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01/08/2017 06:00:00

Sicilia, verso le Regionali. Pd in stato confusionale, Micciché fa il sarto

 Il Partito Democratico ha iniziato in pompa magna bruciando il nome di Piero Grasso alla presidenza della Regione Siciliana, per le elezioni del prossimo 5 novembre, per poi ingarbugliarsi dentro una matassa il cui bandolo, ancora, non si è trovato.
Sostanzialmente non c'è il nome, un nome forte che possa mettere daccordo tutti i dem e i centristi, così da avere una coalizione forte e riuscire a staccare le altre formazioni politiche.
Non c'è un nome, ad oggi, in grado di stoppare la fuga in avanti dell'attuale presidente, Rosario Crocetta.
Davide Faraone, il numero uno di Matteo Renzi sull'Isola, sta battendo i territori in lungo e in largo, una sorta di vivo sondaggio. Chissà,  forse la candidatura potrebbe essere la sua, in questo caso Crocetta non tornerebbe sui suoi passi. Le percentuali su cui si attesta l'attuale presidente sono poca cosa, intorno al 3% ma in politica, tradotti, significano voti e quindi è indispensabile non farli disperdere.
A gestire la questione ci pensa Roma con l'assist palermitano del sindaco Leoluca Orlando.
Renzi vorrebbe provare a giocare la carta di un esponente forte della società civile, lontano dagli ambienti politici. I nomi si sprecano, tra gli ultimi Toti Amato, il presidente dell'ordine dei medici di Palermo. A domanda nega, smentisce la sua candidatura.
Insomma si guarda fuori dal partito per evitare ulteriori spaccature al proprio interno, il mese di agosto non lascerà scampo: il nome sul tavolo deve trovare la quadra e compattare più anime possibili.
Intanto si parla di programmi e di campo largo, si guarda ai centristi di Casini e di Alternativa Popolare per non lasciare che si affianchino al centro destra.
Renzi testerà il territorio mercoledì 2 agosto, sarà a Palermo per presentare il suo libro e non mancherà il momento del confronto interno.
C'è il nodo Rosario Crocetta da sciogliere, Lui le primarie le vorrebbe anche fare ma il PD, che delle primarie ne ha fatto baluardo di democrazia e lotta in favore del popolo, rimane incastrato dal suo stesso modus operandi. Niente primarie, si sceglie per altre vie.

In campo Ottavio Navarra, editore, candidato alla presidenza della Regione voluto dall’assemblea della sinistra dei comitati siciliani di Possibile, Rifondazione comunista e Azione civile che hanno deciso di collocarsi fuori dall’alleanza con il Partito democratico.

Nel centro destra di scontato non c'è nulla, Nello Musumeci a parte. Il leader di "Diventerà Bellissima" è già in campagna elettorale, prosegue gli incontri. Debole attualmente l'alleanza, un quadro generale che non ha avuto il placet da parte di Forza Italia e nemmeno dei centristi, del resto lo stesso Musumeci ha più volte sottolineato come non sia concepibile e disdegni un'alleanza con i cuffariani.

Gianfranco Miccichè, commissario azzurro, si è improvvisato sarto. Cuce, scuce, rammenda, ago e filo alla mano pare abbia terminato di imbastire l'alleanza con Angelino Alfano. Se il vestitino andrà bene lo deciderà solo il Presidente Silvio Berlusconi. Le richieste di Alfano non riguardano solo la Sicilia ma le prossime nazionali, sostanzialmente chiede che il presidente della Regione sia sua diretta espressione. Potrebbe lasciare spazio ai nomi interni a Forza Italia ma in quel caso Alfano chiede che venga garantito a Roma, per la competizione del 2018, contro i malumori di moltissimi forzisti.
Cosa farà Silvio? Come spiegherà Berlusconi ai suoi elettori che torna a casa la pecorella smarrita che ha fatto il Ministro di governi di centro sinistra? Di coerenza politica non mantenuta parla Pier Ferdinando Casini, per il centrista ex alleato di Berlusconi bisogna avere la capacità di correre da soli per evitare le tarantelle delle alleanze subite e ricercate.

Alfano non appoggerà nemmeno Musumeci, le parole di condanna sull'operato di Alfano al governo nazionale e su una probabile candidatura di Alfano stesso a presidente della Sicilia non fanno presagire accordi in tal senso. Per Bruno Mancuso, vicepresidente dei senatori di Ap la Meloni sta creando un danno oggettivo a Musumeci:

“Non abbiamo traccia delle invincibili armate della Meloni in Sicilia e non sappiamo neanche quanto davvero lei possa rappresentare un valore aggiunto per Musumeci e siamo certi che non avrebbe neanche la forza di presentare la lista di Fratelli d'Italia in Sicilia. Piuttosto crediamo, anzi ne siamo quasi certi, che può nuocere a Musumeci”.

Dal canto suo Musumeci parla di una sintesi che certamente il centro destra troverà, il leader di Diventerà Bellissima è ottimista o speranzoso, ma il quadro politico è ben diverso da quello che si vorrebbe fare apparire.
E' un pullulare di candidati, nomi su nomi che si accavallano e che non arretrano, così lo stesso Roberto Lagalla, IdeaSicilia, tiene a precisare che non ci sarà un incontro con Musumeci per sostenere quella candidatura ma di essere in corsa con il suo “partito non partito”.
Su Lagalla potrebbero convogliare i cuffariani, quindi l'area di Saverio Romano.
Tutto pronto per i Cinque Stelle che il 5 agosto partiranno con il loro tour elettorale in giro per l'Isola.
In campo i candidati dei vari territori e il candidato presidente Giancarlo Cancellieri. Beppe Grillo sarà presente costantemente alla sfida elettorale più importante per tutto il movimento grillino.