La recente scomparsa del professore Paolo Marrone e, prima ancora, dell’ingegnere Luigi Giustolisi, ha commosso la comunità marsalese. Gli estimatori della lingua, o semplicemente curiosi di fatti linguistici, hanno avuto modo di apprezzare il volume pensato e curato dai due illustri marsalesi. Uno studio approfondito che il professore Elio Piazza, altro cultore degli avvenimenti storici locali, ha recensito e ci ha inviato in redazione:
Un’interessante operazione di cultura etnoantropologica
Nel dicembre del 2015 ha visto la luce l’atteso lavoro di recupero e valorizzazione dei detti e proverbi dialettali marsalesi. Con un serio impegno di studio e di ricerca durato ben tre anni, l’ing. Luigi Giustolisi e il prof. Paolo Marrone hanno curato una assai interessante raccolta di detti, proverbi, modi di dire tipici della parlata marsalese. Infatti, il titolo del volume è Marsala: come parlava e... com’era.
Il copioso materiale, su indicazione del prof. Angelo Franza, cattedratico dell’università Alma mater studiorum di Bologna, è stato ripartito in nuclei tematici elencati alfabeticamente nell’indice: Amore, donna, matrimonio, - Cibi – Cultura – Economia e commercio – Giochi, divertimenti, svaghi – Imprecazioni, ingiurie, maledizioni – Lavoro, mestieri, professioni, mondo agropastorale – Malavita, delinquenza – Meteorologia, clima - Politica, storia – Pregi, difetti – Ricchezza e povertà – Salute e igiene – Società, costume, comportamenti, generalità – Superstizione, religione – Vino – Nomi.
Una peculiarità del volume consiste nel rispetto rigoroso della pronuncia tipica della parlata marsalese di cui si dànno i seguenti esempi tratti dalla categoria Ricchezza e povertà: “ ‘ o sfaiddàtu strazzalu – Il (tessuto) consumato strappalo. Il detto è da riferire ad una persona che, già afflitta da guai, viene definitivamente colpita da un ulteriore evento negativo grave; Puvirtà e mòitti unni vai ti la pòitti – In passato la società rigidamente strutturata in classi sociali non permetteva al povero di sottrarsi alla sua condizione, come era altrettanto impossibile sottrarsi alla morte.”
Le duecento pagine fitte di locuzioni dialettali commentate in lingua italiana costituiscono un prezioso scrigno dell’identità culturale della città e del suo contado, identità fortemente assediata dall’ omologazione indotta dai moderni mezzi di comunicazione di massa e dai consumi standardizzati a livello planetario.