Sono passati quattro anni da quando 368 migranti morirono in un naufragio al largo di Lampedusa. Tra loro anche donne e bambini. Provenivano tutti dall’Africa subsahariana, soprattutto da Eritrea e Somalia.
Una barca con circa 500 persone a bordo era partita pochi giorni prima dalla Libia. In prossimità dell’Italia alcuni migranti avevano dato fuoco a una coperta per essere visibili dalla costa ma il fuoco era divampato troppo velocemente. Molti si gettarono in mare e la barca si ribaltò provocando quasi 400 morti.
Dal 2016 il 3 ottobre è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. La legge è stata voluta dal Parlamento e promulgata dal presidente della Repubblica il 21 marzo dello scorso anno, per ricordare la tragedia del 2013.
Quest’anno a Lampedusa, in occasione delle celebrazioni della Giornata, è partito il progetto «L’Europa inizia a Lampedusa». Workshop, incontri con migranti e superstiti, esperti, addetti ai lavori e studenti da tutta Italia, ma anche da Austria, Francia, Malta e Spagna. Sono 39 gli istituti coinvolti e circa 200 i ragazzi che si confrontano e approfondiscono il tema dell’immigrazione in queste ore. Al via anche la Marcia per la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione fino al monumento Porta d’Europa, opera di Mimmo Paladino.
Alla Camera dei Deputati inaugurata invece la mostra "Bambini. Storie di viaggio e di speranza".
Sono 2.681 i morti e dispersi nel mediterraneo dal primo gennaio 2017 al 29 settembre. Già nel 2014 l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, aveva definito la traversata del Mar Mediterraneo la «strada più mortale del mondo»: infatti da allora le stragi in mare sono continuate e hanno raggiunto la cifra più alta nell’anno 2016 con oltre 5 mila tra morti e dispersi. L’Unhcr e lo Iom stimano che dal 2014 a oggi sono oltre 15 mila i migranti morti in mare. La maggior parte di loro muore nel Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere l’Italia.