ma bravi, davvero - aveva detto loro - siete stati capaci di tradurre perfettamente anche ciò che era stato tolto! Mi piacerebbe conoscere un allievo di quella classe e sentire la sua versione sull’episodio.
Oltre ai libri donati alla biblioteca di Marsala, ha lasciato un volume, curato insieme all’ingegnere Giustolisi, altro cultore della lingua e raffinato lettore, recentemente scomparso, “Marsala come parlava... e com'era” si intitola, e vi esorto a leggerlo per comprendere la sua sterminata cultura. Questa città ha perso una grande risorsa, una bella persona, un intellettuale puro.
Questa mattina alle 10:30 si svolgeranno i funerali presso la Chiesa dei Salesiani a Marsala.
Katia Regina