Pochi anni fa le circostanze mi portarono a trascorrere parecchio tempo fra Taranto e Trapani, e a scoprire le affinità fra le due città: i due mari, e la prevalenza della storia antica, spartana a Taranto e cartaginese a Trapani. C’era allora un destino dissimile delle squadre di calcio, col Trapani appena promosso in B.
Ora le cose sono tornate in pari: retrocesse tutte e due. Ne scrivo oggi perché, in prossimità del ballottaggio, le due splendide città gareggiano nell’offrire le loro peculiari versioni della famosa crisi della democrazia. Di Taranto abbiamo già detto: ebbe già un sindaco con una forte dimestichezza con la galera, e forse sta per ripetere l’esperienza, questa volta, invece che con un detenuto, con una direttrice. Sempre galera è. A Trapani non è facile orientarsi. Al primo turno è arrivato in testa il candidato Mimmo Fazio, già sindaco, liste civiche e Udc, arrestato poco fa e indagato. E’ arrivato secondo il candidato del Pd, Piero Savona, persona in odore di onestà. Terzo il senatore di Forza Italia D’Alì, già presidente della provincia, già sottosegretario (agli Interni), indagato, processato, assolto, prescritto, per lui la DDA ha appena chiesto il soggiorno obbligato quale individuo socialmente pericoloso. Quarto il candidato del Movimento 5 stelle, Marcello Maltese, con un 17 per cento. Bene. Fazio chiede ai suoi elettori di non votarlo, ma non rinuncia al ballottaggio perché gli subentrerebbe D’Alì. Però vuole anche impedire a Savona di essere eletto, dunque oggi, data ultima, non presenta la lista dei suoi assessori e decade, e intanto è scaduta anche la data per la sostituzione con D’Alì. Però Savona, restato il solo candidato legale, può essere eletto solo se va a votare la maggioranza assoluta degli aventi diritto, e solo se di quei votanti prende il 25 per cento dei voti.
Al primo turno a Trapani ha votato il 59 per cento. Che al secondo si raggiunga il 50 più uno per cento con un solo candidato restato in gara è difficile, ed è al mancato quorum che mira la tortuosa manovra che ho descritto, e chissà se l’ho capita davvero. Magari ci saranno dei cittadini di Trapani poco disposti a stare ai calcoli dei manovratori. La sostanza è che si svolgono delle elezioni a vanvera per poter svolgere altre elezioni. Uno può decidere, se sia una raffinata vittoria della democrazia, o che altro. Comunque sia, un argomento stuzzicante per le lezioni di educazione civica nelle scuole di Trapani alla riapertura.
Adriano Sofri, Il Foglio